A Venezia lə studentə chiedono soluzioni accessibili al problema dell’abitare

Conferenza stampa del collettivo universitario Lisc davanti al Camplus di Santa Marta.

13 / 5 / 2023

In questi giorni il tema del caro affitti per gli studenti torna caldo in tutto il paese. Dalle proteste davanti alla statua di Minerva alla Sapienza a Piazza Leonardo a Milano, gli studenti e le studentesse universitarie si stanno accampando per manifestare contro politiche abitative e residenziali inadeguate. Anche in Veneto i collettivi universitari si sono mobilitati negli scorsi mesi, dando vita a campagne di mobilitazione per una vita studentesca degna. Pubblichiamo il comunicato stampa del collettivo universitario Lisc, che oggi ha di nuovo preso parola sul tema davanti al Camplus di Santa Marta, a Venezia.

Era il 25 ottobre quando in tantissimə studentə ci siamo accampate per la prima volta sotto al Rettorato. Dopo un mese e mezzo di iniziative, dibattiti e incontri pubblici sparsi per la città, abbiamo concluso la campagna “Facciamoci spazio!” attendendo tutte insieme il Senato Accademico dell’indomani per consegnare un documento pensato, elaborato e scritto da chi ha preso parte all’occupazione per denunciare la situazione degli spazi e, soprattutto, della questione abitativa.

Un documento che spiegava i disagi degli studenti “cafoscarini” nel pagare migliaia di euro all’anno di tasse e non avere garantito un diritto allo studio degno di essere chiamato tale: mense insufficienti e comunque inadeguate nell’offerta, biblioteche carenti e molto spesso inaccessibili durante le sessioni, aule straripanti, mancanza di spazi di socialità. Ma soprattutto, quello che il documento voleva denunciare era proprio l’impossibilità di accedere al mercato immobiliare veneziano.

La questione degli affitti, soprattutto in centro storico, è sempre stata cruciale all’interno del dibattito sulla residenzialità. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un rincaro spropositato, sia in terraferma che in isola. Al di là degli affitti privati che sono sempre più inaccessibili - parliamo di stanze singole che, senza spese, non costano meno di 500 euro al mese e di doppie a 700 euro - fa riflettere la strategia messa in campo dall’Università.

Da brava competitor nel libero mercato, Ca’ Foscari risponde alla grave crisi abitativa con residenze di lusso ancora più care degli appartamenti privati. Parliamo di stanze che arrivano a costare 900 euro al mese nel Camplus di Santa Marta.

All’interno di un contesto di progressivo spopolamento della città, del drastico calo demografico dato dal grande esodo verso la terraferma, la Rettrice a braccetto con Brugnaro brinda al “Modello Boston”: una città - campus capace di accogliere migliaia di studenti grazie all’implementazione di studentati (costosissimi), e che sappia, quindi, rigenerare il proprio tessuto cittadino a partire da questo nuovo concetto di residenzialità studentesca.

Ma siamo sicure che abbiamo bisogno di altre residenze private quando il patrimonio di case pubbliche conta 2500 case ATER chiuse e abbandonate? Siamo sicure che ciò di cui i futuri cittadini veneziani hanno bisogno siano loculi da 700 euro al mese?

Il quadro istituzionale dentro il quale ci troviamo, del resto, è desolante. Da destra c'è l'intenzione di spingere su politiche abitative fatte tutte di studentati di lusso privati, con una giunta e una dirigenza d'Ateneo che vogliono concentrare le loro forze solo sulla progettazione di nuovi edifici e quindi nuovo cemento, nuovi quartieri da sfruttare: studenti visti come ricchi ospiti da cui estrarre quanto più profitto possibile. A "sinistra" le idee sono poche e ben confuse. Dopo aver emanato la peggiore legge sulla casa nella storia recente, fatta per affossare la residenzialità pubblica e arricchire i privati (decreto Lupi) ora il PD porta avanti una battaglia sui BnB. A livello locale la forza di "opposizione" si focalizza solamente sulla regolamentazione delle affittanze turistiche.

Una mossa necessaria da un lato, ma comunque insufficiente in quanto non tiene presente la quantità di case chiuse, sfitte e quindi potenzialmente utilizzabili come appartamenti per studenti, di cui abbiamo un chiaro bisogno, come abbiamo bisogno di politiche realmente a favore della residenzialità studentesca e universitaria. Anziché partire dal turista, partiamo da noi studenti: più che paletti alle affittanze turistiche servono incentivi a chi affitta a noi studenti, un welfare capace di coprire le spese d'affitto a chi non può permettersele, delle residenze accessibili e pubbliche. Insomma, più che di propaganda elettorale, abbiamo bisogno di regolamentazioni e agevolazioni per lə studentə che transitano in questa città, che ci spingano a rimanere ed essere futurə cittadinə e non solo persone di passaggio (come ci dipingono ora).

Lə studentə che attraversano Venezia (e che vorrebbero rimanerci) non sono turisti a lungo termine a cui affittare un Airbnb, non sono portafogli da svuotare a cui si può chiedere un affitto che va dai 600 ai 1000 euro al mese per una stanza, non sono merce da consumare.

A ottobre in tantissimə abbiamo piantato le tende sotto al Rettorato per denunciare la situazione che stiamo vivendo: adesso lo sta facendo anche tutto il resto d’Italia.

Non vi basta come segnale?