dalla Campania al Lazio all'Abruzzo, da Taranto a Brescia alla Sardegna STOP BIOCIDIO

#17M #ancorainpiena CONTRO TUTTE LE DEVASTAZIONI AMBIENTALI

Giornata di azione diffusa in difesa di territori e della salute verso la manifestazione nazionale di sabato 17 maggio

16 / 5 / 2014

A sei mesi dalla manifestazione che ha visto in piazza a Napoli oltre 100.000 persone sfilare contro il biocidio e le devastazioni ambientali, una giornata di mobilitazione diffusa, lanciata dai comitati campani, sta unendo in queste ore molte zone del nostro paese attraverso azioni di denuncia il cui obiettivo è richiamare l’attenzione dei media e delle istituzioni sull’allarme che la crisi ambientale e sanitaria continua a destare da nord a sud del paese e che non riguarda solo la “Terra dei Fuochi”.
Un allarme confermato dai dati pubblicati solo una settimana fa dal terzo rapporto dello studio SENTIERI curato dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Associazione italiana registri tumori, dati dai quali emerge chiaramente che ladevastazione ambientale sta avendo in Italia gli effetti di una strage silenziosa.
A Brescia ci si ammala di tumore più che in ogni altra città italiana e la correlazione tra neoplasie e esposizione a Pcb e diossine è accertata nonostante le ripetute smentite delle Asl locali. A Taranto, tra il 2003 e il 2010 il tasso di mortalità è stato maggiore, rispetto al resto della Puglia, dell'11% per gli uomini e dell'8% per le donne. A Terni, nello stesso periodo, si registrano 265 morti, 199 malati di tumore e 3.291 ricoveri in più rispetto ai valori regionali, mentre l'aumento dei mesoteliomi porta il marchio dell'industria siderurgica ternana. Nei due SIN Campani, Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano, i risultati, seppur relativi a soli 19 comuni su 77, confermano la vertiginosa crescita dell'incidenza tumorale più volte denunciata dalla popolazione.
Per questo, oggi, in Campania i comitati contro il biocidio hanno deciso di occupare simbolicamente decine di comuni, mentre in Abruzzo, rispetto alle vicende del Sito di interesse nazionale per le bonifiche di Bussi, si è scelto di denunciare con un presidio l’immobilismo dell’Asl di Pescara che anzi ha certificato la potabilità dell’acqua contaminata bevuta da 700.000 cittadini. Il 19 giugno, si terrà invece un sit-in davanti al Tribunale di Taranto in occasione dell'inizio del processo per il disastro ambientale dell’Ilva.
La rete Stop Biocidio Lazio ha deciso di rispondere all’appello campano segnalando i limiti e le responsabilità dell’ARPA, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, da cui dipendono i monitoraggi sullo stato di contaminazione dei territori.
Le responsabilità sono emerse, da ultimo, nelle vicende che nei mesi scorsi hanno portato all’incriminazione di Fabio Ermolli, già direttore tecnico della Systema Ambiente srl, società di Cerroni, poi chiamato a rivestire all’interno dell’Arpa il ruolo di responsabile della sezione provinciale di Roma con delega a Suolo, Rifiuti e Bonifiche, accusato di abuso d’ufficio e falso per i dati forniti ai pm che indagavano sulla discarica di Malagrotta e volevano verificare la contaminazione delle falde acquifere.
Lo scorso gennaio è invece emerso come, a partire dal 2010, l’Arpa non abbia comunicato agli enti competenti i risultati delle analisi sui piezometri della discarica di Cerreto, nel comune di Roccasecca (FR), a ridosso del fiume Liri.
Ci chiediamo poi come sia possibile che i risultati delle analisi compiute nel 2010 e nel 2012 sulla discarica di Borgo Montello e testimonianti la contaminazione da rifiuti industriali non vengano ancora resi pubblici.
Ѐ inaccettabile poi che un organo di vitale importanza per la tutela della salute dei cittadini sia diretto dal 2007 da un commissario straordinario nominato con il compito – mai assolto – di procedere alla riorganizzazione dell’agenzia, mentre si taglia sui tecnici specializzati presenti sul territorio per provvedere ai monitoraggi, passati dai 750 previsti a 400.
Intanto i dirigenti sono spesso responsabili di gravi reati, come l’ex direttore di ARPA Frosinone, Vincenzo Addimandi, arrestato nel settembre 2010, per diversi capi d’accusa, tra cui la falsificazione degli esiti di rapporti di prova relativi a campioni di acque prelevati nel Rio Mola Santa Maria, affluente del fiume Sacco, nel territorio di Anagni.
Al di là di queste pur gravi responsabilità, è innegabile il fatto che le analisi compiute dall’Arpa sullo stato delle matrici ambientali siano, in molti casi, tra i pochi strumenti a disposizione dei cittadini e dei comitati che difendono i territori da contaminazioni che mettono a rischio la salute.
La tutela della salute non può essere sottoposta a vincoli di bilancio né dipendere da nomine politiche troppo spesso rivelatesi connesse ad interessi privati.
Proprio per questo, però, individuiamo nell’Arpa l’unico ente che potrebbe oggi assumere il compito di rispondere alle segnalazioni provenienti dai territori, ponendo fine all’inaccettabile assenza di un organo pubblico a cui ci si possa rivolgere per ottenere dal basso il monitoraggio dei siti a rischio ambientale e sanitario. All’oggi invece ARPA Lazio è attivabile dagli enti locali o dall'autorità giudiziaria ma non da associazioni o gruppi di cittadini che ne chiedano l'intervento.
Per questo chiediamo:
  • -l’avvio di un confronto indirizzato ad ottenere l’apertura di sportelli che possano raccogliere le segnalazioni dei cittadini e far seguire ad esse monitoraggi partecipati in cui l’Arpa svolga un ruolo di assistenza tecnica alle comunità residenti in siti a rischio ambientale e sanitario

