8 Marzo: la marea tranfemminista è il grido collettivo di chi vuol cambiare il mondo

9 / 3 / 2023

È di nuovo marea fucsia, per il settimo anno consecutivo. Da Roma a Palermo, da Milano a Cosenza, da Bologna a Napoli, dalle grandi città ai centri più piccoli della provincia lo sciopero transfemminista invade l’Italia e il mondo intero (ascolta il podcast di Gemini Network da varie città italiane). Un “grido altissimo e feroce” che vuole trasformare la rabbia in forza sovversiva, che veda le donne e tutte le soggettività non eteronormate come le forze vive di un cambio di rotta radicale. «Meglio vederci morte che libere» è lo slogan che risuona in ogni piazza, che ci ricorda con estrema crudezza come di patriarcato si muore ancora, ci si ammala, si soffre. Ma che allo stesso tempo rappresenta la sintesi più precise di una società neoliberale che si riproduce proprio sulle diseguaglianze di genere, di razza, di classe.

Ovunque il pensiero va alle vittime della strage di Cutro, alle donne che continuano a guadagnare il 15% in meno degli uomini proprio qui, nella ricca Europa, e spesso sono salari da fame e ottenuto in ambienti di lavoro ostili e macisti. Perché il capitalismo è quel mondo dove è più “naturale” sottrarre diritti - e spesse volte anche la vita – alle persone subalterne che abolire i privilegi. Ed è per questo che questa battaglia non può che essere intersezionale, non può che essere concepita come uno dei pilastri principali di una società più giusta, libera ed equa. Di seguito la cronaca dalle città del Nord-Est.

A Venezia la giornata è stata costruita insieme da diverse realtà: il Collettivo Artemisia della riviera de Brenta, l’assemblea transfemminista Queerwego del Laboratorio occupato Morion, il Laboratorio climatico e transfemminista Pandora e Non Una di Meno Venezia. La manifestazione di eri è stato il culmine di una settimana ecotransfemminista, nella quale diverse iniziative hanno evidenziatoquanto la giustizia climatica e quella sociale siano inscindibili, quanto la lotta transfemminista e quella climatica abbiano la stessa matrice patriarcale, capitalista ed estrattivista, che altro non fa se non risucchiare profitto dai corpi e dai territori.
Il presidio è iniziato alle 14.30 in campo Santa Margherita e ha visto la partecipazione di tutte le età, dai più grandi ai più piccolini.  Un momento e uno spazio composto di letture, banchetti, musica e lotta. Sono stati toccati tanti temi, dalla mancanza di servizi, al mondo della formazione, al lavoro. Alle 17.30 la marea transfemminista è partita in corteo per attraversare le strade della città, per riprendersele e urlare che la «rivoluzione è transfemminista o non è». Passando per luoghi simbolici, le attiviste hanno ribadito l’esigenza di una città a misura di tutte le soggettività, hanno ribadito quanto le morti in mare non siano un incidente, ma la precisa conseguenza di scelte politiche discriminatorie e violente, hanno ribadito che la lotta è per la vita.

Venezia

A Treviso almeno 250 persone si uniscono al “corteo dell'amore e della rabbia”, piene di voglia di rendere la città transfemminista dei desideri di tuttə, tutte e tutti. Le voci del corteo sono molteplici, rivendicano una città in cui gli spazi abbandonati vengano riconvertiti in spazi abitativi per la fuoriuscita dalla violenza, consultorie, scuole senza discriminazioni e servizi a disposizione di tuttə. All'altezza del Duomo il corteo rivendica un aborto sicuro e libero e riesce a portare uno striscione sulle scale della chiesa: qui la polizia prova a spintoni a fare scendere le attiviste dal sagrato non riuscendoci. La manifestazione finisce in piazza Borsa con la performance delle giovani allieve di una scuola di danza indipendente della città.

