Amministrative & Beni Comuni

Messina, il riscatto ha un nome «comune»: Renato Accorinti Sindaco!

Accorinti, con la lista civica Cambiamo Messina dal Basso, conquista il ballottaggio per una manciata di voti. Se la vedrà contro il candidato delle "larghe intese" locali, Felice Calabrò, sostenuto dalle truppe del trio D'Alia-Genovese-Crocetta, e molti esponenti dell'ex centrodestra che ha portato la città al dissesto.

Utente: marlet
17 / 6 / 2013

di Marco Letizia

Buone nuove sulla città dello Stretto: la notizia ufficiale del ballottaggio tra Renato Accorinti, candidato sindaco della lista «Cambiamo Messina dal Basso», e Felice Calabro, candidato del centrosinistra, ha fatto scattare un entusiasmo dilagante in città, e non solo. La possibilità di scacciare un blocco di potere storicamente affermato sul territorio messinese, facente capo al trio Crocetta-Genovese-D'Alia, è stata molte volte evocata, desiderata, accarezzata da tanti messinesi, e da tanti attivisti che in anni di battaglie hanno messo i propri corpi nelle piazze a presidio del senso di giustizia e dell'emancipazione delle lotte sociali. Ma mai si era riusciti, in una città storicamente democristiana, ad imporre, a livello elettorale, un punto di vista alternativo, non testimoniale e capace di sdoganare con grande forza le questioni dei beni comuni, della lotta contro le speculazioni edilizie, del verde pubblico, della difesa dell'ambiente e della privatizzazione dei trasporti nell'area dello Stretto.
Renato Accorinti, storico pacifista e attivista di spicco della Rete No Ponte, integerrimo esempio di determinazione, di capacità di sguardo di lungo periodo e, allo stesso tempo, molto umile e votato all'ascolto delle tensioni sociali, è diventato un simbolo concreto di una mobilitazione moltitudinaria e variegata di soggetti e gruppi che, ormai indisponibili al compromesso con i poteri forti del territorio, hanno deciso di portare fino in fondo questo percorso di liberazione, contro chi ha devastato, mercificato e utilizzato a proprio vantaggio, il territorio, la città e le risorse pubbliche.
La lotta contro il Ponte è stata, ovviamente, il perimetro di sperimentazione di questa alleanza sociale tra soggetti anche molto differenti tra di loro negli anni si sono però schierati, prendendo posizione pubblicamente contro un opera pubblica devastante, inutile e dispendiosa, che non ha dato altro risultato se non quello di bruciare 600 milioni di euro a favore del «magna magna».
Ma la lotta No Ponte non è la sola: dallo scorso il 15 dicembre a Messina, l'esperienza del Teatro Pinelli Occupato ha fornito all'intera città un esempio concreto di lotta per i beni comuni contro l'abbandono programmato e il progetto speculativo e privatistico dell'Autorità Portuale nell'area della cittadella fieristica: l'occupazione, durata due mesi e poi ricominciata il 25 aprile all'interno della «Casa del Portuale», dopo una lunga serie di iniziative itineranti, ha permesso ad una vasta platea di militanti, attivisti e simpatizzanti di acquisire linguaggi, metodi e forme di soggettivazione riconducibili alle esperienze simili già presenti nel resto dell'Italia. Il Teatro Pinelli ha così iniziato insieme ad altre realtà di movimento il percorso della Costituente dei Beni Comuni, con l'appoggio scientifico e politico di personaggi come Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Gaetano Azzariti ed altri giuristi di spessore nazionale ed internazionale. L'indiscutibile consenso riscosso dall'esperienza del Pinelli, almeno sul versante della denuncia del degrado del patrimonio pubblico e della speculazione praticata da alcuni gruppi di potere, ha stimolato il dibattito anche all'interno di alcuni componenti  del nascente gruppo di Accorinti il quale, su loro proposta, ha dichiarato che uno degli assessorati sarà proprio dedicato all'autogestione dei beni comuni.
Per questo la situazione della città di Messina rischia davvero di diventare un piccolo laboratorio politico nazionale: nel caso della vittoria di Accorinti, non avendo comunque la maggioranza nel consiglio comunale, che sarà a favore del centrosinistra, l'unica scommessa che varrà la pena fare, sia per opportunità sia per necessità, sarà quella della partecipazione dei cittadini alla presa delle decisioni che riguardano la città. Consulte, consigli comunali paralleli, gruppi informali, assemblee cittadine saranno (e dovranno essere) gli strumenti di consultazione che permetteranno di allargare il perimetro decisionale, in questi anni sempre più ridotto a pochi soggetti, a volte nemmeno eletti democraticamente. La minoranza in consiglio se da un lato metterà in difficoltà la giunta, dall'altro sarà un'occasione per estendere e moltiplicare i luoghi della decisione, mettendo nelle mani degli stessi consiglieri avversari, guidati dalle forze politiche tradizionali, un mandato popolare raccolto attraverso il sudore dell'ascolto e la passione per il confronto libero.
Fino a che punto questi intenti si tradurranno in realtà solo la storia futura potrà dircelo; e soprattutto potranno dircelo i messinesi. Se sarà compreso il messaggio lanciato dai movimenti e dalla forza politica di Accorinti, Messina potrà sicuramente iniziare un percorso di rinnovamento in grado di farla fuoriuscire dal triste periodo di devastazione che, soprattutto negli ultimi 10 anni, ha messo in croce migliaia di cittadini e di famiglie, taglieggiati dalla crisi e da una gestione irrazionale delle risorse pubbliche e degli spazi territoriali. Se è vero, infatti, che a livello europeo i dispositivi della governance neoliberale stanno imponendo ai territori delle misure economiche tese alla riduzione degli spazi di democrazia, alla perimetrazione sempre più ristretta dei luoghi della decisione e ad un generale processo di accumulazione privata della ricchezza collettiva, una forza come quella di Accorinti si presenta come un presidio di resistenza e di rilancio della lotta politica sul terreno della democrazia, della trasparenza e della partecipazione dal basso. Quest'ultima settimana di campagna elettorale sarà davvero uno dei momenti più decisivi della storia politica di Messina, alla quale l'intero paese non può non dedicare una adeguata attenzione.
Vincere a Messina vuol dire che l'autoorganizzazione dal basso può davvero stravolgere gli equilibri di potere esistenti. Vincere a Messina significherebbe davvero che la politica può diventare la più alta forma di poesia: come scriveva Holderlin, «dove c'è il pericolo, cresce anche ciò che salva».  

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