Amburgo non è dei venti leader, in 100 mila sfidano il vertice

8 / 7 / 2017

Ultimo giorno di lavori al G20 di Amburgo. Tanti i temi sul tavolo dei capi di Stato: dall’immigrazione, al clima, senza dimenticare la sicurezza e la Corea del Nord. Incontri difficili - secondo anche quanto dichiara la Merkel -  e i leader delle grandi potenze rischiano di tornare a casa con non pochi compromessi. Gli Stati Uniti si sono chiamati ufficialmente fuori dagli accordi di Parigi; quindi già sul clima si parte senza una decisione unitaria; stesso destino per le questioni legate ai flussi migratori, infatti a causa dell'opposizione di Russia e Cina non saranno previste sanzioni contro i trafficanti di esseri umani, invece la sicurezza sui confini è invece stata sostenuta da tutti. Accordo unitario invece sul libero commercio e contro il protezionismo. Questo è ciò che è successo nelle ultime ore nei grandi palazzi attraversati dai soliti noti e pochi; questo è ciò di cui parlano i media main stream nazionali. 

Ma in realtà l'evento straordinario non è rappresentato da nessuno di questi accordi, ma da quelle centomila persone che anche oggi sono scese per le strade principali della città tedesca. Si è riconfermata quell'eccedenza sociale - di carattere internazionale, infatti sono tanti gli attivisti europei che già da qualche giorno sono confluiti ad Amburgo - che avevamo già osservato in questi giorni, ogni persona scesa in piazza è il simbolo della resistenza contro "lo stato di guerra dichiarata" dalla forze dell'ordine da ormai sei giorni: con l'escalation di violenza iniziata giovedì e non ancora terminata, si capisce molto di quanto sta accadendo intorno al summit dei grandi.

La resistenza contro gli apparati di sicurezza e contro le decisioni calate dall'alto si è trasformata oggi in una massa critica che ha sfilato per le strade in tutta la sua eterogeneità: attivisti, eco-pacifisti, collettivi di migranti e dalla comunità LGBT, in marcia verso il centro congressi dove si tiene il vertice, dietro un'unica grande voce «Solidarietà senza frontiere al posto del G20».

La grande partecipazione di oggi evidenzia il rifiuto ai dispositivi del G20 e più in generale alle politiche del vertice, sia per quel che riguarda la questione delle migrazioni, sia per quel che riguarda il tema ambientale, sia per le questioni di carattere economico.

Alle 13.00 si parte puntuali, lo spezzone di apertura porta tre colori: giallo, rosso e verde. Sono i colori del Kurdistan, infatti solo le comunità curde, provenienti dalle diverse città tedesche e dal resto d'Europa, che aprono il corteo contro il G20.

kurds

Emerge una richiesta chiara: la liberazione dei prigionieri politici detenuti nelle carceri turche. L'autoritarismo di Erdogan non trova ormai nessun ostacolo, l'Europa - d'altro canto - continua a chiudere gli occhi davanti alla violazione di diritti fondamentali a danni di ormai migliaia di persone in Turchia e lungo il confine con la Siria. Le mani insanguinate di Erdogan le hanno strette in tanti in questi giorni, per questo assume un'importanza fondamentale denunciare il suo operato e i vergognosi finanziamenti che sono arrivati direttamente dal Vecchio Continente.

Poco dopo la partenza del corteo, due attivisti si calano dal cavalcavia nei pressi della stazione della metropolitana Rödingsmarkt per esporre uno striscione con la scritta: "G20 wir sind nicht alle, es fehlen die Ertrunkenen". Il riferimento è a tutte le persone annegate nel mar Mediterraneo, per effetto delle politiche dell'Europa Fortezza nei confronti delle migrazioni.

Dal camion dello "spezzone anticapitalista", che riunisce tutte le realtà internazionali di movimento presenti alla manifestazione di oggi, Fabio (Agire nella Crisi) interviene per portare la voce delle esperienze italiane.
"Siamo qui ad Amburgo non solamente in solidarietà alle migliaia di persone che in questi giorni stanno resistendo allo stato di guerra imposto dal G20 ma anche perché è necessario lottare insieme per un'alternativa reale - che nasca dai movimenti sociali - al neoliberismo ed al populismo reazionario".

Nel tardo pomeriggio il grande corteo contro il G20 arriva verso la sua meta. La tensione della polizia continua ad essere alle stelle, tanto che all'arrivo dello spezzone anti-capitalista la polizia si schiera per bloccare qualsiasi via di accesso alle vie che conducono alla zona rossa.

polizia_amburgo

A concludere questa seconda giornata di mobilitazione il concertone finale. Dopo la giornata di ieri, caratterizzata dai grandi blocchi mattutini e dalle manifestazioni pomeridiane che sono riusciti ad impedire che il G20 potesse iniziare come previsto, non da meno le mobilitazioni serali dopo la provocazione della polizia che ha invaso il quartiere di St. Pauli; la marea umana non si è arresa ed è scesa in piazza. Di fronte alla paura, di fronte al clima di terrore, di fronte a tutti i dispositivi messi in campo dalla polizia locale e nazionale si è vista una gran de unità che non può non essere classificata come un dato positivo ai fini della cooperazione dei diversi soggetti e dei diversi segmenti di movimento in lotta. Con quest'ultimo corteo è emersa la vera natura di Amburgo: una città accogliente e solidale, che seppur eterogenea, ha saputo unire queste diversità in un unico clima, che è appunto quel clima che ha saputo contrastare la repressione e la riduzione degli spazi di democrazia. 

L'apparato repressivo della polizia tedesca - poco dopo il termine del corteo - non si è placato: controlli, fermi e perquisizioni agli attivisti venuti da tutta Europa.
Un gruppo di 15 italiani, tra cui l'europarlamentare Eleonora Forenza, è stato letteralmente sequestrato dalle forze dell'ordine nel centro cittadino, senza nessun tipo di accusa.
Altre 50 persone sono state bloccate e fermate dalla polizia nei pressi del Rote Flora, spazio sociale di Amburgo che ha subito più di un assedio poliziesco bei giorni scorsi.

Anche un gruppo di attivisti dei centri sociali del nord-est è stato fermato in Budapester Strasse - al di fuori della zona rossa e blu - con annesso controllo dei documenti e perquisizione. Tra loro anche mediattivisti di Globalproject, muniti di tesserino stampa.

Grazie all'attivazione di centinaia di persone di tutto il quartiere, che hanno letteralmente invaso la zona quale si stavano svolgendo perquisizioni ed identificazioni, gli attivisti dei centri sociali del nord-est sono stati liberati.
A tutti e tutte è stato dato un foglio di via da Amburgo, motivato da precedenti reati commessi in Germania nel corso delle mobilitazioni di Blockupy.
Nel momento in cui la polizia si è fatta da parte, c'è stata grande esultanza e cori.

Questa è l'ennesima dimostrazione che i grandi dell'Europa hanno voluto in questi giorni ridurre gli spazi di democrazia e silenziare quanto più possibile le voci "fuori dal coro". Oggi centomila persone hanno fatto in modo che ciò non fosse possibile.