Sull’onda, sui riflussi e le risacche, sulla lotta fatta e quella da fare

11 / 10 / 2010

sull’onda, sui riflussi e le risacche, sulla lotta fatta e quella da fare

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c’è stato il tempo dell’esitare,
il tempo dello sperimentare ingenui,
il tempo del procedere a tentoni.

ora non è tempo di andare al passo del più lento

ora è tempo di rompere ogni indugio

due anni fa ci siamo trovati tutti insieme ad innondare le strade d’italia, partendo dai licei e dalle facoltà di ovunque.
abbiamo cercato di raggiungerci e raggiungere lavoratori di ogni tipo.
per un momento sembrava anche che ce la potessimo fare, ma abbiamo utilizzato più energie per constatare quanti fossimo piuttosto che dispiegare e deflagrare queste  energie.

alcuni tra noi ancora si domandano come è stato possibile che per un attimo, per un attimo soltanto, si fosse rotto il meccanismo del minoritarismo e dell’isolamento politico. siamo ancora in debito con tutti quelli, quei moltissimi nelle città che si aspettavano sinceramente qualcosa.
quei tanti che bloccati da cavi d’acciaio nel traffico del mattino ti dicevano:” fate bene , andate avanti così”.. chissà se riusciremo ad avere di nuovo la fiducia di un paese di vecchi che per un attimo ha detto ai sui giovani: ” e fatelo crollare sto vecchio mondo..”.
noi non abbiamo saputo cogliere lo stimolo..

certo è che dall’autunno2008, dall’onda anomala, dai blocchi generalizzati, dalle forme che rompevano ogni consuetudine, dalla voglia di essere fuori controllo, sopratutto fuori dal controllo interno è passato un sacco di tempo e anche  tanta acqua marcia sotto i ponti.

gli studenti hanno dimostrato di essere composti di un materiale inconsistente e gassoso, un materiale ibrido ne-carne-ne-pesce, anello di congiunzione tra le scoregge, la moda del momento e le onde radio delle emittenti televisive.
nessuno ha capito esattamente come mai in reazione ad una riforma che in realtà non aveva nulla di nuovo, cioè era solo l’ultimo atto di un processo ben più lungo, si sia originato un movimento sociale di  portata così gigante. ma tutti hanno capito perfettamente che  appena il sipario dell’omertà mediatica  è calato sui giornali e tg la partecipazione di massa è svanita, è evaporata ad una rapidità incredibile.
chi il giorno prima era in prima linea e ci metteva anima e core, il giorno dopo è tornato alezione come se niente fosse.
buono studio e buoni esami a tutti quanti, con la buona pace di gelmini e governo.

comunque è scorretto dire che non sia rimasto nulla:

ci sono rimaste le denunce di chi ci ha messo la faccia, di chi ha spinto affinche l’onda non fosse un brand ma un moto di massa, di chi ha cercato di farla  straripare anche quando era chiaro che si era normalizzata fino poi a evaporare come una pozza nel deserto

ci sono rimasti i sorrisi complici dei momenti più intensi, i ricordi belli e brutti  , e i compagni di strada che ancora ci sono accanto

c’è riamasta anche la certezza, la infelice certezza di aver avuto ragione. la cosa , parlando di un movimento sociale che si è liquefatto senza conquistare nulla, è alquanto grottesca.

avevamo ragione quando premevamo perchè si superasse la spinta studento-centrica, perchè si andasse oltre la riforma e oltre le forme consuetudinarie, fosse anche con qual pizzico di violenza che avrebbe fatto solo bene.

avevamo ragione quando ponevamo al centro la questione dei flussi, mentre in troppi si prodigavano a mettere al centro la questione dei media.

era giusto accellerare e travolgere con impeto chi frenava

avevamo ragione dicendo che i veri nemici del movimento non  erano la gelmini ne maroni ma la normalità con i suoi dispositivi, e che era all’interno l’ostacolo più grande al dispiegarsi della nostra potenza. quando eravamo circondati da pacificatori, recuperatori e pompieri e insistevamo che essi rappresentavano una zavorra di cui ci dovevamo liberare se davvero volevamo che un movimento reale di massa potesse prendere il volo verso mete sempre più ambiziose. quelli che ci facevano cantare in piazza “noi la crisi non la paghiamo” gli stessi che poi dicevano ” se l’Italia non degenera come la Francia o come la Grecia è solo perchè ci siamo noi(Guglielmo Epifani)”.

