In migliaia hanno risposto all'appello per la manifestazione a Roma del 26 marzo lanciata dai movimenti per l'acqua come apertura della campagna referendaria. Una manifestazione che si è arricchita della mobilitazione antinucleare e della mobilitazione per fermare i bombardamenti in Libia ed accogliere i migranti.
Una giornata densa dei significati nella consapevolezza che la lotta per in difesa dell'acqua, contro il nucleare, per i beni comuni, contro i bombardamenti e per l'accoglienza tratteggiano un percorso complesso ma capace di contribuire a disegnare un'alternativa societaria. Un comune, una pratica del comune nell'azione politica che può superare le sommatorie dei temi per contribuire in questa epoca di crisi strutturale a rafforzare la necessità del cambiamento.
L'appuntamento del 12 e 13 giugno con la vittoria dei referendum per l'acqua e contro il nucleare sono una storia che possiamo scrivere tutti insieme.
INTERVISTE DAL CORTEO
INTERVENTI DAL PALCO
Raccolta completa articoli della preparazione della manifestazione del 26 marzo
Per seguire la campagna referendaria
LA PIAZZA, LA SORPRESA
Angelo Mastrandrea
Impressione numero uno, guardando il lento fluire
della manifestazione che si appresta a inondare piazza San Giovanni a
Roma: il colore azzurro dell'acqua domina su tutto, chiazze di giallo
rimandano al nucleare, l'arcobaleno compare a sprazzi come da previsioni
della vigilia. Impressione numero due, dopo aver visto sfilare due
terzi del corteo: confermato il primo colpo d'occhio cromatico, ma «il
bello, il brutto e il cattivo» del titolo del manifesto di giornata,
vale a dire l'acqua, il nucleare e la guerra, è come se si fossero fusi
in un sentimento unico, producendo un'inedita contaminazione di
pacifismo e ambientalismo. Impressione numero tre, abbandonando la
piazza: non si è ascoltato un solo slogan su Berlusconi e sul governo. A
ben sentire, nemmeno sull'opposizione. Quasi che il giudizio fosse nei
fatti: la legge che privatizza le risorse idriche è opera del Pdl, ma
sulla stessa barca ci sono un'abbondante fetta del centrosinistra,
Confindustria e una potente lobby trasversale non seconda a quella
(altrettanto trasversale) che lavora per il ritorno al nucleare.
Stando
così le cose, quante possibilità ha un ecologismo popolare così diffuso
di incidere realmente sulle scelte politiche del nostro Paese? Poche,
pochissime, a giudicare dal boicottaggio politico e dal sostanziale
silenzio mediatico su questioni che pure coinvolgono milioni di persone.
L'unica speranza è che il 12 giugno ci svegliamo con una sorpresa:
spiagge vuote e urne piene di sì per l'acqua pubblica e per l'abbandono
del nucleare. La piazza di ieri dice che la sorpresa, e non sarebbe la
prima volta in Italia, è a portata di mano.