Io non mi dissocio

Risposta a Saviano e ai "rappresentanti" degli studenti che si dissociano

17 / 12 / 2010

Sono un* precari* dell’università, una laurea vecchio ordinamento, un master, un dottorato di ricerca, professore a contratto e un assegno di ricerca. Ho firmato più di un contratto di collaborazione quest’anno (di cui uno della durata di una settimana) e quindi secondo le norme del caro Tremonti non posso chiedere la disoccupazione per i mesi in cui non ho lavorato, pari a otto su dodici.

Il 14 dicembre non ero in piazza, non sempre è facile assentarsi dal tuo pseudo - posto di lavoro perché sei ricattabile. Non ho diritto alla malattia, non posso chiedere le ferie, non ho un euro di contributi anche se per ogni contratto che ho firmato mi sono state ritenute il 33% delle spese che serviranno per pagare le pensioni di altri.

Non ero in piazza il 14 dicembre ma ero felice di essere rappresentat* da migliaia di studenti, operai, ricercatori, aquilani, napoletani che insieme hanno deciso quelle pratiche.

La rabbia, la violenza sono una legittima risposta a chi oggi non ascolta i problemi di una generazione intera. Saviano, lontano da tutte le dinamiche che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, alle dinamiche di violenza che i baroni e le istituzioni esercitano sulla libertà di tutti noi, ha veramente fatto una brutta figura ieri a scrivere delle parole fuori da ogni contesto.

"Chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee".

Non è vero. Sono due anni che la nostra generazione urla, manifesta, cerca varchi per essere ascoltata ma nessuna risposta, nessun segnale, nessuna apertura. Tutti quegli studenti che oggi si scagliano contro la piazza di Roma, che ne prendono le distanze, sono peggio del peggior nemico.

Oggi c’è bisogno di dare una risposta vera, unica e condivisa: ci state distruggendo il futuro noi ce lo riprendiamo. Oggi gli studenti “buoni” prendono ad esempio, ingiustamente e impropriamente, Gandhi che ha fatto della nonviolenza la sua filosofia di lotta ma affiancata ad uno strumento straordinario che è la disobbedienza civile: il rifiuto di sottoporsi a leggi ingiuste. In questi anni troppo spesso ho visto fare ai rappresentanti degli studenti “bravi” il gioco del potere. Non li ho visti disobbedire alle leggi dei rettori! La differenza non sta fra "buoni" o "cattivi" ma tra chi sta "dentro" o "fuori" a questo percorso unitario. Delegittimare la piazza di Roma per avere spazio sui giornali esprime in realtà la marginalità e l'incapacità di rappresentanza. Voi siete vecchi, vi nascondete dietro slogan che nessuno vuole più. Voi non avete capito che finalmente anche in Italia si respira un’aria nuova, l’aria dell’autodeterminazione. Non sarà facile fermare questo attraverso le belle e ipocrite parole che state raccontando agli altri.

Io non mi dissocio perché io la violenza la subisco tutti i giorni.
Io non mi dissocio perché quello purtroppo è stato l’unico modo per farsi ascoltare.
Io non mi dissocio perché non siamo stati noi a militarizzare la città e a costruire una linea di confine fra i “palazzi” e la “piazza”.
Io non mi dissocio perché ho diritto a un futuro.

Precari* della conoscenza