Christian
Marazzi ha ben spiegato quale sia il rapporto, assolutamente
indissolubile, tra stati d’animo come il panico, l’euforia, la
depressione e l’andamento finanziario. La parte emozionale della
produzione di denaro a mezzo di denaro o se volete, quella che
lucidamente affida al calcolo irrazionale l’esito di operazioni che
muovono quantità di ricchezza nominale che corrisponde a molte volte il
PIL mondiale, in questi anni si è strutturata e organizzata. Le agenzie
di rating, società private, condizionano gli stati, ma questo è noto da
tempo. Se poi ad essere il cuore e il cervello di quelle agenzie, che in
mano hanno il destino dei governi oltre che delle banche, sono gli
stessi capitalisti della speculazione finanziaria che posseggono
attraverso gli hedge found consistenti quote del debito pubblico di uno
stato, e contemporaneamente hanno investito attraverso i Credit default
swap sulla probabilità che esso fallisca, allora forse risulta chiaro
che il “gioco delle emozioni” è esattamente come quello che si instaura
in un tavolo di poker, solo che il piatto è composto di beni e vite
altrui.
“La Grecia ha evitato il default” annunciano da Bruxelles, dopo
aver stretto l’accordo con il governo Papademos, un fantoccio messo lì
dalla Banca Centrale per garantire gli interessi privati delle banche
tedesche e francesi che sono piene di titoli ellenici. Subito risponde
qualche altro illustre giocatore, dalle pagine del Financial Times
“misure ancora insufficienti”, e la partita continua.
Il piatto, cioè la
posta in gioco, cresce di quantità e qualità, aggiungendo brividi ed
emozioni per i giocatori: le privatizzazioni di beni pubblici,il taglio
dei salari, i licenziamenti fanno cassa. Ma poi si mette in mezzo al
tavolo la costituzione, la sovranità, si sperimenta fino a che punto di
profondità anche la vita, la
rabbia, la disperazione di un popolo intero possa diventare denaro, si
possa convertire in azioni, in finanza derivata, in obbligazioni future.
Ora, dopo l’accordo di Bruxelles, già si porrà il problema di non far
svolgere le elezioni in Grecia previste per Aprile. Nella Costituzione
Papademos dovrà introdurre il rispetto degli accordi, e i funzionari
della Troika siederanno sopra il Parlamento nazionale e controlleranno
il Governo. Louka Katseli era ministro del Lavoro e della Previdenza
sociale durante il governo Papandreu. E’ stata buttata fuori dal suo
partito, il Pasok, perché si è rifiutata di avallare le scelte decise
dal direttorio europeo per la Grecia. Ma è anche una nota economista di
fama internazionale. E’ lei a ripetere in queste ore che tutte le misure
varate, che devastano la società greca e introducono definitivamente
l’era post-democratica in Europa, serviranno solo a prendere tempo.
Non
c’è alcun default scongiurato
perché la Grecia, il cui rapporto debito pubblico/pil raggiungerà entro
due anni quello della Nigeria, è già pienamente insolvente.
Semplicemente si stanno sperimentando nuovi meccanismi di drenaggio di
ricchezza, anche sotto la forma della privatizzazione completa di beni
comuni come l’acqua o l’immenso patrimonio artistico, che serve ad
alimentare la partita a poker di cui sopra.
La favoletta della riduzione
del credito dovuto dalla Grecia ai privati di cento miliardi di euro, è
buona per le opinioni pubbliche frastornate e terrorizzate dal big
crash. Ma è evidente, anche ad esempio scorrendo le dichiarazioni di un
Bocconiano come Marco Onado docente senior al Dipartimento della
Finanza e amico del superpremier “tecnico” italiano, che l’obiettivo di
tutta questa operazione è “innanzitutto salvare le banche”, a costi
sociali che sono già sotto gli occhi di tutti. Anche secondo Oddo, la
situazione per la Grecia non solo non
è cambiata, ma anzi, si è aggravata e con essa anche quella di tutta
l’eurozona.
Come dire che non solo la Grecia siamo noi, ma saremo anche
il futuro della Grecia. O che il nostro futuro si sta disegnando proprio
lì, adesso. Per la prima volta tutti i diritti, anche costituzionali,
sono stati venduti da uno stato sotto forma di derivati. Se li sono
giocati in borsa insomma. I creditori privati potranno attingere perfino
all’oro della Banca Centrale ellenica.
Le emozioni aumentano, e i
territori di conquista della finanziarizzazione si espandono. La Deutche
Bank, era una notizia di qualche tempo fa, ha messo a punto un nuovo
tipo di bond, chiamati i “bond morte”. Sostanzialmente si investe sulla
probabilità di vita di un certo numero di cittadini, e si scommette che
muoiano entro un tot di anni. Se ciò si verifica si moltiplicano i soldi
investiti.
Ecco forse noi dovremmo smetterla di fare tanto gli
schizzinosi: questi signori giocatori di
poker con le vite altrui, giocano pesante.
Forse dovremmo entrare in
questa filosofia e investire energie, cooperazione, intelligenze, che
sono la nostra sola ricchezza, sul fatto che moltitudini di gente
incazzata, prima o poi, gli rovesci il tavolo in testa.
Forse dovremmo
alimentare con speranza quello che sta accadendo in Grecia in termini di
rivolta, e riuscire a trasformarlo in un sentimento diffuso, comune,
europeo. Non si può stare a guardare mentre investono sulla nostra morte.
La Grecia. il default e il poker
22 / 2 / 2012