noi avremmo voluto far deragliare il carrozzone; dicevamo “fare come in Francia, e poi fare come in Grecia”

abbiamo avuto ragione dal principio, e la cosa ci fa incazzare ancora di più.

ora il copione si ripete identico: lo stato è un fantasma incapace di far fronte ai problemi reali scatenati dalla crisi globale.
il governo è debole , tra litigi interni e ingombranti e sempiterni scandali è sempre più a nudo la vera essenza del potere statale.
la sinistra è inesistente , e se non altro di questo ci rallegriamo.
il regime sui fa sempre più nitido tra repressione generalizzata, controllo militare del territorio e corruzione sistematica e clientelismo mafioso endemico.
a colpi di riforme estive approvate da sotto gli ombrelloni, quella poveretta della Gelmini sta portando a termine ciò che aveva iniziato.

sprecare parole e pensieri sulla riforma dell’università in sè non ha nessun senso, poichè essa è solo indicatrice di una linea di fondo generale che va ben al di là della questione istruzione, e che qualsiasi governo non può non perpetuare. per mentenere in vita un apparato statale a rischio permanente di crack economico e in perenne agonia da default di tenuta sociale bisogna eliminare tutto ciò che è superfluo e uniformare ogni azione ad un unico fine: cioè il mantenimento del controllo fisico e mentale della popolazione. l’università così come la scuola in generale è uno strumento impiegato a tale fine.si taglia la dove è soloun costo morto e si imposta il sistema in modo che sia funzionale al mentenimento dello status quo.

se siamo in grado di leggere la realtà dobbiamo anche lanciare la nostra pietra nella palude del reale

facciamo dell’università un crocevia per tutte le lotte, nella quale far confluire chiunque. la roccaforte dal quale  preparare l’assalto alla normalità dell’economia di crisi e della polizia disciolta nella popolazione

facciamo saltare le proteste-pantomime. uniamoci tutti in un movimento di massa che non sia nè rivendicativo nè parziale, ma si ponga da subito come un moto di trasformazione profonda della realtà nel suo insieme.

scateniamo senza scrupoli l’irruenza giovanile contro la dittatura gerontocratica, e non è affatto una questione anagrafica.

DOBBIAMO SMETTERE DI AVERE PAURA DI OSARE
DOBBIAMO SMETTERE DI INDUGIARE
DOBBIAMO SMETTERE DI USARE MEZZE MISURE E MEZZE PAROLE

ORGANIZZIAMO AD OTTOBRE GLI STATI GENERALI DELLA SCUOLA E DELL’UNIVERSITA’ CON LA FINALITA’ DI SCATENARE UN MOVIMENTO DI MASSA CHE ABBIA LO SCOPO DI GENERALIZZARE LA LOTTA CONTRO LO STATO DI COSE PRESENTI

CHE CREPI IL VECCHIO MONDO
ps: questo comunicato vuole essere uno stimolo ad iniziare sin da ora ad unire le forze in vista dell’autunno che verrà. è rivolto sinceramente a tutti quelli che vorrebero veder sorgere un movimento che non faccia gli errori del passato e che sappia irrompere con forza sulla scena..un movimento che blocchi la normalità e costringa la gente a schierarsi..
pps: il documento non è firmato  volutamente per fare in modo che chi ci si ritrova possa sostenerne i contenuti al di là delle logiche di schieramento di forma politica o di parrocchia..
ppps: chiunque sia interessato all’idea si faccia vivo via mail, atraverso le liste( intertutto interfacoltàcomunicazione-stataleuninversi eccetera) e faccia circolare questo testo il più possibile. è possibile utilizzare sin da ora lo spazio di via savona 18 a milano per poterci incontrare di persona e farne un luogo di convergenza per le lotte