Perugia 25 - 26 Giugno 2010

Liberta' e sicurezza: ma per chi?

Appello per una due giorni su carcere, sicurezza e proibizionismo

6 / 6 / 2010

“Ci vuole che la lingua abbia il permesso
La mente a dire
Ciò che il cuore sente”

Libertà: stato di chi è libero, condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all'autorità o al dominio altrui.

Sicurezza: condizione di chi o di ciò che è esente da pericoli o protetto da possibili pericoli.

Il Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino, promuove due giorni di confronto e riflessione,su autoritarismo, proibizionismo, carcere e sicurezza il 25 e il 26 giugno 2010 per essere agenti di memoria collettiva, e praticare forme di solidarietà attiva che disinneschino nuove richieste di archiviazione e mettano in luce tutte le contraddizioni e le distorsioni delle “verità” di Stato, per costruire insieme delle buone pratiche di autodifesa da abusi, repressioni e pestaggi, venduti come atti di legalità.

Ma LIBERTÀ e SICUREZZA di chi?

Dell'occhio vitreo, di quarzo che ci scruta, ci segue, cattura i nostri gesti, li memorizza e li reinterpreta in mille modi senza che noi ce ne accorgiamo. Nei parcheggi, nelle piazze,nelle strade, al lavoro, alla stazione, allo stadio, al supermercato.Telecamere…. puntate sull’effervescenza sociale, su comunità di pratiche, di espressione di dissenso dal controllo sociale di massa, pronte a generare paure allarmiste, fobie reazionarie e intolleranze sociali, concentrate a stigmatizzare ogni pensiero critico, stili di vita non conformi all’omologazione e alla regia repressiva segregante e discriminatoria che giustifica il proibizionismo omicida.

L’arma della disinformazione di massa, la produzione di studi scientifici ambigui e tendenziosi utilizzati come base per sviluppare panico, la paura indotta, il controllo sistematico sulle nostre vite e sui nostri corpi e le logiche di ordinepubblico e di criminalizzazione dei comportamenti soggettivi sta limitando pesantemente le nostre esistenze.

Anno 2008: 142 morti. Anno 2009: 175 morti. Maggio 2010: 76 morti. Dal 2000 1.674 morti.

No, non sono i dati di una guerra di bande, sono i morti in carcere in Italia.

1674 morti in carcere mentre fuori dal carcere in questi 10 anni la Cultura della “tolleranza zero”, l’ossessione della sicurezza sono diventati i nuovi dogmi del regime assoggettato alle logiche del profitto e alla chiesa internazionale delproibizionismo.

Prima si crea insicurezza alimentando precarietà, discriminazioni, ingiustizie sociali ed economiche, controlli polizieschi sui posti di lavoro e nelle scuole poi si invoca sicurezza, ordine e disciplina tolleranza zero contro chi subisce queste politiche, siano essi giovani, migranti, consumatori/trici di sostanze, casuali  passanti. Si riempiono le carceri e i centri di detenzione, che sono, sempre più, mezzi per controllare e gestire la società.

Perugia è un laboratorio avanzato di queste politiche: il centro storico con sempre meno residenti e senza aggregati di quartiere stabili, luogo di promozione di grandi eventi commerciali e territorio sempre più militarizzato. Luogo di criminalità organizzata, sede di holding del narcotraffico, riciclaggio di denaro. Usura, “affitti rapina”, sfruttamento dell'immigrazione e della prostituzione.

Perugia è una città che pratica sperimentazioni di tecniche di controllo sociale che negano il nostro desiderio di relazioni umane paritarie e non mercificate.E’ tempo di abbattere i muri del moralismo bigotto del salotto buono cittadino, mobilitare i territori e connettere i diversi movimenti, comitati, assemblee e praticare resistenza attiva a tutte le pratiche di controllo sociale e alle leggi proibizioniste e libertiicide come la Fini Giovanardi, la Bossi Fini e la Cirrielli.

Perché non ci sentiamo molto “safe” in uno stato dove ogni giorno si è vittime di violenze vigliacche e di abusi polizieschi protetti. Vittime di una informazione “dopata,” faziosa e chirurgica.

Perché non ci sentiamo per niente “safe”con uno stato che dialoga con il business della reclusione e con gli imprenditori del controllo e della “salute mentale”, le comunità lager e le carceri private; in cui è legale la terapia elettroconvulsiva, … la somministrazione forzata di psicofarmaci,e il ricorso alla contenzione, la precarizzazione delle condizioni di vita, i centri di detenzione, le carceri e guerra.

“War on drugs”trasformate in persecuzione infinita ai consumatori di sostanze psicoattive, connivenza con un sistema economico senza scrupoli che determina tipologie, prezzi e distribuzione di sostanze (sempre più convenienti alle narcomafie) a esclusivo profitto delle lobbies dei narcos e delle multinazionali del petrolio e delle droghe legali.

E intanto nelle istituzioni totali italiane dalle carceri ai reparti psichiatrici agli ospedali psichiatrici giudiziari ai centri di identificazione e di espulsione per i migranti, si verificano abusi e violenze, torture e uccisioni.

Si applicano codici non scritti e procedure operative per mortificare la vita dei reclusi. Si muore in circostanze sospette. Si precipita nel silenzio dell’impunità e nella arroganza del potere.

Questo è successo ad Aldo Bianzino. Morto in nome della sicurezza e del proibizionismo, nel carcere di Capanne il 14 ottobre 2007.

Questo è successo a Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Riccardo Rasmann, Giuseppe Uva, Niki Aprile Gatti, Stefano Frapporti, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Bledar Vukaj. Nomi diversi, posti diversi, persone diverse, tutti morti in circostanze simili.

Il comitato verità e giustizia per Aldo Bianzino propone due giorni di riflessione e mobilitazione in cui decostruire il dogma proibizionista con la messa in movimento di politiche dal basso, la diffusione di strumenti e di percorsi dicriticità e consapevolezza, la sperimentazione di buone pratiche di riduzione dei rischi e dei danni, raccontando le nostre città ed i nostri territori.

Perugia, 03/06/2010

Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino

www.veritaperaldo.noblogs.org

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