Amnistia: senza se e senza ma

Battiamoci per aprire uno spazio di libertà.

10 / 10 / 2013

Non c’è nulla di particolarmente nuovo nell'appello alle camere e al governo di Giorgio Napolitano per arrivare velocemente ad un amnistia. Sono mesi che se ne parla, che si studiano provvedimenti per svuotare le carceri, ed evitare così le maxi sanzioni della giustizia europea che ha stabilito come umiliante e degradante il trattamento dei detenuti nelle patrie galere. Ecco, questo per sgomberare il campo da chi dice che serve solo a salvare Silvio Berlusconi. Ma soprattutto diciamolo chiaro e tondo: non ce ne importa niente di chi salverà, non si può più rimandare

Amnistia. Una parola e una prassi che erano diventate un sostanziale tabù da quando un discorso securitario e liberticida ha di fatto egemonizzato le posizioni di praticamente tutto l’arco parlamentare. Certo qualcuno la spara sempre più grossa dell’altro, ma la sostanza non cambia e le sinistre su questo terreno sono dieci anni che inseguono.

Ad alzare la voce contro la possibilità di un’amnistia assieme alla Lega e a Fratelli d’Italia, all’opposizione e con le mani slegate pronti a soffiare sul fuoco dei peggiori istinti del paese, anche il Movimento 5 Stelle, che ha addirittura proposto non di svuotare le carceri ma un piano per ricavare immediatamente nuove celle recuperando edifici pubblici in disuso, che magari potrebbero avere fini socialmente più utili, così non si consuma neanche territorio (sic!). Non passa neanche per la testa a quei parlamentari, che le stelle del loro movimento se le sono appuntate sul petto a mo’ di sceriffo, di indagare la popolazione che vive nelle nostre carceri, i motivi per cui è detenuta, in base a quali leggi e se queste sono giuste. La giustizia, diritto e legalità non sono un moloch ma il prodotto di un rapporto di forza contingente nella società. Dal canto suo anche Marco Travaglio e il Fatto Quotidiano non perdono un minuto per scagliarsi contro la possibilità di fare uscire un po’ di persone di galera: riapriamo Pianosa e l’Asinara arriva a proporre il guru di girotondi e vaffaday.

Però, nonostante tutto, questa è la volta buona che ad un’amnistia vera si può arrivare, e allora tocca che tutti quelli che in questi anni hanno denunciato le condizioni di vita nelle carceri e tutti quelli che vorrebbero che le carceri chiudessero punto e basta, prendano parola, si mobilitino. Non tanto perché l’attuale classe dirigente del paese si sia ravveduta, ma perché uno spazio oggettivamente si è aperto e bisogna allargarlo. Delle tre proposte quella Manconi sembra la più avanzata, ma c’è il rischio concreto che venga svuotata nel dibattito parlamentare che dovrebbe iniziare il prossimo martedì. Portare a casa l’amnistia, e abolire le leggi che più di tutte hanno portato alla carcerizzazione di interi settori della società, ovvero la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, ma anche la ex-Cirielli sulla recidiva se si vuole usare una cura e non un palliativo. Questo è solo l’inizio per rimettere mano ai codici, per depenalizzare molti reati. arginare la carcerazione preventiva e per spazzare via quei detriti giuridici che ci portiamo appresso. Per questo ci siamo già battuti per la campagna delle "3 leggi", promosse da Antigone e altre associazione, per cui in molti abbiamo raccolto le firme, proposte ora all'esame del parlamento e che dobbiamo costringere le camere a calendarizzare

E poi, in ultimo, siamo per l’amnistia perché siamo contro la tortura, e il carcere in Italia è una forma di tortura.Una delle forme di tortura che nel nostro codice purtroppo non è ancora reato. Siamo per l’amnistia perché il carcere non serve a nulla, non redime e non induce al ravvedimento. Siamo per l’amnistia perché vogliamo veder cancellati gli anni di galera che nei prossimi anni andranno a pesare sulle spalle di chi in questi anni si è battuto nelle strade e nelle piazze italiane accumulando processi e condanne.

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