Imbarazzante. In nessun altro modo si può definire la condotta di chi
ieri era seduto nelle aule del parlamento. Abbiamo assistito alla
mercificazione dei voti, alla farsa del potere. Lo diciamo chiaramente:
nelle farse Don Chisciotte era molto più bravo di voi, non abbiamo
bisogno del vostro esempio.
E' stata sancita ufficialmente la fine
della forma del governo democratico, o meglio la crisi irreversibile
della legittimità della rappresentanza politica. L'unica democrazia
possibile ieri era quella della strada. Tutto è avvenuto sotto i nostri
occhi: chiusi in uno stanzone uomini in giacca e cravatta hanno fatto i
loro accordi, fatto bilanci, previsioni, approfittato di vie di fuga dal
respiro affannato. Fuori da quello stanzone, per strada, attorno alla
zona rossa che gli incravattati avevano imposto, c'era il mondo.
Non solo gli studenti universitari e medi che in questi mesi hanno protestato nelle strade, nelle stazioni, nelle autostrade.
Non solo gli operai della FIOM umiliati da Marchionne&Co.
Non solo i movimenti dei beni comuni, che lottano per un mondo migliore in cui tutti abbiano accesso alle risorse.
Non
solo Terzigno, contro le discariche che vengono imposte da
contrattazioni decise da altri, sempre all'interno di stanze e stanzoni.
Non solo gli aquilani che si impegnano a essere i soggetti della ricostruzione materiale e sociale del loro territorio.
In
quelle strade c'era il mondo che vive la miseria del presente, ma
soprattutto c'era la ricchezza di tutti quei percorsi di lotta che,
negli ultimi mesi, stanno dimostrando che a questo presente è possibile
ribellarsi. Da ieri abbiamo capito che possiamo farlo tutti assieme e da
oggi continueremo su questa strada.
C'era la stessa generazione di Londra e di Parigi, c'era la Grecia degli
scioperi generali. E' tutta l'Europa che si sta schierando contro un
ordine che non c'è più e che trova nell'austerity l'unica via d'uscita
dalla crisi. E' inutile individuare soggetti pericolosi, dividere tra
buoni e cattivi. In questo senso la matematica ci viene in aiuto.
Credete davvero che in Piazza del Popolo ci fossero solamente un
centinaio di facinorosi? Guardatevi i filmati se avete dei dubbi: in
Piazza del Popolo, in via del Corso, c'eravamo tutt*. Ed è inutile
imprigionarci, non si possono mettere le manette al mondo.
Per questo
esigiamo la scarcerazione degli arrestati e diciamo a chi ragiona in
termini di repressione che siamo stanchi di loro.
Torniamo a casa
con una forza maggiore e con una passione: la rabbia. Questa rabbia va
tradotta, abbiamo il dovere di darle una forma e costruire il nostro
mondo. Iniziamo a costruirci, a partire dall'università, a partire dalle
lotte per il reddito garantito e per un nuovo welfare. Dare corpo alla
rivolta, farla vivere dentro alle intensità di un progetto costituente:
oltre la fine della rappresentanza con un piede nel futuro.
In questo
clima a Bologna si vorrebbe festeggiare l'inaugurazione dell'anno
accademico. Il rettore Dionigi si è detto più volte in buona sostanza
favorevole alla riforma Gelmini. La riforma, bloccata dall'imminente
voto di fiducia, è stata ora rimessa in agenda, calendarizzata per la
settimana prossima. Dopo la sfiducia della piazza, dopo la rabbia delle
decine di migliaia di persone che ieri erano a Roma, è ora di far
sentire ovunque la nostra voce e porre dei punti fermi: chi è favorevole
alla riforma è di fatto complice di quel potere imbarazzante che
abbiamo visto in Parlamento, chi è favorevole alla riforma è un
avversario politico. Né più né meno di chi pone zone rosse, o compra
voti.
Domani, giovedì 16 dicembre, alle 18 in aula III in via
zamboni 38, ci sarà un'assemblea di Ateneo. Costruiamo la protesta in
vista dell'inaugurazione dell'anno accademico e andiamo insieme incontro
a un momento costituente che parli di costruzione di un'università che
ci appartenga.
Resisteremo un minuto più di voi!
Studenti e precari
Bartleby
14.12.2010 - Con un piede nel futuro
Riflessioni sul 14 dicembre degli studenti e dei precari di Bartleby, Bologna
17 / 12 / 2010