Ahmed Nagi. Rivoluzione egiziana atto primo

1 / 10 / 2011

Abbiamo incontrato a Ferrara nell'ambito dell'Internazionale Festival il giovane blogger, giornalista e scrittore egiziano Ahmed Nagi.

Ahmed ci ha raccontato quale sia ora la situazione nel suo paese a sei mesi dalla rivolta. Se da una parte la giunta militare al governo sta mantenedo un controllo serrato sulla stampa e sui partiti politici di opposizione unito ad un uso indiscriminato dei tribunali militari, dall'altra la rivolta e la richiesta di democrazia non sono terminate.

Il dato positivo, sottolinea il nostro interlocutore, è quello che la protesta è uscita dalle città del Cairo e Alessandria arrivando nelle campagne e nelle città più piccole, dove si trovano persone disposte a manifestare.

Come blogger ci spiega che per il mondo arabo l'utilizzo della rete e dei social network è ormai da anni una consuetudine in una società molto giovane ma anche, in molti paesi, con pochi momenti di aggregazione e socialità libera. Non deve quindi sorprendere che la rete nel mondo arabo funzioni da moltiplicatore, anche e soprattutto per le istanze di di libertà e democrazia visto che si calcola ci siano cinquanta milioni gli arabi connessi.

L'accesso alla rete e alle informazioni è trasversale, come la composizione dei soggetti che hanno animato le rivolte. Ahmed identifica almeno tre protagonisti: gli studenti e coloro che lottano per i diritti umani, fuori dall'ambito dei partiti. Le tifoserie delle squadre di calcio del Cairo e Alessandria, numerose, organizzate e abituate allo scontro con polizia e militari, che hanno garantito la difesa e l'agibilità di piazze e strade ai manifestanti. Infine le formazioni islamiche, che nei quartieri e nelle moschee hanno incitato popolazione e fedeli a scendere nelle piazze a manifestare. La tattica della giunta militare ora è di separare queste tre entità, tra di loro e al loro interno. Aumentare e incitare le rivalità tra tifoserie e una repressione molto dura negli stati, soldi e garanzie al clero islamico per  un opera di pacificazione della popolazione, repressione e controllo degli studenti e dissidenti che hanno come unico mezzo di difesa la visibilità internazionle della rete.

Per ultimo parliamo della crisi. Per l'Egitto e in generale il mondo arabo non sembra esserci un problema di crisi, nell'accezione occidentale del termine, che abbia influenzato o determinato la rivolta.

L'impianto economico è ancora orientato al "mondo arabo del golfo" e minime sono le presenze di industrie multinazionli che hanno delocalizzato in quei territori. La crisi è individuare nella voglia di una generazione araba nuova di sentirsi parte di una globalità che vedono e conoscono tramite la rete e che riconoscono dentro i valori di libertà e democrazia. Per questo Ahmed parla solo di un primo atto della rivolta egiziana e per la primavera araba in generale. "Ci siamo alzati ma ora dobbiamo cominciare a camminare".