Pubblichiamo, tratto da Melting Pot, l'appello dell'assemblea nazionale di #Overthefortress, che si terrà Jesi, presso lo Spazio Comune Autogestito TNT, sabato 4 marzo ore 11.30.
L’impossibilità di entrare regolarmente e muoversi
liberamente in Europa costringe migliaia di uomini e donne che scappano da
guerre, ingiustizie e povertà a rischiare la vita in mare o lungo i confini
europei. Il 2016 è stato un anno contraddistinto da un peggioramento delle
politiche europee in materia di diritti fondamentali, un anno nel quale si è
sostanziata una vera e propria guerra ai migranti con oltre 5mila persone che
hanno perso la vita cercando di raggiungere i paesi del vecchio continente e
con una serie di dispositivi, come l’accordo Ue-Turchia,
messi in atto per arginare o bloccare le migrazioni.
Anche se non sono cambiate le ragioni e le motivazioni che spingono i migranti
a lasciare le loro case, ciò che risulta oggi concretamente trasformato è
l’apparato legislativo di riferimento, inquinato da accordi
bilaterali come quello con la Libia e
composto di norme vessatorie e di chiara connotazione securitaria.
Per “salvare” Schengen, ovvero la libera circolazione delle
merci e dei cittadini europei, e per raccogliere il consenso dei populismi,
tutti i Paesi membri dell’Unione hanno deciso di costruire muri materiali o
immateriali per limitare l’accesso dei migranti nei propri territori e di
orientare in modo repressivo le proprie politiche nazionali. L’Italia e la
Grecia sono diventati due paesi a stanzialità forzata, in attesa che si compia
il processo di esternalizzazione delle frontiere verso sud.
L’unica “apertura” dei confini attraverso il meccanismo della relocation, legata a due sole
nazionalità, quella siriana ed eritrea, è miseramente fallito. Perfino il
cosiddetto approccio
hotspot – il quale prevede l’identificazione forzata nel primo paese
europeo di approdo – e la strumentale selezione tra “migrante economico” e
“profugo di guerra” non sono stati sufficienti a limitare le migrazioni e il
movimento autodeterminato verso nord dei migranti, e ora tutta l’attenzione
dell’agenda europea è rappresentata dal binomio blocco/espulsione.
Il risultato di ciò sia a livello europeo che italiano è un
sistema di gestione delle migrazioni complesso e difficile da approcciare nella
sua totalità, che si caratterizza come un laboratorio in costante mutamento,
dove l’attuale
fase è essenzialmente di criminalizzazione dei e delle migranti e di una
generale contrazione del diritto d’asilo.
L’Italia assunto questo paradigma sta svolgendo a pieno regime il ruolo
riservatole dalla governance europea:
da una parte la volontà di bloccare le partenze dai paesi nordafricani fa
sottoscrivere infami accordi come quello con la Libia, mentre dall’altra il
piano Minniti vuole dare l’avvio alla costruzione di nuovi CIE - i Cpr (Centri
permanenti per il rimpatrio) - funzionali ad intraprendere una stagione di
deportazioni. Allo stesso tempo, in tutto il Paese, si assiste ad un aumento
spietato dei dinieghi delle Commissioni territoriali alle richieste di
protezione internazionale ed a crescenti difficoltà nella tutela giudiziaria;
l’inadeguatezza degli standard minimi delle strutture di accoglienza – dove
sono del tutto assenti progetti di inclusione sociale ma ben presenti lauti profitti
e scandali giudiziari - è talmente evidente da non suscitare più scalpore e la
revoca dell’accoglienza viene usata come una ritorsione nei confronti dei
richiedenti asilo che osano protestare per l’assenza di servizi o contro la
privazione delle loro libertà.
Tutti questi sono, a intensità differenti, ingranaggi di un meccanismo terribilmente efficiente nella produzione di uomini e donne senza diritti costretti a vivere sotto ricatto in una condizione di irregolarità ed emarginazione sociale.
Ora più che mai, dopo il nuovo decreto di Gentiloni & Minniti, sentiamo l’urgenza di sincronizzare azioni che possano boicottare sia il nuovo atto di guerra ai migranti, sia la fabbrica europea che produce “clandestinità” e povertà.
L’unica via legittima e ragionevole per dare una risposta ai tanti migranti costretti all’irregolarità da questo sistema, è l’immediata attivazione di una forma di protezione che disinneschi questo meccanismo di emergenza permanente, che restituisca una reale possibilità di essere liberi e libere di scegliere il proprio futuro e di muoversi ovunque in base alle proprie necessità.
Sentiamo improrogabile la costruzione di un appuntamento assembleare di confronto per costruire una campagna politica che cammini al fianco dei migranti e provi ad aprire una stagione dei diritti da contrapporre al plotone d’esecuzione della coppia Gentiloni-Minniti.
E’ nostra intenzione allargare l’invito a tutte le realtà
sociali e a tutte le esperienze solidali incontrate in tutti questi mesi, fin
da quando overthefortress ha
mosso i suoi primi passi sulla Balkan route, ancora oggi ora uno spazio nel
quale si contrappone una forte
solidarietà alle politiche violente di controllo, fino all’ultima
carovana che ha attraversato il sud Italia, lungo la rotta
del Mediterraneo centrale.
Di fronte, inoltre, abbiamo degli appuntamenti come il 25 marzo, con le
celebrazioni per il 60° anniversario dei Trattati di Roma costitutivi della
Comunità Europea, e il G7 di Taormina dove il tema delle migrazioni sarà al
centro del dibattito e dove, crediamo, si possano aprire delle possibilità di
mobilitazione.
Proponiamo di affrontare insieme la costruzione e l’organizzazione di una campagna contro il piano Minniti e la partecipazione a queste giornate incontrandoci sabato 4 marzo alle 11.30 allo Spazio Comune Autogestito TNT di Jesi (AN).
Campagna overthefortress
Info: [email protected]
Per info e ospitalità: 3347997546 (Stefania) - 3398102187 (Valentina)