Treviso

La mobilitazione a Padova inizia nel mattino: il collettivo Spina, per lanciare un questionario di indagine sulle molestie in università, svolge un'azione in diverse sedi dell'Ateneo, volantinando e lasciando scritte di accusa al sistema universitario con il rossetto sugli specchi delle facoltà. Nello stesso tempo il coordinamento studentesco lancia una giornata contro la scuola patriarcale, lanciando una giornata indecorosa per la libertà di attraversare le scuole vestit3 come si vuole, e denunciando l'educazione patriarcale che viene insegnata nelle classi.

Il corteo parte nel pomeriggio da piazza Portello e si snoda per le vie del centro storico.  Sono centinaia le persone che vi partecipano, passando per alcuni luoghi simbolo del sistema patriarcale. La prima tappa è l’ospedale: «per noi la salute è molto più dell’assenza di malattia, è benessere collettivo, è una medicina slegata da una concezione etero-patriarcale e coloniale, è un bene comune che oltrepassa  le logiche di profitto che stanno alla base di una sanità ormai non più pubblica». Altra tappa davanti al Santo, dove il prossimo 11 marzo ci sarà una manifestazione degli antiabortisti, «che si sentono sempre più legittimati anche grazie a questo governo, portatore di un’ideologia che vede il corpo della donna come un campo di battaglia». Davanti alla prefettura viene steso lo striscione con la scritta “al fianco di tutte le donne che sfidano il regime di morte delle frontiere; Cutro noi non dimenticheremo”: «in questo corteo arrabbiato e desiderante non possiamo che guardare la libertà di movimento da una prospettiva radicale femminista ed intersezionale».

Tra gli interventi, viene toccato spesso il tema del lavoro e delle disparità salariali. Tra questi, l’Adl Cobas che «ha indetto lo sciopero generale per ricordare tutte le donne lavoratrici che sono state uccise per conquistare diritti di cui oggi possiamo ancora godere, che vanno difesi da qualsiasi attacco». Inoltre la questione abitativa, con «la casa che non è più in diritto, ma un privilegio, di cui soprattutto le donne e le persone LGBTQIA+ sono sempre più escluse». Di fronte al DAP viene data solidarietà ad Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto al 41 bis da 139 giorni in sciopero della fame.

Padova

A Schio la mobilitazione parte in Piazza Duomo. La piazza ha sottolineato come le lotte per la giustizia sociale e climatica siano fondamentali per opporsi a un sistema capitalista e colonialista che discrimina e marginalizza chi non è funzionale al suo sviluppo. Negli interventi si è ribadito che «l'8 marzo non è una festa, ma una giornata di lotta e di autodeterminazione». Durante la manifestazione si sono affrontati temi come il diritto all'aborto libero, sicuro e accessibile, l'importanza di una vera educazione sessuale e affettiva nelle scuole, la lotta contro lo sfruttamento lavorativo e la valorizzazione del lavoro domestico e di cura, la necessità di riconoscere e proteggere le soggettività trans e tutta la comunità LGBTQIA+. Si è rimarcata l'importanza di considerare le donne e le soggettività non conformi al modello cis-etero-maschile come soggetti e non oggetti, e la necessità di continuare a lottare per la giustizia sociale e climatica, per una società libera da classismo, razzismo, abilismo e dalla violenza patriarcale.

Schio

Piu di 200 persone hanno attraversato Vicenza con una street parade transfemminista che ha occupato lo spazio pubblico rivendicando i diritti che ogni giorno sono sotto attacco, ma anche il desiderio di una società libera da tutte le costrizioni sociali. Dal furgone si rivendica il diritto all’aborto, a un lavoro di cura e domestico riconosciuto e salariato. Durante la street è stata creata un’installazione partitistica che ha coperto la statua dedicata agli alpini davanti alla stazione ferroviaria. Nel 2024 Vicenza dovrebbe infatti ospitare l’adunata degli alpini e si ribadisce a gran voce che la città sarà pronta a ostacolare questo evento che, come si è visto le scorse volte, ha portato solo molestie e violenze.