COMUNICATO STAMPA

il razzismo non e' scarogna

Associazione Città Meticcia - Empoli

6 / 2 / 2010

Questo è un contributo alla discussione e al percorso che anche a Empoli si sono avviati e che ci porteranno al Primo Marzo 2010. "Una giornata senza di noi", così è stata definita da chi l'ha pensata in Francia, "una giornata con noi", così molte realtà in Italia la stanno pensando, realtà meticce composte da migranti e italiani: un giorno CON NOI, con i precari ed i disoccupati, con i lavoratori dipendenti e autonomi, un giorno degli autoctoni e dei migranti, uno giorno con noi TUTTI, per far vedere quanto siamo importanti.
Ciò su cui secondo noi è importante, almeno a livello empolese, riflettere e discutere, è il senso della giornata, cosa diremo il Primo Marzo. Crediamo che dire semplicemente "ci siamo" sia molto, troppo limitante.
Crediamo che la deriva che ha preso l'Italia, in termini di razzismo diffuso, sia a livello soggettivo che collettivo (come è successo nella città di Rosarno in cui si è verificata una vera e propria caccia all'uomo con i fucili), non sia dovuta a sfortuna, o ad una maledizione che ha colpito il nostro Paese, ma ha delle cause ben precise e dunque dei responsabili.
Insomma il razzismo non è scarogna!
Primo responsabile del razzismo diffuso, anche di quello solo apparentemente innocuo dei "discorsi da bar" (è nel suo humus sociale che trovano spazio e legittimità le aggressioni verso il "diverso"), è quello chiamato "razzismo istituzionale", che sta nelle leggi che i governi, a tutti i livelli, emanano. Rendere per legge le persone diverse, dire tramite la legge che c'è chi ha diritti e chi no, escludere dalla cittadinanza una parte (sempre più ampia) della popolazione crea nell'altra parte, quella garantita (sempre più piccola), una reazione che, a volte inconsciamente, fa vedere gli esclusi come inferiori, non degni degli stessi diritti degli altri, quasi non esseri umani al pari di tutti gli altri. Poco importa che poi tali leggi vengano applicate o meno, l'effetto a livello sociale, devastante, resta insito nella sola emanazione della legge, o dell'ordinanza.
Le leggi italiane sull'immigrazione sono chiaramente intrise di razzismo, di esclusione dalla cittadinanza e di demagogia: il pacchetto sicurezza introduce il reato di clandestinità, ma non crea meccanismi atti ad espellere i non regolari, non aumenta minimamente le pene per chi sfrutta la manodopera clandestina, né permette a chi è irregolare e sfruttato di poter denunciare la situazione senza essere espulso. Questa è demagogia, da una parte si dice di voler espellere i clandestini, dall'altra si produce clandestinità e una forza lavoro enorme al di fuori dalla sfera dei diritti e delle tutele, da sfruttare senza rischio di sanzioni, attraverso il suo sfruttamento uscire dalla crisi. Questo innanzi tutto ha portato alla luce la rivolta di Rosarno.
La Legge Bossi-fini produce strutturalmente illegalità perché impedisce, con calcolo, qualunque forma di regolarizzazione anche per chi ha un lavoro da anni, allo stesso modo in cui rende di fatto impossibile l’attivazione di canali di ingresso legali sul territorio. Pensiamo per un momento all’ultimo decreto flussi, quando 700.000 domande di regolarizzazione furono presentate da altrettanti datori di lavoro che offrivano un posto fisso e la certezza di un’abitazione. Di queste domande solo 170.000 furono accolte perché così stabilivano le quote, lasciando 530.000 persone che avrebbero potuto fare ingresso nella legalità in una situazione di clandestinità forzata. Quale logica può mai giustificare questi dati? È ideologico leggere in questi numeri una volontà politica di far rimanere in una situazione di precarietà assoluta e quindi di sfruttamento il maggior numero di persone possibile?
I Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) sono luoghi in cui rinchiudere non criminali, ma persone che non hanno commesso nessun reato, gli invisibili che il Primo Marzo proveranno a farsi vedere. Nuovi lager, in cui rinchiudere persone come gli esclusi dal decreto flussi, che vivono e lavorano in Italia, persone come gli uomini di Rosarno, sfruttati in Italia, persone oggi regolari, ma che a causa della crisi domani potrebbero perdere il lavoro e dunque il permesso di soggiorno. Ci appare paradossale che in un mondo globalizzato in cui tutto si muove liberamente da una parte all'altra del globo (informazione, denaro, merci...), siano rimasti solo gli esseri umani a non potersi muovere liberamente, a incontrare confini di tutti i tipi ovunque: gli esseri umani, paradossalmente proprio i più tutelati dalle carte dei diritti internazionali.
Oggi eravamo in piazza, insieme al comitato empolese del Primo Marzo, per dire tutto questo, per ribadire che non c'è sicurezza senza diritti, che i diritti si applicano agli esseri umani, non alle loro braccia: siamo prima esseri umani, poi lavoratori.
- PERMESSO DI SOGGIORNO PER TUTTI
- NO AL CIE, NO AI NUOVI LAGER, NE' IN TOSCANA NE' ALTROVE
- CONTRO LA CRISI, BLOCCO DELLA BOSSI-FINI
- TUTTI I DIRITTI PER TUTTI: CASA, LAVORO, SCUOLA, SANITA', REDDITO
- NO AL RAZZISMO, NO ALLA PRECARIETA'