Durante la Guerra dell'Acqua di Cochabamba accanto ad Oscar Olivera c’era la giovane Raquel Gutierrez. Assieme, Oscar e Raquel furono la voce della Guerra dell’Acqua di Cochabamba.

Raquel, sete di giustizia

Breve intervista a Raquel Gutierrez Aguilar, da L'Adige di domenica 6 dicembre: sociologa e scrittrice messicana. Giovedì prossimo sarà di nuovo con Oscar Olivera e John Holloway, insieme a Padre Zanotelli, alla serata La Rivoluzione dell'Acqua, al teatro San Marco a Trento alle 20.30

7 / 12 / 2009

Raquel Gutierrez ed Oscar Olivera stavano seduti assieme, al tavolo dei relatori, in procinto di presentare l’ultimo libro di Raquel – “Los ritmos del Pachakuti “ – e a tutti noi giunti a Cochabamba per assistere all’evento, la cosa faceva un certo effetto. Raquel ed Oscar sono un pezzo di storia della Bolivia, entrambi protagonisti di quell’evento scardinante che è stata la Guerra dell’Acqua di Cochabamba, nell’aprile del 2000, si ritrovavano dopo qualche tempo nella stessa città dove tutto era iniziato. Quando Oscar Olivera, sindacalista metalmeccanico, si era messo a guidare le masse dei contadini boliviani disperati e inferociti perchè privati dell’accesso all’acqua – nel ’99 la multinazionale statunitense Bechtel si era impossessata dell’acqua di Cochabamba facendo svettare i costi del 300% – Raquel Gutierrez era al suo fianco come voce di quel movimento che urlava giustizia. Era lei che scriveva i comunicati che facevano il giro del mondo – utilizzando per la prima volta la rete ed accedendo così ai grandi media internazionali  – e con i quali teneva vividi gli occhi e i cuori su quello che in Bolivia stava accadendo: un popolo poverissimo e ridotto alla sete da un sistema economico senza pietà, stava dicendo basta. Armata solo di coraggio e forse qualche pietra, la Bolivia scendeva nelle strade e nelle piazze contro l’esercito per riprendersi la sua dignità. Una rivoluzione che aveva trovato nella difesa dell’acqua il suo fulcro, e nella vittoria – la Bechtel fu cacciata da Cochabamba dopo mesi di guerriglia e resistenza – il suo orizzonte. E che cambiava, con il suo esempio, il mondo intero. 

Oscar e Raquel alla presentazione del libro, l’estate del 2008, ad un certo punto avevano smesso di parlare. Si erano commossi. E senza vergognarsene, avevano condiviso quelle lacrime, quei ricordi ancora caldi, con noi del pubblico. Che in quel momento non avevamo potuto che sentirci parte, assieme a loro, di un tutto ancora vivo, ancora forte, in costante evoluzione.

Raquel Gutierrez Aguilar sarà con noi giovedì prossimo al teatro San Marco alle 20.30 per la serata organizzata da Yaku “La Rivoluzione dell’acqua”. Assieme ancora una volta ad Oscar Olivera, allo scrittore e politologo irlandese John Holloway. E a Padre Alex Zanotelli. Un parterre internazionale d’eccezione, per un incontro incentrato sull’acqua. Sacra nelle Ande, oggetto di guerre nel mondo, privatizzata oggi in Italia.

Matematica, sociologa, scrittrice, autrice di numerosi saggi, Raquel ha fondato il Centro di Studi Andini e Mesoamericani a Città del Messico, dove vive. Fin da giovanissima si è impegnata in un attivismo politico che a partire dal suo Messico, poi in San Salvador, la porta ad affrontare battaglie per i diritti civili che la  portano all'esilio, ventenne, in Bolivia, e al carcere, nell'aprile del 1992: per cinque anni viene detenuta a La Paz, senza giudizio. Viene scarcerata il 25 aprile 1997 dopo un lungo sciopero della fame. Da allora è impegnata con un gruppo di donne ex detenute.

Ad una persona che in prima linea ha partecipato ad un conflitto per il diritto all’acqua, la domanda sorge spontanea: a dieci anni da quell’esperienza – che non si è fermata, ma ha continuato la sua elaborazione politica e sociale – arrivi in Italia, e l’acqua è stata appena privatizzata. Che cosa possiamo imparare noi in Italia dalla Guerra dell’Acqua di Cochabamba?

R. Direi che le indicazioni sono basicamente due: noi, le persone, possiamo, in maniera articolata, conseguire obiettivi puntuali per porre limiti al saccheggio di ciò che può e deve essere comune; e che questa possibilità passa, soprattutto, nella creazione di un “noi” capace di intervenire collettivamente nelle decisioni delle questioni politiche. Parlare in Italia della Guerra dell’Acqua di Cochabamba dovrebbe avere oggi l’importanza di poter trasmettere una esperienza vittoriosa di lotta sociale che può, spero, portare fino a voi la speranza che le cose si possono cambiare, e contribuire alla perdita della paura, che fu quello che accadde a noi, nel 2000.

Due parole sul lavoro che stai portando avanti con le donne.

 Io lavoro con molte donne di età diverse - ma anche con molti uomini - per tenere aperto in Messico uno spazio che chiamiamo “spazio autonomo per la reciprocità”. Reciprocità è una nozione che appartiene al mondo indigeno, che ha a che vedere con il mutuo aiuto e con un muoversi collettivo. Lavoriamo assieme per produrre, per noi stesse e per gli altri, capacità di resistenza, di lotta, di intervento nel pubblico. Ci occupiamo di tutto quello che quotidianamente ci sembra urgente, la questione dell’acqua in primis, che anche qui in Messico evidenzia le sue terribili contraddizioni.

Giovedì 10 dicembre alle ore 20.30 al teatro San Marco, in Via S. Bernardino, 8 – Trento

Info: yaku.eu – 348 7467493