L'emozione di esserci al meeting 'Uniti contro la crisi'

Il comune che viene

Alcune assemblee

23 / 1 / 2011

Ci sono assemblee ed assemblee. Alcune sono routinarie, standard, normali. Altre ancora sono “da fare”.

Alcune sono uniche. Rendono indimenticabile un'esperienza politica, singolare e collettiva.

Ti fanno sentire il comune, te lo fanno costituire come passione felice comunemente condivisa, frutto delizioso di un partecipare di tutti e tutte su tutto.

Servendo al bar, allestendo le sale, lavorando con inesauribile energia e creatività alla Global house di www.globalproject.info (che ha connesso e connette ancora ora le case di chi non poteva esserci con quanto succedeva tramite il video streaming e le risorse multimediali), intervenendo, commentando, standoci. Conoscendosi, che non è affare da poco o di secondaria importanza.

La due_giorni di Uniti contro la crisi è stata un evento politico straordinario. Migliaia di compagni si sono confrontati, hanno discusso. Si sono conosciuti. Si sono organizzati.

Hanno messo in gioco la loro identità per allargare senza limiti precostituiti la necessità di costruire il comune politico laddove la crisi di sistema in corso scompone, individualizza, separa.

Operai, sindacalisti, compagni e compagne dei centri sociali, studenti, lavoratori in formazione, lavoratori della formazione, partite iva, artigiani, operatori sociali, cooperanti internazionali e del fair trade, disoccupati, esponenti dei comitati ambientali e dell'associazionismo ecologico, partecipanti ai movimenti di difesa dei beni comuni, della cultura, della precarietà creativa, migranti ed indigeni si sono definiti attorno ad un noi, non fisso, non statuale, con sintetizzato o sintetizzabile in un processo di rappresentanza, non chiuso.

Un noi che viene inaugurato da chi c'era, ma che non basta a sé stesso e che perciò riguarda soprattutto chi non c'era.

Di fronte a noi c'è una scelta. Siamo dentro una crisi maledettamente dura, che è solo all'inizio e che si istanzia stato per stato, ma che è globale e che impatta tutto il bios. Possiamo starci in modo individuale e separato e fronteggiare da soli la fase ed affrontare la sfida che impone. Oppure possiamo associarci, unirci, conoscendoci e parlandoci. Oppure possiamo cooperare, costruire un linguaggio comune, vivere un programma di lotta che interpoli le tante scadenza, senza sommarle algebricamente, ma invece moltiplicandole ed esaltandone l'efficacia, senza neppure affrontare il tema della sintesi.

Salario e reddito, ambiente e ragioni del lavoro, sapere vivo e lavoro vivo si intrecceranno nei cortei regionali dello sciopero dei meccanici della FIOM di venerdì 28 (giovedì 27 per l'Emilia Romagna).

E' già un'imminente e decisiva tappa. Più in là le scadenze del movimento per la difesa dell'acqua, contro l'attuazione del DDL Gelmini, altri seminari ed il ritorno a Genova. Sullo sfondo la lotta per lo sciopero generale da ottenere e generalizzare, l'Europa come interrogativo che può divenire la costituente di movimento.

Tremano i polsi a pensare a quale importanza abbiano i passaggi che abbiamo di fronte. Ma la voglia è di provarci davvero, perchè non c'è nulla di più bello e ricco che divenire insieme l'alternativa politica. Giochiamocela fino in fondo.