Verso la rifondazione dell'Honduras: Assemblea Costituente dei Popoli Indigeni e Neri

Utente: settina
1 / 4 / 2011

Dal 21 al 23 febbraio a San Juan Durugubuty si è svolta la Asamblea Constituyente de los Pueblos Indígenas y Negros de Honduras (Assemblea Costituente dei Popoli Indigeni e Neri dell'Honduras). Si è trattato di un incontro autoconvocato dalla principali organizzazioni sociali honduregne, per raccogliere e sistematizzare le proposte del popolo garifuna e dei sette gruppi indigeni del paese, in vista della stesura di una nuova Costituzione.

Da molto tempo i movimenti sociali honduregni chiedono una nuova Costituzione per il paese, che riconosca i diritti dei popoli indigeni ed afrodiscendenti, e quelli delle donne.

“La Costituzione attuale menziona le donne solo una volta, quando dice che un uomo deve sposarsi con una donna”, mi ha raccontato Tomas Gomez Lembreño de COPINH (Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras). “Per rifondare il paese dobbiamo cambiare questa Costituzione, che da potere solo al Congresso Nazionale, al Potere Esecutivo, alla Corte Suprema di Giustizia e agli impresari. Fino ad ora il popolo non ha voce in capitolo: la nuova Costituzione deve affermare che le risorse naturali sono del popolo, riconoscere il multilinguismo, la pluriculturalità dell'Honduras, e i diritti delle donne”.

La richiesta di una nuova Constitucion si fece particolarmente forte a partire dal 2008, con l'entrata dell'Honduras nell'ALBA. La lotta per rifondare il paese aveva un appuntamento importante il 28 giugno 2009, quando l'ex presidente Zelaya chiamò ad una consulta popolare per la elezione di un'Assemblea Costituente: fu proprio in quel giorno che avvenne il colpo di Stato orchestrato dall'oligarchia honduregna, le dieci familie alleate al capitale transnazionale che sono padrone dell'80% della ricchezza del paese centroamericano.

“È urgente unirci per costruire un cammino verso il futuro, costruendo cambi e non riforme: cambio significa distruggere qualcosa per costruire qualcosa” ha detto Miriam Miranda, coordinadora general de OFRANEH (Organizacion Fraternal Negra de Honduras), all'inaugurazione dell'Asamblea Constituyente de los Pueblos. Il cammino verso il futuro è appena iniziato: a San Juan Durugubuty, circa 1800 rappresentanti indigeni e garifuna hanno discusso per tre giorni di diritti, sovranità, autonomia, cultura, giustizia, salute, comunicazione, educazione, lavoro, biodiversità, sfruttamento del suolo e del sottosuolo, risorse naturali, territorio ed economia.

Hanno discusso a partire dalla cosmovisione proprio di ciascun popolo, fino a creare proposte comuni in ciascuna di queste aree.

Secondo la prima Assemblea Costituente dei Popoli Indigeni e Neri dell'Honduras, il governo deve essere pluriculturale e multilingue. Occorre proibire il saccheggio e la privatizzazione della Madre Terra attraverso la soppressione del capitalismo, responsabile della povertà degli honduregni. È inoltre necessario che i popoli indigeni e neri siano riconosciuti come nazioni autonome, che vivono in territori autonomi, e non solo come etnie. Queste proposte verranno portate alla seconda convocatoria dell'Assemblea Costituente dei Popoli, dove si approfondirà l'analisi fino a formulare leggi costituzionali.

“Gli honduregni che non sono indigeni o neri non possono partecipare alla redazione della nuova Costituzione?” chiediamo a Miriam Miranda de OFRANEH.

“In questo momento stiamo installando una Assemblea di Popoli Indigeni e Neri, però tutti i settori devono installare la propria Assemblea Constituente: giovani, operai, donne, omosessuali. Chiamiamo tutti i settori che compongono la società civile honduregna a rifondare il paese”.

Le donne hanno già risposto alla Miranda, ed hanno deciso di convocare per la prima settimana di maggio un'Asamblea Constituyente de Mujeres, dove si raccoglieranno le proposte delle honduregne sui diritti delle donne.

Il documento che uscirà dalle Assemblee Costituenti sarà sottomesso al voto delle comunità. Si tratta di un processo che sta dando prova della forza democratica del sistema assembleario indigeno, dove le decisioni vengono prese dopo un lungo dibattito che involucra tutti gli attori, e si vota per consenso. Questa dimostrazione sembra particolarmente importante in un momento storico in cui la democrazia rappresentativa occidentale sta dimostrando il suo fallimento.

Le proposte del popolo honduregno saranno poi portate all'Assemblea del FNRP (Frente Nacional de Resistencia Popular, che riunisce tutte le realtà antigolpiste del paese), nella speranza che questa le faccia proprie.

Il FNRP è però un magma composto da realtà molto differenti: dalle organizzazioni di base come OFRANEH e COPINH, fino ai gruppi sindacali e al Movimiento 28 de Junio (integranti del Partido Liberal che si sono dissociati dal golpe). Non c'è uniformità politica nel FNRP, nè sulla sua gestione, nè sui mezzi con cui combattere i golpisti: se alcuni soggetti interni al Frente Popular chiamano alla lotta armata, altri settori (i sindacalisti e i liberali, gli stessi che gestiscono verticalmente le assemblee e i processi decisionali nel Frente) hanno proposto che questo diventi un partito e partecipi alle prossime elezioni presidenziali. Secondo i movimenti sociali, partecipare alle elezioni servirebbe solo per legittimare il colpo di stato e il moribondo sistema politico honduregno.

“Mettersi in un processo elettorale senza condizioni democratiche – scrive COPINH in un comunicato – è per noi come partecipare al circo dei golpisti o ad una partita nel campo dei golpisti, con arbitro golpista e con le regole dei golpisti. […] Qual è la fretta di alcuni dirigenti di mettersi in campagna politica malgrado le attuali condizioni sfavorevoli? Le ragioni sono più che altro personali”.

Nella stessa posizione si trova Alfredo López, vicepresidente de OFRANEH, che ho incontrato all'Asamblea Constituyente de los Pueblos Indígenas y Negros: “Quando parliamo di rifondare il paese non stiamo parlando di una via elettorale. Tutti quelli che stanno pensando che dobbiamo partecipare alle elezioni sono traditori degli interessi del popolo. Inoltre, non c'è nessuna possibilità di vincere, perchè anche se avessimo la maggioranza dei voti, non vinceremmo, perchè truccherebbero i risultati: se la Corte Suprema è composta dagli stessi golpisti, e anche la Procura e il Tribunale Elettorale, non c'è speranza di vittoria. Finiremo frustrati e legittimando questa stupidata. Bisogna continuare la pressione politica, continuare nelle strade contro questo disgraziato. Deve essere una rivoluzione pacifica, ma non si fa da un giorno all'altro: bisogna lavorare e con questo lavoro li obbligheremo all'assemblea del 26 e 27 febraio”.

E li hanno obbligati: l'Assemblea del FNRP, che si è svolta nei giorni successivi a quella Costituente dei Popoli, ha deciso di non trasformare il Frente in un partito politico, per lo meno fino a quando non si possa contare con le condizioni minime che garantiscano elezioni trasparenti. Ma l'8 marzo, in contraddizione con la decisione dell'Assemblea del FNRP, i dirigenti del Movimiento 28 de Junio hanno annunciato la loro partecipazione nelle elezioni interne al Partito Liberale. Sembra che la frattura interna al FNRP non si sia ancora cicatrizzata.

(di Emma Volonté)