Torture di Governo. Il regime che avanza

15 / 6 / 2010

Le convenzioni internazionali e l’ONU pretendono dagli Stati l’introduzione del reato di tortura. Il Governo Berlusconi, in perfetto stile autoritario, risponde con un niet: nell’ordinamento italiano non verrà introdotto. Che cos’è la tortura? E’ qualunque violenza o coercizione, fisica o psichica, esercitata su una persona per estorcerle una confessione o informazioni, per umiliarla, punirla o intimidirla. 

La tortura offende la dignità umana, produce sofferenza fisica e/o psicologica. La tortura è necessaria ai regimi, anche quelli contemporanei che evitano, fin quando possibile, l’olio di ricino, preferendo le forme di violenza morale e psicologica. La tortura è un arnese mai arrugginito che può tornare utile ad un governo che utilizza la criminalizzazione del dissenso come programma politico. La pratica della tortura appartiene a quelle forze reazionarie che stanno alla base dell’introduzione della colpa d’autore attraverso la punizione degli immigrati solo perché clandestini. La tortura può tornare utile in un momento storico in cui non è difficile prevedere una ripresa del conflitto sociale, un ritorno alla disobbedienza civile di fronte all’abuso del diritto ed all’uso illegittimo della legge, alla nascita di una sana e pacifica ribellione sociale, ad un fermento del movimentismo di piazza. La partecipazione democratica può essere repressa anche con la tortura. Del resto, il regime considera il dissenso sovversione. La piazza è pericolosa ai padroni del pensiero unico. La devianza, invece, non è nella partecipazione democratica, ma nel Governo che si pone, ormai, al di fuori dell’ordine costituzionale conducendo un disegno di annichilimento della democrazia.

Al regime fa paura l’opposizione politica. Ed ecco che si riduce il Parlamento ad organo di mera ratifica dei decisioni prese in luoghi ristretti del potere. Al regime fanno paura le indagini della magistratura autonoma ed ecco che la si mette in condizioni di non nuocere per sottoporla, poi, al potere esecutivo. Come vuole la P2. Al regime fa paura la stampa indipendente perché racconta i fatti e stimola il pensiero libero; il pensiero critico fa paura al regime perché produce dissenso e questo produce mobilitazione civile e culturale. 

Con la passione civile e la sete di giustizia si abbattono i regimi, anche quelli più potenti. Ed ecco che si mette il bavaglio ai giornalisti.

Controllato Parlamento e sottomessa magistratura ed informazione, al regime resta la paura della mobilitazione dal basso. Del popolo che si mette in movimento. Come il quarto stato.

La tortura è già servita per stroncare recenti imponenti movimenti di popolo. A Napoli, alla caserma Raniero, a Genova, a Bolzaneto, il regime stroncò il movimento no-global con una barbarie di Stato. La violenza doveva essere esemplare perché quel movimento faceva paura. Non si temeva la parte, assolutamente minoritaria, dei manifestanti violenti; bensì quell’infinità di associazioni che partecipavano per costruire un mondo migliore, per una globalizzazione dei diritti. La violenza di stato di quei mesi fu messa in atto da un governo di centro-destra ed uno di centro-sinistra. Il popolo in movimento, l’alternativa politica, il protagonismo sociale, la cittadinanza attiva fa paura ai poteri. Ed i poteri forti non sono solo con Berlusconi. A Genova era presente durante la macelleria sociale anche quello che alcuni, oggi, definiscono il compagno Fini. La stessa persona che vota la fiducia alla legge Bavaglio che favorisce le peggiori forme di criminalità. Quelli che vogliono il manganello per i ladri di galline e la piuma d’oca per i ladri di Stato.

Genova e Napoli sono ferite ancora sanguinanti. Per tanti di noi. Soprattutto per chi ha lavorato al fianco delle forze dell’ordine, con quei veri servitori dello Stato, conoscendone le qualità professionali e la chiara sensibilità democratica. Gli appartenenti alle forze di polizia condannati per i gravissimi reati commessi a Napoli e Genova mortificano il sacrificio dei tantissimi poliziotti, carabinieri e finanzieri che, ogni giorno, servono lo Stato rischiando la vita per pochi soldi.

Con il reato di tortura sarebbero stati condannati, alcuni di loro, anche per questo. Con la eventuale condanna definitiva devono essere immediatamente espulsi dai corpi di appartenenza. Molti di loro, nonostante già condannati in primo o secondo grado, continuano ad esercitare funzioni delicatissime per l’affermazione della legalità. 

Anche questo è il segno del regime che avanza.