Da Napoli a Francoforte

1439 chilometri

verso Blockupy Frankfurt 2.0

26 / 5 / 2013

Napoli- Francoforte, 1439 chilometri. 
In mezzo le discontinuità delle relazioni di potere, lo spartiacque tra Nord e Sud Europa e tra Nord e Sud Italia. In mezzo paesaggi che cambiano, discariche, roghi tossici, capannoni dismessi e divorati dalla ruggine, fabbriche abbandonate, fabbriche riconvertite, delocalizzate, vendute. 
In mezzo disoccupati, disperati, migranti, donne e uomini cittadini della crisi, figli di un'Europa post-democratica e di storie diverse, spettatori di un interregno che non mostra soluzione alcuna all'orizzonte. 
Napoli-Francoforte, 1439 chilometri, un P.I.L. annuo che perde troppi zeri quando scende verso il Mediterraneo e un tasso di disoccupazione che cresce a dismisura. Uno spazio largo e striato, dove ricchezza e povertà si dispongono confuse e polarizzate, dove la crisi con la sua costituente predatoria incalza e imperversa coinvolgendo tutti, dismettendo con violenza la democrazia e costruendo con autorità totalitaria roccaforti vitree di comando. 
Napoli-Francoforte, da una parte una metropoli bagnata dal mare e afflitta dal debito e dall'impoverimento progressivo dei suoi due milioni di abitanti, vittima ipertartassata dall'austerità confezionata anche (ma non solo) nei “laboratori” della città sul Meno, e dall'altra la roccaforte blindatissima dei poteri finanziari, del decisionismo post-democratico e della governance. 

Da Napoli anche quest'anno abbiamo deciso di rispondere all'appello delle compagne e dei compagni tedeschi che richiamano, per il secondo anno di fila, i movimenti europei, a due giornate intense di mobilitazione  attorno al cuore pulsante del potere della speculazione.
Lo facciamo con l'entusiasmo della prima volta, con la determinazione di chi sa però come può organizzarsi la macchina repressiva della Germania della Merkel quando decine di migliaia di cittadini europei giovani e giovanissimi si organizzano per accerchiare la BCE. Lo facciamo forse con ancora più rabbia, quella che ci si è attaccata addosso da quando subiamo sulla pelle la dismissione assoluta della spesa pubblica, l'inedia degli enti di prossimità con le casse svuotate dalla corruzione e dalle manovre economiche, da quando viviamo in città che si fanno piovere addosso e che aspettano in silenzio che trasporti, sanità, welfare, istruzione decadano nella de- responsabilizzazione generale. 
Pensiamo, inoltre, che al di là dell'efficacia dell'obiettivo, sia necessaria e urgente la relazione tra soggettività di movimento entro e oltre lo spazio europeo ed euromediterraneo, perchè, avvertiamo l'assenza profonda di una presa di parola alternativa, risposta forte agli attacchi sferrati con costante arroganza dal nemico neoliberale. Crediamo che i movimenti europei, forti dei percorsi di lotta che costruiscono sui propri territori, non possano non ragionare in maniera condivisa, confrontandosi sempre sulle differenze, ma incontrandosi sopratutto sulle tante affinità. L'Europa è oramai un territorio meticcio e ad alto tasso di vuoti di sovranità, un territorio in cui le governance esercitano il proprio potere coercitivo in modo diversificato, ma forti di una strategia spesso complessiva. 
I Governi degli Stati, spogliatisi dalla necessità di essere ratificati e legittimati dal voto, si benedicono a vicenda nei summit di Bruxelles, apprezzano a vicenda il proprio operato anti-sociale, si stimolano a creare strategie sempre più sottili per trasformare la democrazia formale in un antico ricordo. 
Dinanzi a questo scenario i movimenti, le soggettività che si propongono la sovversione radicale dell'esistente, non possono non cominciare ad incontrarsi per rispondere all'attacco in maniera condivisa.
Sopratutto perchè da sud, da una macro-regione che il Censis vuole più povera della Grecia, siamo convinti che i movimenti debbano innanzitutto rifiutare l'Europa delle aree di colpevolezza e di punizione. Non siamo interessati a cercare colpevoli al debito e alla crisi,fuori dai veri luoghi in cui questi stessi sono latitanti: le banche, le assicurazioni, la finanza, la politica corrotta, la malavita. 
Per farlo non possiamo che incontrarci a Bruxelles come a Francoforte, ad Atene come a Madrid.

E' per questo che Blockupy è nella nostra agenda quest'anno! E' per questo che il 31 Maggio e l'1 Giugno assedieremo la Bce, accerchieremo la città dove sono rintanati i broker e gli speculatori. Dimostreremo, insieme ai fratelli e alle sorelle degli altri centri sociali con cui andiamo in coalizione, ed insieme ai movimenti tedeschi ed europei, che l'unico DEFAULT che vogliamo è quello delle politiche recessive, dell' austerity, della povertà e delle frontiere. 
Manifesteremo a gran voce e con determinazione per l'Europa che abbiamo in testa e per cui lottiamo tutti i giorni contro la troika e contro i poteri locali, l'Europa senza frontiere, l'Europa di nuove cittadinanze, l'Europa che espropria l'1% della ricchezza e che la redistribuisce al 99%, l'Europa che rifiuta il debito la colpa. L'Europa senza PIIGS e senza esattori.
L'Europa della giustizia sociale. 

Napoli project (Insurgencia, mezzocannone occupato, DADA)