La resistenza non è un gioco virtuale.

Utente: marcobarone
4 / 7 / 2011

Quello che si è realizzato nella giornata di lotta e resistenza, resistenza avverso il potere del capitalismo, resistenza avverso la militarizzazione della Val di Susa, per alcuni momenti ha fatto ritornar in mente Genova 2001.
E' morta una donna, investita, anche se incidentamelmente, da una macchina militare dello Stato.
E' in corso d'opera la realizzazione di una enorme devastazione ambientale che servirà solo ai soliti capitalisti per poter mangiare e mangiare, sulle spalle della natura ma anche dei cittadini onesti.
E cosa accade?
Si criminalizza la lotta.
Anche dura.
Che novità vero?
Sgomberi e scontri.
Violenza di Stato e resistenza.
La lotta quando è dura è dura punto e basta.
La stampa generale, i media, tutti, hanno etichettato i compagni di lotta, come criminali, come delinquenti,come persone che si son recate in Valle solo per fare altro.
Per delinquenziare, in questo stato criminale.
Fare cosa?
Qui si parla di scontro sociale.
Non scherziamo per favore.
Certo la violenza è sempre una brutta cosa da vivere e osservare.
Ma violenza chiama violenza.
Ogni cosa ha una causa ogni cosa ha un naturale effetto.
I compagni del Tpo denunciano e non certamente per divertimento o per speculazione, fatti a dir poco gravi .
Affermano che  agli arrestati è stato riservato un trattamento violento e privazione delle cure mediche (tant'è che posti di blocco hanno più volte tentato di impedire il passaggio dell'ambulanza per soccorrere i feriti).
E che dire di  Jacopo, studente veneziano di 19 anni, in ospedale con traumi gravissimi ed in condizioni molto serie. Il poliziotto che gli ha sparato una granata lacrimogena da guerra lanciata ad alzo zero lo ha fatto volontariamente e sapendo di poter uccidere?
E di Fabiano? Anche lui finito in ospedale.
Fabiano lo conosco bene e certamente non è un criminale o un delinquente. Chi è oggi delinquente? Chi è oggi criminale? Chi per interessi economici folli, tramite gli apparati repressivi di questo  Stato, senza più stato di ragione, devasta l'ambiente ed esterna atti di dura repressione o chi, anche con violenza giustificata e conseguente allo stato di cose, difende la valle dal potere sconfinato del capitalismo? 
La valle non si è arresa,
quale resa in tal vita tesa dal filo del potere regnante nel suo podere?
E io mi ribello. 
Nessun podere 
al regnante potere.

Violenza chiama violenza.
La resistenza non è un gioco virtuale.
La lotta sociale non è un gioco virtuale.
La repressione di Stato per tutelare gli interessi del capitale non è un gioco virtuale.
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