Milano ha bisogno di altro.

Stefano Boeri, ma quale alternativa per Milano?

La candidatura a Sindaco di Milano di Boeri non costituisce un’alternativa alla Milano della Moratti e di venti anni di giunte di destra.

Utente: Sos Fornace
5 / 9 / 2010

Boeri, ma quale alternativa?

La candidatura a Sindaco di Milano di S. Boeri e il probabile appoggio alla stessa del PD milanese, non costituisce un’alternativa alla Milano della Moratti e di venti anni di giunte di destra.

L’archistar del Masterplan di Expo 2015, dei giardini pensili a Garibaldi-Repubblica, ma anche del G8 alla Maddalena (quello della cricca di Bertolaso...), ben rappresenta gli interessi del sistema di potere imperante nella metropoli milanese. Il suo ruolo nell’operazione Expo, garantisce a banche, Fiera, immobiliaristi e consorteria varia, la continuità del modello basato sulla densificazione urbana, la trasformazione della metropoli in un grande polo logistico-commerciale, la rinuncia a una visione pubblica di città. Un modello che vede nell’Expo l’occasione per ristrutturare il territorio milanese, al di là della portata reale dell’evento, spartendosi le scarse risorse pubbliche rimaste, e nel PGT lo strumento normativo per completare la deregolamentazione urbanistica e la privatizzazione della città e dei servizi pubblici (con un po’ di housing sociale e di servizi in appalto a cooperative bianche e rosse).

In questi mesi, mano a mano che il fallimento di Expo diventava palese, complice la crisi economica e le lotte di potere tra i soci di Expo Spa, il PD milanese e Boeri sono state voci costanti nel chiedere risorse, leggi, accordi per garantire la riuscita di Expo 2015, quasi preparassero il terreno alla candidatura, legittimandosi agli occhi del potere economico-finanziario milanese, come garanti dell’operazione e unici in grado di portarla a compimento, magari in un contesto di pace sociale e di città disciplinata. Non ci stupiscono perciò gli apprezzamenti trasversali che Boeri potrà raccogliere, né l’ostinazione con cui il PD continua a difendere Expo 2015. Difendono l’uno gli interessi del proprio ruolo, gli altri, gli affari del blocco economico di riferimento (leggi Legacoop), peraltro sempre più sodale nel business con la “piovra economica e clientelare” che la Compagnia delle Opere rappresenta in Lombardia.

Milano ha bisogno di altro. Lungi da noi voler fare campagna elettorale per questo o quell’altro candidato, ci limitiamo a ribadire che la priorità è uscire dalle logiche che portano a Expo e che ispirano il PGT di Milano, che portano privatizzazioni e precarietà. La necessità è un’altra Milano, che rimette al centro il concetto di Pubblico, inteso come spazio, come priorità, come modalità di erogazione dei servizi e di gestione delle risorse, e non gli interessi di casta o di bottega.

Comitato No Expo