Arrivederci alla prossima emergenza!

6 / 11 / 2018

E così abbiamo assistito all’ultima “emergenza maltempo” che, con un bollettino di morti ammazzati degno della prima guerra mondiale (per citare un periodo che pare essere tornato di moda), ha messo ancora una volta in ginocchio il Paese dell’abusivismo edilizio, delle Grandi Opere e dei grandi condoni, dell’ambiente usato come un bancomat per mercificare i beni comuni, dirottare denaro pubblico nelle casse di aziende in odor di mafia e fabbricare consenso per politici inqualificabili.

Ma stavolta il Governo del Cambiamento ci ha spiegato con chiarezza di chi è la colpa: dei Governi precedenti, della Comunità Europea che non ci dà i soldi da spendere in altre Grandi Opere con le quali potremmo peggiorar ulteriormente la già pessima situazione, e, new entry, degli “ambientalisti da salotto”.

Virgolettato sparato dal ministro Ruspa, Matteo Salvini. Quello che nella sua veste di deputato europeo ha votato contro la ratifica degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici.

Eppure, che i cambiamenti climatici siano in atto e che l’umanità ha appena cominciato a pagarne le pesanti conseguenze, oramai lo sappiamo tutti, non solo i climatologi o gli scienziati. Lo sanno pure quelle persone che hanno votato per politici negazionisti come Bolsonaro, Trump o lo stesso Salvini. Politici cha hanno avuto la capacità di rassicurare le loro paure raccontando che la colpa è tutta dei migranti, dei poveri o delle donne che adorano farsi stuprare. Eppure sappiamo tutti che questi sono gli ultimi anni che l’umanità avrebbe a disposizione per cambiare rotta verso il disastro e cercare di limitare quei danni che, in ogni caso, bisogna mettere inevitabilmente in preventivo perché abbiamo perso troppo tempo. 

Ma qualcuno direbbe che anche questo ritardo è tutta colpa degli ambientalisti da salotto. Qualcuno come la Lega che ha Governato il Veneto negli ultimi decenni ed ha portato la Regione in testa all’hit parade mondiale di consumo di suolo con un volume record di capannoni dismessi di oltre 21 milioni di metri quadri e, come sottolinea l’ultimo rapporto Ispra, ben 580 siti contaminati. Di investire in bonifiche non se ne parla nemmeno. Meglio dare i soldi ai cacciatori, che non sono “ambientalisti da salotto”. E nemmeno guardie forestale. Tanto per citare una categoria di lavoratori che ha subito tutti i tagli possibili, che all’ambiente potrebbe essere soltanto che utile ma che il presidente della Regione, Luca Zaia, si rifiuta anche di incontrare. 

Ci stiamo preparando ad affrontare la subentrante epoca del nuovo clima con i pantaloni abbassati e senza un soldo per le bretelle.

Viene anche da domandarsi come si faccia ad essere così cialtroni. E la risposta è semplice: perché conviene. Naomi Klein l’ha battezzata “shock economy”. Per un certo modello di economia – lo stesso che ci ha regalato i cambiamenti climatici – è più remunerativo ricostruire che riparare. Mettere a norma di sicurezza  una scuola costa meno che realizzarne una tutta nuova. E, vista così, non è nemmeno un caso che la Regione Veneto abbia stanziato più soldi per i presepi che per gli standard antisismici. Ma dall’Aquila terremotata alla Siria in guerra, dai disastri ambientali a quelli causati direttamente dall’uomo, l’economia che marcia e che fa guadagnare di più è quella della ricostruzione dopo la devastazione. La messa in sicurezza idrogeologica dei nostri fiumi ha il difetto di costare troppo poco. La finanza è un animale predatorio e si nutre di più a realizzare una nuova villa abusiva, magari esattamente nello stesso posto in cui la piena aveva spazzato via la precedente. Tanto poi si può sempre contare in uno di quei condoni in stile “e allora il piddì?” per i quali i 5 Stelle sono una garanzia. Perché a cambiare una guarnizione si guadagna di meno che sistemare una cantina allagata. 

Lo sanno gli idraulici e lo sanno anche i nostri politici. Il giro di soldi che sta dietro una catastrofe va tutto a loro vantaggio. E non parliamo solo di eventuali tangenti. I disastri e le ricostruzioni portano clientele e visibilità che si traducono in consenso elettorale. Programmare interventi di risistemazione ambientale che, per forza di cose, devono essere studiati a lungo termine, no. Se poi questi interventi prevedono l’abbattimento di strutture abusive, la limitazione del traffico su strada, la lotta agli sprechi domestici, la riconversioni di fabbriche inquinanti, l’applicazione di politiche atte a limitare i cambiamenti climatici e altre cosa da “ambientalisti da salotto”, stiamo anche certi che di voti se ne perdono!

Ma a proposito di cambiamenti climatici, sapete dirmi quanti euro sono stati destinati su questo fronte nella “finanziaria del popolo”?

Bravi! Proprio così. Zero su zero!

Ci vediamo alla prossima emergenza maltempo!  

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