Dati inequivocabili che dicono a chiare lettere che l'AMNISTIA E' UN ATTO DOVUTO ed IMPROROGABILE

2014, è ora di amnistia

E' stato pubblicato recentemente il X rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione in Italia redatto dall'Osservatorio Carceri di ANTIGONE

4 / 1 / 2014

In carcere in Italia al 30 novembre 2013 ci sono 64.047 persone. I posti “regolamentari” sarebbero 47.649, ma in realtà, secondo stime più attente Antigone sostiene che la capienza reale è di 37.000 posti; il tasso di sovraffollamento, ufficialmente al 134,4%, schizzerebbe perciò al 173%. Non è un'ipotesi peregrina, ma un dato che lo stesso Ministero ha affermato abbastanza realistico.

Altri dati importanti contenuti nel rapporto rivelano che, ancora adesso, il 37,4% della popolazione carceraria è detenuta in custodia cautelare (e quindi senza che la loro responsabilità penale sia stata accertata), ma anche che tra i detenuti “definitivi” il 6,4% deve scontare una pena inferiore ad un anno ed il 26,9 % una pena inferiore a tre anni. Insomma, il 33% circa dei detenuti condannati in via definitiva hanno commesso, in realtà, reati non particolarmente gravi, per cui stanno subendo periodi di detenzione che ben potrebbero essere sostituiti da misure alternative.

Altri dati stupefacenti: i detenuti che hanno la possibilità di lavorare in carcere sono appena il 17,5%, ma questo solo grazie ad una politica che ha frazionato i posti di lavoro creandone di aggiuntivi (ovviamente a scapito di un minimo dignitoso di reddito); la possibilità di formazione, scolarizzazione è tragicamente bassa (non parliamo dei corsi universitari, ma di corsi professionali: 251 quelli avviati nella prima metà del 2013, 1711 detenuti interessati, la percentuale la lasciamo calcolare al lettore...). Il tutto garantito prevalentemente da operatori volontari, un' “anomalia positiva”, la definisce il rapporto, che si traduce numericamente in più di 12.000 soggetti.

Gli operatori istituzionali (dirigenti, educatori, assistenti sociali, personale tecnico amministrativo) risultano in totale 1506. Nel 2003 erano 21.726, a fronte di una popolazione detenuta ben più ridotta e sicuramente meno variegata e problematica. Tragicamente quasi assenti i mediatori culturali (il rapporto stimato è 1 mediatore ogni 100 detenuti).

Anche la polizia penitenziaria è diminuita in numero di unità: dai 46.000 agenti del 2003 si è passati ai 41.000 circa del 2011. Ma non c'è paragone con i tagli agli operatori, e comunque il rapporto tra agenti e detenuti resta tra i più alti d'Europa (in Italia 1/1,19, mentre in tutti gli altri paesi si parte da un rapporto 1/ 2,6).

Analizzando i tagli di bilancio in quasi un decennio (dal 2003 al 2011) il rapporto Antigone conclude che mentre i costi per il personale (come abbiamo visto sostanzialmente riducibile agli agenti di polizia penitenziaria) sono saliti del 12,1%, gli stanziamenti per mantenimento, trasporto, assistenza e rieducazione dei detenuti è calato quasi della metà (esattamente del 47%). Infine i Magistrati di Sorveglianza, che si dovrebbero occupare di tutte le esigenze della popolazione detenuta, nella quasi totale assenza di altre figure di garanzia, sono all'incirca 1 ogni 300 detenuti.

Il rapporto Antigone contiene anche un'interessante comparazione operata con la collaborazione di partners e gruppi di osservazione in altri sette paesi assai significativi (Francia, Inghilterra, Grecia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Inghilterra e Spagna). Rinviando alla lettura del rapporto per i più interessati, citiamo solo i tristi primati delle carceri italiane: primi in numero di suicidi in carcere (seguiti da Inghilterra e Spagna), secondi in numero di detenuti stranieri (preceduti dalla Grecia), secondi in detenuti minorenni (dopo il primo posto della Spagna), primi per percentuale di detenuti in custodia cautelare (con uno scarto di più del doppio dagli altri paesi presi in considerazione), primi ovviamente per sovraffollamento carcerario.

L'effetto di questa politica carceraria (unita a quella della legislazione criminale) ? Dei 66.028 detenuti presenti nelle carceri italiane al 30 giugno 2013, solo il 42,9% entrava in galera per la prima volta; il 57% è invece “recidivo”. Una statistica che decreta senza se e senza ma il fallimento delle scelte repressive messe in atto, soprattutto negli ultimi venti anni, nel nostro paese. Come dice Antigone “il carcere è una macchina costosa che alimenta se stessa, crea la propria domanda, indifferente al proprio fallimento”.