c’è stato il tempo dell’esitare,
il tempo dello sperimentare ingenui,
il tempo del procedere a tentoni.
ora non è tempo di andare al passo del più lento
ora è tempo di rompere ogni indugio
due anni fa ci siamo trovati tutti insieme ad innondare le strade d’italia, partendo dai licei e dalle facoltà di ovunque.
abbiamo cercato di raggiungerci e raggiungere lavoratori di ogni tipo.
per un momento sembrava anche che ce la potessimo fare, ma abbiamo
utilizzato più energie per constatare quanti fossimo piuttosto che
dispiegare e deflagrare queste energie.
alcuni tra noi ancora si domandano come è stato possibile che per un
attimo, per un attimo soltanto, si fosse rotto il meccanismo del
minoritarismo e dell’isolamento politico. siamo ancora in debito con
tutti quelli, quei moltissimi nelle città che si aspettavano
sinceramente qualcosa.
quei tanti che bloccati da cavi d’acciaio nel traffico del mattino ti
dicevano:” fate bene , andate avanti così”.. chissà se riusciremo ad
avere di nuovo la fiducia di un paese di vecchi che per un attimo ha
detto ai sui giovani: ” e fatelo crollare sto vecchio mondo..”.
noi non abbiamo saputo cogliere lo stimolo..
certo è che dall’autunno2008, dall’onda anomala, dai blocchi generalizzati, dalle forme che rompevano ogni consuetudine, dalla voglia di essere fuori controllo, sopratutto fuori dal controllo interno è passato un sacco di tempo e anche tanta acqua marcia sotto i ponti.
gli studenti hanno dimostrato di essere composti di un materiale
inconsistente e gassoso, un materiale ibrido ne-carne-ne-pesce, anello
di congiunzione tra le scoregge, la moda del momento e le onde radio
delle emittenti televisive.
nessuno ha capito esattamente come mai in reazione ad una riforma che in
realtà non aveva nulla di nuovo, cioè era solo l’ultimo atto di un
processo ben più lungo, si sia originato un movimento sociale di
portata così gigante. ma tutti hanno capito perfettamente che appena il
sipario dell’omertà mediatica è calato sui giornali e tg la
partecipazione di massa è svanita, è evaporata ad una rapidità
incredibile.
chi il giorno prima era in prima linea e ci metteva anima e core, il giorno dopo è tornato alezione come se niente fosse.
buono studio e buoni esami a tutti quanti, con la buona pace di gelmini e governo.
comunque è scorretto dire che non sia rimasto nulla:
ci sono rimaste le denunce di chi ci ha messo la faccia, di chi ha spinto affinche l’onda non fosse un brand ma un moto di massa, di chi ha cercato di farla straripare anche quando era chiaro che si era normalizzata fino poi a evaporare come una pozza nel deserto
ci sono rimasti i sorrisi complici dei momenti più intensi, i ricordi belli e brutti , e i compagni di strada che ancora ci sono accanto
c’è riamasta anche la certezza, la infelice certezza di aver avuto ragione. la cosa , parlando di un movimento sociale che si è liquefatto senza conquistare nulla, è alquanto grottesca.
avevamo ragione quando premevamo perchè si superasse la spinta studento-centrica, perchè si andasse oltre la riforma e oltre le forme consuetudinarie, fosse anche con qual pizzico di violenza che avrebbe fatto solo bene.
avevamo ragione quando ponevamo al centro la questione dei flussi, mentre in troppi si prodigavano a mettere al centro la questione dei media.
era giusto accellerare e travolgere con impeto chi frenava
avevamo ragione dicendo che i veri nemici del movimento non erano la gelmini ne maroni ma la normalità con i suoi dispositivi, e che era all’interno l’ostacolo più grande al dispiegarsi della nostra potenza. quando eravamo circondati da pacificatori, recuperatori e pompieri e insistevamo che essi rappresentavano una zavorra di cui ci dovevamo liberare se davvero volevamo che un movimento reale di massa potesse prendere il volo verso mete sempre più ambiziose. quelli che ci facevano cantare in piazza “noi la crisi non la paghiamo” gli stessi che poi dicevano ” se l’Italia non degenera come la Francia o come la Grecia è solo perchè ci siamo noi(Guglielmo Epifani)”.
