A Trento non si ferma l’opposizione alla Buona Scuola di Renzi

12 / 6 / 2015

Dopo il partecipatissimo sciopero del 5 maggio scorso, alcuni insegnati delle scuole trentine hanno aderito allo sciopero degli scrutini indetto qualche settimana fa. Nonostante le pressioni di alcuni Presidi tutte volte a smorzare la determinazione degli insegnanti, in alcuni istituti superiori il blocco è andato abbastanza bene. 

A questo, si è aggiunta un’altra iniziativa promossa da un gruppo di insegnanti, uno sciopero della fame a staffetta iniziato nella mattina del 10 giugno e lungo più di 24 ore. 

In presidio permanente a Piazza Italia, alcuni insegnanti e studenti provano a comunicare con la città e a sensibilizzarla sul tema, spiegando ai passanti le ragioni della protesta. Raccontano convinti di come la Buona Scuola sia in realtà l’ultimo tassello di una serie di interventi pregressi, di come la scuola pubblica sia così definitivamente resa una vera e propria azienda, in cui gli studenti dovranno sottoporsi a tirocini formativi utili solo a chi potrà farli lavorare senza pagarli; spiegano di come centralizzare ancor più poter sulla figura del preside rende la scuola meno democratica e più dipendente da un'unica figura, che potrà decidere in maniera arbitraria chi assumere e chi no; spiegano di come il governo continua a finanziare gli istituti privati e a definanziare quelli pubblici, minando così un principio base che è quello per cui tutti devono poter avere la possibilità di studiare. 

Questo e molto altro spiegano questi insegnanti che, oltre ad aver aderito al blocco degli scrutini, hanno deciso di porre ancora una volta i propri corpi contro un disegno di legge che dichiara la morte dell’istruzione pubblica.