Napoli : verso il 4 dicembre "LIBERIAMOCY DAY"

Verità e Giustizia per tutt@

basta abusi di potere!!!

3 / 12 / 2009

Giuseppe Pinelli morto il 15 dicembre 1969, precipita dalla finestra della questura di Milano dopo tre giorni di fermo. Francesco Lorusso morto l’11 marzo 1977, ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente dei carabinieri. Giorgina Masi morta il 12 maggio 1977, uccisa da un colpo di pistola alla schiena, sparato da un agente di polizia durante una manifestazione. Mario Castellano morto il 20 luglio 2000, ucciso con un colpo di pistola alla schiena sparato da un agente di polizia, per non essersi fermato a un posto di blocco. Carlo Giuliani morto il 20 luglio 2001, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere durante una manifestazione. Marcello Lonzi morto l’11 luglio 2003, ucciso nel carcere di Livorno dopo un pestaggio in cella. Federico Aldrovani morto il 25 settembre 2005, ucciso, dopo un violento pestaggio, per strada da quattro agenti di polizia. Aldo Branzino morto il 14 ottobre 2007, ucciso nella cella d’isolamento del carcere di Perugia. Gabriele Sandri morto l’11 novembre 2007, ucciso da un colpo di pistola di un agente della Polstrada in un autogrill di Arezzo. Stefano Cucchi morto il 22 ottobre 2009, ucciso dopo un pestaggio nel carcere di Regina Coeli a Roma.

Questi sono soltanto alcuni nomi di persone vittime di abusi di potere, brutalmente ammazzate dallo stato italiano. Ce ne sarebbero tanti ancora da citare, come i migranti fatti morire durante i respingimenti dei barconi nel Mar Mediterraneo, come quelli brutalmente pestati o le donne stuprate nei CIE. Le carceri italiane sono da terzo mondo, tenute in condizioni disumane, si verificano casi di sovraffollamento e veri e propri abusi. Stupri contro le detenute, percosse, ricatti, intimidazioni, suicidi, tutti da parte delle forze dell'ordine. In nove anni nelle carceri italiane sono morte 1600 persone, e quasi la metà è stata spacciata per suicidio. L’Italia è un paese dove da sempre le forze dell’ordine godono di una straordinaria ed efficiente impunità. Un’impunità garantita non solo dal fatto che l’intero corpo di polizia evoca pratiche fasciste, ma anche da protezioni politiche. L’articolo 3 della Costituzione dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche ,di condizioni personali e sociali, ma questa affermazione non è per niente vera. In Italia abbiamo capi del governo che si costruiscono leggi ad hoc per garantirsi l’immunità, politici di entrambi gli schieramenti condannati per vari reati che continuano a governare come se niente fosse, agenti di pubblica sicurezza ammazzare ragazzi per strada o in carcere ed essere condannati a 3 o 4 anni massimo di pena, mentre invece i manifestanti del G8 del 2001 vengono condannati a 10 anni per devastazione e saccheggio, oppure gli studenti dell’Onda vengono arrestati preventivamente e limitati della libertà perché ritenuti soggetti pericolosi.
La violenza istituzionale è collegata alle strategie di controllo del territorio. Una realtà quella delle vittime in carcere, degli abusi di potere, che trova sdegno e attenzione da parte degli esponenti della sinistra “democratica” solo quando i media se ne occupano, la stessa sinistra “democratica” che ha creato i CIE e i regimi carcerari speciali. La polizia italiana non ha alcuna voglia di farsi condannare e spesso gli autori di tali crimini fanno carriera, come ad esempio De Gennaro il quale ai tempi del G8 di Genova era il capo della polizia ed è diventato nel 2008 commissario straordinario all’emergenza rifiuti di Napoli. In questi anni, i movimenti ambientalisti, quelli dei precari, i lavoratori delle aziende in crisi, i consumatori di sostanza, i migranti, i senza casa, le manifestazioni dei senza lavoro fino all'onda studentesca hanno sperimentato in qualche modo la "retorica del manganello" e le più svariate forme di repressione coercitiva e giudiziaria. Tutti siamo stati vittime almeno una volta di ciò che abbiamo ritenuto un abuso di potere. Per questo dobbiamo iniziare a rialzare la testa, dobbiamo cercare di liberarci da questa cappa asfissiante, dobbiamo poter camminare per le nostre strade senza aver il terrore di essere aggrediti o di essere fermati e condotti in una stazione di polizia, nella quale la paura più grande è quella di non sapere né quando né come riuscirai ad uscire.


C.An.Na. (collettivo antiproibizionista napoletano)

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