noi avremmo voluto far deragliare il carrozzone; dicevamo “fare come in Francia, e poi fare come in Grecia”
abbiamo avuto ragione dal principio, e la cosa ci fa incazzare ancora di più.
ora il copione si ripete identico: lo stato è un fantasma incapace di
far fronte ai problemi reali scatenati dalla crisi globale.
il governo è debole , tra litigi interni e ingombranti e sempiterni
scandali è sempre più a nudo la vera essenza del potere statale.
la sinistra è inesistente , e se non altro di questo ci rallegriamo.
il regime sui fa sempre più nitido tra repressione generalizzata,
controllo militare del territorio e corruzione sistematica e
clientelismo mafioso endemico.
a colpi di riforme estive approvate da sotto gli ombrelloni, quella
poveretta della Gelmini sta portando a termine ciò che aveva iniziato.
sprecare parole e pensieri sulla riforma dell’università in sè non ha nessun senso, poichè essa è solo indicatrice di una linea di fondo generale che va ben al di là della questione istruzione, e che qualsiasi governo non può non perpetuare. per mentenere in vita un apparato statale a rischio permanente di crack economico e in perenne agonia da default di tenuta sociale bisogna eliminare tutto ciò che è superfluo e uniformare ogni azione ad un unico fine: cioè il mantenimento del controllo fisico e mentale della popolazione. l’università così come la scuola in generale è uno strumento impiegato a tale fine.si taglia la dove è soloun costo morto e si imposta il sistema in modo che sia funzionale al mentenimento dello status quo.
se siamo in grado di leggere la realtà dobbiamo anche lanciare la nostra pietra nella palude del reale
facciamo dell’università un crocevia per tutte le lotte, nella
quale far confluire chiunque. la roccaforte dal quale preparare
l’assalto alla normalità dell’economia di crisi e della polizia
disciolta nella popolazione
facciamo saltare le proteste-pantomime. uniamoci tutti in un
movimento di massa che non sia nè rivendicativo nè parziale, ma si ponga
da subito come un moto di trasformazione profonda della realtà nel suo
insieme.
scateniamo senza scrupoli l’irruenza giovanile contro la dittatura gerontocratica, e non è affatto una questione anagrafica.
DOBBIAMO SMETTERE DI AVERE PAURA DI OSARE
DOBBIAMO SMETTERE DI INDUGIARE
DOBBIAMO SMETTERE DI USARE MEZZE MISURE E MEZZE PAROLE
ORGANIZZIAMO AD OTTOBRE GLI STATI GENERALI DELLA SCUOLA E DELL’UNIVERSITA’ CON LA FINALITA’ DI SCATENARE UN MOVIMENTO DI MASSA CHE ABBIA LO SCOPO DI GENERALIZZARE LA LOTTA CONTRO LO STATO DI COSE PRESENTI
CHE CREPI IL VECCHIO MONDO
ps: questo comunicato vuole essere uno stimolo ad iniziare sin da ora ad
unire le forze in vista dell’autunno che verrà. è rivolto sinceramente a
tutti quelli che vorrebero veder sorgere un movimento che non faccia
gli errori del passato e che sappia irrompere con forza sulla scena..un
movimento che blocchi la normalità e costringa la gente a schierarsi..
pps: il documento non è firmato volutamente per fare in modo che chi ci
si ritrova possa sostenerne i contenuti al di là delle logiche di
schieramento di forma politica o di parrocchia..
ppps: chiunque sia interessato all’idea si faccia vivo via mail,
atraverso le liste( intertutto
interfacoltàcomunicazione-stataleuninversi eccetera) e faccia
circolare questo testo il più possibile. è possibile utilizzare
sin da ora lo spazio di via savona 18 a milano per poterci incontrare di
persona e farne un luogo di convergenza per le lotte