  • -il rispetto di criteri che garantiscano l’assoluta indipendenza dei dirigenti al di fuori di meccanismi di nomina politica

  • -la fine del commissariamento con il ripristino di un numero adeguato di personale tecnico

  • -una maggiore trasparenza nella diffusione dei dati

INCONTRO CON I DIRIGENTI DELL'ARPA LAZIO
Tali punti sono stati oggetto del confronto che, al termine dell'azione, ha visto una delegazione degli attivisti essere ricevuta da una rappresentanza dell'agenzia, tra cui il Commissario Straordinario Corrado Carruba e il vice commissario Giovanni Arena. Durante l'incontro i rappresentanti dei comitati locali e delle organizzazioni sociali in mobilitazione hanno inoltre denunciato con forza l'inadeguatezza ed insufficienza dei rilievi ambientali operati dall'agenzia in alcuni casi specifici di contaminazione come Roncigliano e Colleferro.
I dirigenti dell'Arpa hanno garantito piena disponibilità all'avvio di una interlocuzione costante con rappresentanti dei comitati territoriali attivi nelle zone interessate da criticità ambientali, attraverso incontri di approfondimento su singoli casi e assemblee territoriali che possano supplire alla scarsa divulgazione dei dati diffusi dall'Arpa, spesso illeggibili ai più. Dal punto di vista politico, la Rete Stop Biocidio Lazio intende da qui in avanti avviare un percorso che porti all'istituzionalizzazione di luoghi di confronto tra Arpa e realtà sociali territoriali, che abbia come fine ultimo la restituzione di uno strumento tecnico come l'agenzia di protezione ambientale alla cittadinanza.
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Per rivendicare la necessità che crisi ambientali ed emergenze sanitarie vengano messe al centro dell'attenzione e dell'agenda politica, quali fattori di grave violazione dei diritti individuali e collettivi delle comunità che abitano in territori contaminati - a partire dal rispetto del principio di precauzione fino al diritto a processi di bonifica immediati e sotto controllo popolare - domani saremo in piazza all'interno della Manifestazione Nazionale convocata in difesa dei beni comuni, contro speculazioni, privatizzazioni e devastazioni territoriali con un grande spezzone unitario in cui si ritroveranno le lotte ambientali di tutto il paese per dire Stop al Biocidio.
STOP BIOCIDIO LAZIO
Info e contatti: [email protected]