Gli scontri La tensione è rimasta altissima per tutto il pomeriggio, con insulti e anche lanci di sassi verso la polizia, fino a quando, dopo sei ore di trattative con i vertici della multinazionale e con il ministro Claudio Scajola, i sindacati hanno finalmente annunciato che il gigante americano dell’alluminio ha deciso di ritirare la procedura di cassa integrazione per i 125 operai di Fusina e per i 500 di Portovesme e riprendere così le attività produttive negli stabilimenti di primario. «E’ stata una giornata positiva — commenta Diego Panisson della Uilm — il governo si è impegnato a trovare una soluzione per il prezzo dell’energia».
La soluzione Anche se la soluzione definitiva è stata rimandata al 9 di dicembre, data di convocazione del prossimo tavolo tecnico, il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola intervenuto all’assemblea solo nel tardo pomeriggio su richiesta dei suoi delegati, ha assicurato che il governo troverà una soluzione compatibile con le normative europee sugli gli aiuti di stato per consentire ad Alcoa di pagare le forniture di energia elettrica 30 euro al megawatt e non più 68 come adesso. La decisione di chiudere gli impianti di Fusina e Portovesme era infatti arrivata dopo una condanna di Bruxelles a 300 milioni di euro (più gli interessi) per falsa concorrenza e aiuti di stato che aveva anche ristabilito le tariffe di Alcoa al prezzo pieno. Prezzi insostenibili secondo la multinazionale perché l’elettricità rappresenta il 35 per cento dei costi di produzione dell’alluminio. A spingere il governo a cercare una soluzione per le grandi industrie «energivore» a cui sarà consentito di acquistare elettricità dal resto d’Europa — dove l’energia costa circa 20 euro al megawatt — anche la pressione esercitata dagli enti locali.
Schierati in forze La Regione veneto ha infatti schierato nella capitale il vicepresidente Franco Manzato e gli assessori Vendemiano Sartor e Renzo Marangon, la Provincia gli assessori Paolino D’anna e Massimiliano Malaspina e il Comune di Venezia l'assessore Laura Fincato. «Il governo si è finalmente assunto la responsabilità di una soluzione — aggiunge Giorgio Molin della Fiom che nel pomeriggio ha dovuto lasciare la trattativa per calmare gli operai che aspettavano fuori dal ministero e che minacciavano di non muoversi fino al ritiro della cassa integrazione — E’ un impegno preciso». Oggi pomeriggio infatti i sindacati e le Rsu incontreranno in assemblea i lavoratori di Alcoa per informarli nel dettaglio della soluzione trovata per il mantenimento dell’attività produttiva e quindi annullare la decisione di occupare la fabbrica in segno di protesta. «C’è ancora un po’ di cautela— sottolinea Gianni Fanecco della Fim — ma la posizione del governo è radicalmente mutata rispetto ai precedenti incontri quindi siamo ottimisti».
Tavolo permanente Senza l’esito positivo del tavolo tra due giorni i forni di Alcoa Fusina sarebbero stati spenti, perché fino a due giorni fa la soluzione sembrava possibile solo per gli impianti della Sardegna. «Il governo dovrà creare condizioni favorevoli per il mantenimento delle attività di Alcoa — conclude il segretario provinciale della Lega Corrado Callegari intervenuto al tavolo ministeriale — vigileremo perché non ci sia alcuna disparità di trattamento tra gli stabilimenti ». Con l’incontro di ieri è nato inoltre un tavolo permanente di consultazione che consentirà di mettere a punto le successive strategie da adottare nei confronti della Commissione europea per evitare che altre condanne possano portare alla chiusura di impianti industriali strategici. Alessio Antonini