Lettera aperta a Susanna Camusso

di Alfonso Mandia

8 / 9 / 2011

Gentilissima Signora Camusso, chi Le scrive è uno dei milioni di cittadine e cittadini a cui, mi perdoni l’espressione colloquiale, piange il cuore a vedere il nostro paese ridotto ad un cumulo di macerie, umiliato e deriso da un Governo che ha fatto della corruzione e dell’interesse personale pratiche politiche istituzionalizzate, che ha elevato al rango di valori fondanti il razzismo, la xenofobia, l’egoismo, il disprezzo verso le più basilari norme di civile convivenza, che si è dichiarato rammaricato, attraverso le dichiarazioni di alcuni dei suoi esponenti più importanti, di non poter sparare, “direttamente al largo”, sulle carrette del mare sulle quali sono morti migliaia di migranti la cui unica colpa è stata quella di cercare una vita degna fuggendo da guerre criminali e disumane volute semplicemente per continuare a distribuire mazzette, poltrone e dividendi.

Milioni di cittadine e cittadini che continuano a lottare intrappolati tra due fuochi, da una parte un governo indegno e criminale e dall’altra una cosca di partiti di “opposizione” che opposizione non fanno, ma che, anzi, sono stati complici silenti, quando non attivamente impegnati a partorire leggi non meno vergognose di quelle contro le quali sbraitano quotidianamente dal pulpito dei propri “caminetti”, dell’ascesa al potere di quello stesso uomo che oggi vorrebbero dipingere, ipocritamente, come la causa di tutti i mali, mentre in un passato tra l’altro neanche remoto, hanno promosso i massimi responsabili della macelleria di Genova 2011 ai vertici delle più delicate cariche istituzionali, hanno lodato l’efficienza delle forze dell’ordine in Val di Susa, odiosamente incuranti di un’intera popolazione rea di voler proteggere territori ricchi di storia, di bellezza, di potenzialità di sviluppo umano e sostenibile, dalla devastazione ai quali son destinati non per volere popolare ma per decisione di una casta neo feudale che vive arroccata in palazzi del potere ben isolati e protetti dalla miserie della vita quotidiana alla quale han condannato la plebe, hanno lasciato passare senza fastidi una manovra economica che provocherà un genocidio sociale come non se ne saranno mai visti soltanto per non perdere i propri privilegi, servitori tutti, senza distinzione, di quegli stessi poteri finanziari che hanno provocato questa crisi planetaria e che hanno ricominciato a saccheggiare in giro per il mondo come se nulla fosse accaduto.

Milioni di cittadine e cittadini che non hanno neanche una sponda sociale, sulla quale fare affidamento, se per sponda sociale intendiamo organizzazioni sindacali che hanno consapevolmente scelto di ricoprire il ruolo di portaborse proni, ubbidienti, servili e soprattutto celeri nello svolgere i compiti che il padrone del momento ha assegnato loro, ma che quando hanno scorto margini di manovra grazie alle lotte di organizzazioni come la FIOM o la USB hanno risposto all’appello con forza, decisione, passione, allegria, coraggio, vincendo battaglie memorabili contro ogni previsione, o scendendo in piazza a migliaia in tutta Italia per uno sciopero generale che ha urlato forte e chiara la rivendicazione al diritto di vivere una vita dignitosa in un paese che deve essere democratico, civile, solidale, unito non per etichetta o convenienza.

Le scrivo, dunque, per chiederLe di andare avanti, e all’atto di coraggio e democrazia che è stato la chiamata allo sciopero generale, segua il ritiro della firma dall’accordo del 28 Giugno, e una lotta decisa, forte, senza quartiere, per l’abolizione dell’articolo 8.

Questo paese, gentilissima Signora Camusso, ha bisogno di respirare aria nuova, di scelte coraggiose, ha bisogno di risentire l’adrenalina del conflitto, dello scontro, perché dove non c’è più né l’uno né l’altro non c’è mancanza di violenza e di criminalità, come chi ha il bastone del comando in mano vuol farci credere da anni per poter lasciare tutto così com’è.

C’è soltanto complice acquiescenza e vergognoso servilismo.

Due cose, tra le tante, delle quali, son certo Lei lo sappia molto meglio di me, il paese e tutti noi abbiamo tutt’altro che bisogno.

Cordialissimi saluti.

Alfonso Mandia