CI HANNO BUTTATI FUORI DALLE SCUOLE, HANNO CERCATO DI REPRIMERE LA
NOSTRA PROTESTA, MA NOI NON CI ARRENDIAMO. Questo sistema
internazionale è in crisi e siamo convinti che sia
giunto il momento di riappropriarci dei nostri beni e dei nostri
diritti, che troppe volte ci sono stati portati via, a partire dalla
CONOSCENZA!
Queste sono le poche parole, ma forti ed incisive, con cui gli studenti
di Trieste, dopo gli sgomberi preventivi posti in essere nei giorni
scorsi in città, hanno occupato Piazza dell'Unità a Trieste.
Si chiama #occupytrieste !
Un movimento che nasce spontaneamente, dopo un corteo diffusosi per la
città, per protestare ed elevare il proprio grido d'indignazione.
A Trieste pochi giorni addietro, molti studenti e molte studentesse, hanno cercato di occupare gli spazi delle scuole pubbliche per contribuire alla difesa della scuola pubblica.
Anche se a parer mio si deve andare oltre il concetto di difesa della
scuola pubblica, semplicemente perchè la scuola pubblica non esiste più,
quindi ci si deve battere per la costruzione della scuola pubblica.
Ma è durato tutto poche ore.
In alcuni casi non è stato neanche possibile iniziare l'occupazione, ciò
perchè le forze dell'ordine con la complicità di molti dirigenti
scolastici, hanno con
stazionamenti
affermatesi innanzi alle scuole, con controlli serrati, evitato
l'affermazione di una forma di protesta non solo simbolica ma anche
sostanziale quale quella dell'occupazione studentesca.
Ma gli studenti hanno alzato la testa.
Ed ecco che parte l'accampamento in
Piazza dell'Unità forse anche per cercare di trovare quell'unità tra
varie realtà non solo studentesche, che possa segnare un passo decisivo
per il conflitto sociale anche a Trieste.
Il tutto accade innanzi allo storico caffè degli specchi,
un caffè fallito ( e tanto clamore ha suscitato tale notizia in città)
così come è fallito il sistema sociale in cui noi tutti viviamo.
Ma probabilmente interverrà in solito capitale a salvare il caffè di Trieste, le Assicurazione Generali.
Ed il punto della questione è proprio questo.
Viviamo in una società regolamentata dal capitalismo, che si detta le regole per salvare la propria essenza.
Si fallisce all'interno del capitalismo, si rinasce all'interno del capitalismo.
Si ha veramente il coraggio e la determinazione di andare oltre il capitalismo?
Ciò comporta delle scelte anche coraggiose.
Andare oltre quel senso di legalità voluta proprio dallo stesso sistema.
Ciò vorrebbe semplicemente dire, mettere
in discussione questa democrazia, il concetto della delega, della
rappresentanza, e parte del movimento indignato internazionale non ha
scelto questa strada.
Parlano di maggiore democrazia ma pur
sempre all'interno del sistema del voto anche se telematico, pur sempre
all'interno del sistema della rappresentanza politica.
Certo, è un passo intermedio, chiaro ed
evidente, una specie di compromesso sociale per indirizzare
l'indignazione verso un qualcosa di reale e non apparentemente utopico
come la rivoluzione.
Perchè questa è la realtà.
La rivoluzione, in quanto tale,
comporterebbe il ribaltamento dell'intero sistema, ivi inclusa questa
forma di democrazia, ma gli indignati si battono per modellare questa
democrazia e non per rovesciarla.
L'importante è essere consapevoli di ciò.
Ed in tale consapevolezza futura o
presente, anche a Trieste in vista della giornata del 17 novembre, dove
tra scioperi generali del sindacalismo di base, e giornata
internazionale per il diritto allo studio, probabilmente assisteremo, ma
non passivamente, ad altro momento conflittuale di una certa
consistenza.
Ciò perchè si deve contrastare l'Unione
franco-tedesca che scrive le manovre finanziarie dei paesi membri
dell'Ue con la complicità della BCE, ciò perchè il popolo deve
semplicemente ritornar ad essere sovrano di se stesso.
Riappropriarsi di quella sovranità popolare, oggi svilita nel nome dell'euro e nel nome del consumismo globale.
Tra occupazioni di piazze, ove si cerca
di conferire sostanza ad un movimento che prima di ogni cosa deve
capire cosa vuole, tra corsi auto-gestiti che affronteranno tematiche
varie,dalla manovra finanziaria,
alla controinformazione, dall'altrariforma della scuola, alle energie
alternative rinnovabili ecc, tutti sperano che questo movimento non
faccia la triste fine di altri esperimenti già visti e vissuti in molte
città italiane, ove si è partito dal grande entusiasmo iniziale per
giungere, sia per il qualunquismo esasperato che per la burocrazia
figlia dei soliti documenti burocratici, al logoramento dello stesso
movimento.
La speranza d'altronde è sempre l'ultima a morire, e costeggiando le rive certamente ai più una domanda sorgerà spontanea.
Perchè occupano Piazza dell'Unità di Trieste?
Cosa vogliono veramente gli indignati di Trieste?
Cosa è oggi l'indignazione?
Rilevato che oggi il grado
d'indignazione ha praticamente coinvolto tutti, dai padroni ai
lavoratori, dalle forze dell'ordine alla stessa finanza, forse è il caso
di andare oltre l'indignazione e mutar l'indignazione in incazzatura
reale ma produttiva per il conflitto non concertativo sociale.