Ue, sanzioni economiche e finanziarie contro la Corea del Nord

Congelati gli asset di 33 compagnie e vietato lo spostamento a 26 persone dopo il test nucleare di dicembre

Utente: luis
19 / 2 / 2013

L’Unione europea risponde all’ultimo test atomico di Pyongyan con una serie di sanzioni economiche, finanziarie e commerciali. Un ulteriore passo verso l’isolamento totale della Repubblica Democratica dal  resto del mondo. In particolare, l’Europa usa la mano dura contro l’esportazione a Pyongyang di alcuni tipi di materiale, come l’alluminio, da poter utilizzare nel settore dei missili balistici. Congelati gli asset di 33 compagnie e vietato lo spostamento, con congelamento anche in questo caso di asset, a  26 persone. Proibiti anche il commercio di oro, diamanti e metalli preziosi. Le banche del regime di Kim Jong Un, succeduto al  padre Kim Jong Il,  non potranno più aprire filiali o stabilire joint venture con le istituzioni finanziarie europee. Stesso discorso vale per le controparti in Europa. Secondo Bruxelles, il test missilistico di febbraio, il terzo dal 2006, è una minaccia per la pace e la sicurezza nella regione e viola il trattato per la messa al bando dei test nucleari (CTBT),  non ancora ratificato da Pyongyang.

Le misure seguono e induriscono la risoluzione 2087, adottata all’unanimità del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a gennaio, che “condannava” il lancio del 12 dicembre. La comunità internazionale, perciò, procede sulla linea della tolleranza zero nei confronti della Corea del Nord. Due risoluzioni, nel 2006 e nel 2009, hanno imposto l’embargo sui missili balistici e le armi di distruzione di massa, sui beni di lusso e puntato il dito contro i complici del regime nel settore delle armi nucleari. Tra questi, Paek Chang-Ho, capo del centro di controllo satellitare del comitato per la tecnologia spaziale e Chang Myong Chin, general manager della stazione di lancio Sohae e  a capo della stazione da cui è avvenuto il lancio del 12 dicembre. Sul piano finanziario la lista degli asset congelati include la Korea Mining Development Trading Corporation (komid), uno dei maggiori esportatori, secondo l’Onu, di equipaggiamento legato ai missili balistici e alle armi convenzionali. La Bank of Est Land, secondo quanto riporta la risoluzione di gennaio del Consiglio di sicurezza, ha facilitato il passaggio di armi alla Green Pie, con cui ha lavorato anche per il trasferimento di fondi a Pyongyang, aggirando in questo modo le sanzioni. 

Chiudere le relazioni, però, colpisce soprattutto la popolazione civile, più che il regime e i suoi complici.  L’Unicef, sulla base dei numeri rilasciati dal governo Pyongyang a dicembre, segnala che un terzo dei bambini soffre di malnutrizione cronica e il 15.5% è sottopeso.  Dal 2009, secondo la rappresentante dell’Unicef in Corea del Nord Desiree Jongsma, ci sono stati  comunque dei progressi “modesti ma significativi”. Anche sulle donne ricade il peso dell’isolamento internazionale: un terzo tra i 15 e i 49 anni è affetto da anemia , una su quattro è malnutrita, il 5% soffre di severa malnutrizione. “Questi numeri, ha detto con ottimismo Jongsma, mostrano che con l’azione del governo e il sostegno internazionale i miglioramenti sono possibili”. Ma la comunità internazionale sembra avere un’idea diversa.