Alternativa aderisce alla mobilitazione promossa dalla Cgil contro la manovra finanziaria pur considerando inadeguata la piattaforma dello sciopero che difende l’accordo del 28 giugno.

In piazza ma non con la cgil

«Susanna Camusso ritiri immediatamente la firma della Cgil dall’intesa del 28 giugno», dichiara Alternativa, «se non lo farà dimostrerà di non essere impegnata nella difesa dei lavoratori, bensì di usarli strumentalmente nel tentativo di fare strada ad un governo di larghe intese, a cui possa partecipare anche il centrosinistra, al quale sarà concesso di fare tutto ciò che viene giustamente impedito a Berlusconi. Perché nemmeno questa manovra sarà sufficiente ma, come ha rilevato la Corte dei Conti, per rispettare i parametri sul rapporto debito/Pil imposti all’Europa, presto saranno necessarie ulteriori durissimi interventi».

Utente: Alternativa
5 / 9 / 2011

«L’ultima manovra finanziaria del governo Berlusconi è l’ultima dimostrazione dell’ennesima cessione della sovranità nazionale dell’Italia ai voleri della Banca Centrale Europea che tutte le forze politiche hanno accettato», afferma Alternativa, «tagliando le pensioni e le rimesse agli enti locali con la conseguente diminuzione dei servizi sociali, del welfare, della sanità, stabilisce la privatizzazione dei servizi pubblici tradendo il risultato politico dei Referendum, mette a rischio il Tfr e la tredicesima ai dipendenti pubblici, sancisce per via legislativa la validità erga omnes dei contratti aziendali che potranno derogare dal Contratto Nazionale di Lavoro e dallo Statuto dei lavoratori estendendo, di fatto, il “piano Marchionne” all’intero mondo del lavoro».

Per questi motivi Alternativa parteciperà alla mobilitazione promossa dalla Cgil, pur considerando del tutto inadeguata la piattaforma dello sciopero che non solo non ha al suo interno una chiara difesa dei beni comuni, dei servizi pubblici e delle pensioni, ma addirittura difende lo scellerato accordo interconfederale del 28 giugno: «La Cgil», afferma infatti Alternativa, «sostiene l’idea della crescita economica infinita che porta alla distruzione dell’ambiente e alla perdita dei beni comuni, compreso il lavoro. È in nome della crescita che si distrugge il contratto nazionale, che si peggiorano le condizioni di vita e si attaccano i diritti dei lavoratori. È solo uscendo dal dogma della crescita economica illimitata che si possono difendere i lavoratori e i ceti subalterni».

 

Per uscire dalla crisi Alternativa propone:

 

-    DIFESA DEI BENI COMUNI: nemmeno un Euro dai ceti popolari e medi finalizzato alla riduzione del debito. Nessun taglio a pensioni e servizi. Nessuna privatizzazione. Nessuna vendita di beni pubblici. Inderogabilità dei Contratti Nazionali di Lavoro.

-   RIPRENDIAMOCI I NOSTRI SOLDI: audit pubblico per stabilire chi detiene i titoli del debito pubblico, ristrutturazione del debito, garanzia di risarcimento totale solo per la parte di debito detenuta dalle famiglie (risparmi privati investiti in BOT o altri titoli di Stato).

-   LOTTA A CHI RUBA: ingente recupero di risorse dall’evasione fiscale e dall’emersione del lavoro nero.

-   GIUSTIZIA FISCALE: diminuzione delle tasse per i lavoratori autonomi e dipendenti dei ceti medi e popolari tramite una forte progressività delle imposte sui redditi e introduzione di una tassa sui grandi patrimoni.

-   TRANSIZIONE E DECRESCITA: utilizzo delle risorse pubbliche per il rilancio del ruolo pubblico nell’economia. Occorre investire per favorire la diminuzione generalizzata del tempo dedicato al lavoro e per aprire la transizione verso l’abbandono totale delle fonti energetiche non rinnovabili, favorendo una forte diminuzione del fabbisogno di energia.

 

 

Alternativa chiede dunque a Susanna Camusso di trarre conclusioni coerenti con quanto sta succedendo e di ritirare immediatamente la sigla della Cgil dalla intesa del 28 giugno, perché è stata quella firma ad aver aperto la strada alla sostanziale cancellazione per legge del Contratto Nazionale di Lavoro e alle deroghe allo Statuto dei Lavoratori: «Se non lo farà dimostrerà di non essere impegnata nella difesa dei lavoratori, bensì di usarli strumentalmente nel tentativo di fare strada ad un governo di larghe intese, a cui possa partecipare anche il centrosinistra, al quale sarà concesso di fare tutto ciò che viene giustamente impedito a Berlusconi. Perché nemmeno questa manovra sarà sufficiente ma, come ha rilevato la Corte dei Conti, per rispettare i parametri sul rapporto debito/Pil imposti all’Europa, presto saranno necessarie ulteriori durissimi interventi».