Mentre il popolo curdo
tenta strenuamente da quasi un mese di difendere Kobane dall'avanzata dei miliziani di
IS, il primo ministro turco Erdogan ha bloccato
le frontiere con la Siria. Questo impedisce che a Kobane arrivino aiuti umanitari
e armi, che ci siano vie di fuga per i profughi e che il territorio sia
raggiunto dai combattenti del PKK per ricomporre la resistenza curda.
Le forze popolari di autodifesa dell’YGP e dell’YPJ
si sono schierate in maniera decisa contro l'avanzata del califfato, per difendere i civili in fuga ed arrestare
l'ondata fanatica del fronte islamico. Ma
si rischia un massacro di proporzioni ancora più vaste, perché quello che
dovrebbe essere il corridoio umanitario tra la Turchia e Kobane, per l'assistenza delle centinaia di profughi e per il
pronto soccorso ai curdi, è presidiato costantemente dai carri armati turchi,
che chiudono entrambe le vie.
In questi mesi le immagini delle guerrigliere curde delle Regioni Autonome Democratiche del Rojava sono diventate il simbolo della lotta per la libertà, la democrazia e per la sopravvivenza stessa di un intero popolo. Una lotta che, nel contesto mediorientale, rappresenta l’unica alternativa vera al fondamentalismo islamico, agli interessi delle potenze mondiali ed agli intrecci tra questi due fattori.
In tutta la Turchia ed in tutta Europa ci sono state proteste: in Turchia gli scontri tra la polizia e i manifestanti hanno portato a 14 morti. Contemporaneamente simpatizzanti curdi hanno occupato il parlamento europeo, manifestato in tanti aeroporti e riempito le piazze per dare voce al grido di Kobane, che è di disperazione, ma anche di rabbia degna.
Per questa ragione dobbiamo raccogliere ovunque la sfida lanciata da Kobane. Dobbiamo farlo perché nel coraggio di quelle donne e quegli uomini c’è il portato di tante battaglie che, come attivist* e come movimenti, abbiamo fatto in questi anni e stiamo continuando a fare.
Ci sono le lotte contro la guerra, che oggi si sta ridefinendo in una dimensione più subdola ed oscura rispetto al decennio passato, ma che continua a rappresentare una componente fondamentale delle relazioni geopolitiche e biopolitiche.
Ci sono le lotte per il diritto all’abitare, dei movimenti contro le devastazioni ambientali, contro l’austerity e la precarietà, nel mondo della formazione, di chi nelle metropoli si oppone alla gentrification, di chi non abbasserà mai la testa nei confronti di ogni forma di fondamentalismo, razzismo, sessismo e fascismo.
Come centri sociali del Nord-Est raccogliamo con forza e con decisione questa sfida. Lo abbiamo fatto con il sanzionamento del consolato turco a Venezia e lanciamo, per venerdì 10 ottobre, una giornata di iniziative diffuse in varie città. Vogliamo aprire, insieme a tanti e tante, una campagna di mobilitazione e di discussione pubblica.
Se Kobane diventa la lotta di tutt*, saranno queste mobilitazioni ad aprire quel canale umanitario che permetterà ai curdi di avere munizioni, rinforzi, medicine e aiuti per ricacciare l'IS.
#stopthewar
#direnkobane
Appuntamenti:
- Padova, piazza Antenore ore 19,30
- Vicenza, piazza Castello ore 19,30