Una scomoda verità

di Alfonso Mandia

22 / 7 / 2011

Stasera, mentre rivedevo video della macelleria di Regime di Genova 2001 a “Fuori orario” su Rai tre, mi passavano davanti agli occhi flash dei video della Val di Susa. Gli stessi dobermann, la stessa popolazione affogata nei gas CS, la stessa voglia degli sbirri di spaccare teste, lo stesso senso di impunità da parte di chi quei cittadini dovrebbe proteggere, la stessa vergognosa granitica unità di maggioranza e opposizione nel condannare “i violenti” pur di continuare a stendere tappetini rossi a chi elargisce prebende poltrone e mazzette per far fatturato e distribuire dividendi. Ieri hanno militarizzato Genova, oggi mandano gli alpini in Val di Susa con blindati, mezzi anfibi e attrezzatura da Afghanistan. Ieri il governo di centrosinistra ha promosso tutti i dirigenti responsabili di quella carneficina da dittatura cilena, oggi gli esimi esponenti del Pd di Torino si felicitano per la fermezza con la quale il governo ha saputo gestire la ribellione dei valsusini. Intanto in parlamento passa grazie a quell’unità sempre più granitica, una manovra economica da ottanta miliardi di euro che devasterà definitivamente l’intera popolazione tranne i criminali che si sono asserragliati in senato e parlamento, spalleggiati da un Presidente della Repubblica che si complimenta per la rapida approvazione della finanziaria e la prova di coesione e responsabilità di maggioranza e opposizione, che nell’incontro al Quirinale con gli uditori giudiziari, scritto semplicisticamente i neo magistrati tirocinanti, chiede di "evitare condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura”, senza dire neanche mezza parola riguardo agli attacchi criminali di cui sono oggetto da parte di Berlusconi e dei suoi sgherri. Mentre vedevo le immagini ho pensato ai referendum e a coma non sia cambiato niente neanche quando a votare sono stati i nostri genitori, così che quando vinse il referendum sull’aborto dopo qualche tempo la Casta tornò a criminalizzare l’aborto come se nulla fosse accaduto.

Quello di cui mi sono reso conto stasera è che sono un po’ stufo di leggere articoli che parlano di come siano cambiate le cose, del vento nuovo che spirerebbe nel paese, dei semi di Genova che dopo dieci anni sono finalmente germogliati.

Sono stufo di leggere e sentire certi discorsi che mi paiono buoni per prenderci per il culo, perché la verità e che non è cambiato proprio un accidente di niente, le facce che ci governano sono le stesse da una vita, il Regime è più forte che mai, oggi incarnato nel nano di Arcore, domani nel buon Bersani o nel civilissimo Casini, e ci vuol poco per capire che quello che è successo in parlamento negli ultimi due giorni ci porterà dritti dritti ad un nuovo governo di salvezza nazionale composto da Pd, Udc, Lega e pezzi di Pdl che molleranno definitivamente la nave che affonda per aggregarsi al nuovo circo Barnum, laddove magari si troverà anche una collocazione per la coppia di mummie Berlusconi Bossi, che fanno sempre colore.

Sono stufo di ripetermi la solita cazzata come faccio da vent’anni a questa parte, per ritrovarmi a quarantacinque anni a fare le stesse battaglie contro la stessa gentaglia, in un vuoto insonorizzato dove neanche noi che continuiamo a scrivere e informare e battagliare ci ascoltiamo più.

Vorrei che si aprisse una discussione seria sul perché alla fine dei conti tutto torna esattamente come prima, anzi ogni volta peggio, vorrei leggere più articoli come quello di Enzo Scandurra sul Manifesto del 14 Luglio, vorrei che si cominciasse davvero a fare autocritica seria, tutti insieme, che cominciassimo a far mostra della stessa unità granitica che ad ogni nostra alzata di voce o atto di ribellione dimostrano i delinquenti che ci governano, con la tranquillità di chi è ormai inattaccabile anche quando a mobilitarsi sono ventisette milioni di cittadini, come nei referendum di Giugno.

Credo fermamente che soltanto ripartendo da questo, dalla necessità di farci domande dure e scomode, dalla necessità di accendere un dibattito realmente ampio e partecipato, franco, leale, onesto, potremo avere qualche speranza di coinvolgere anche quella maggioranza silenziosa della quale tanto si è scritto e si scriverà, quella, come scrive appunto Enzo Scandurra, “che la mattina vanno con fatica al lavoro e vivono del proprio modesto guadagno” e “sentono che la loro vita quotidiana di pene e sofferenze non ha la stessa dignità dei racconti della politica dei partiti e neppure delle rappresentazioni dei movimenti e, dunque, cedono ad una rassegnazione senza nemmeno più disperazione”.

Certo continueremo comunque a scrivere, denunciare, battagliare, perché non ci stiamo proprio a girare la faccia dall’altra parte e far finta che vada tutto per il meglio, ma se la smettessimo, invece, di farlo quando si dovrebbe scrivere denunciare e battagliare riguardo i nostri errori e le nostre mancanze che sono sempre quelle, almeno da che io ricordi, magari quello sarebbe il momento in cui si potrebbe realmente parlare di vento che cambia, con la consapevolezza, almeno, aldilà del come andrà a finire la guerra, di non star lì a prenderci per il culo.