Non è un mistero la simpatia di Ascanio Celestini nei confronti del movimento No Tav. Attore di teatro e drammaturgo da sempre impegnato nella denuncia civile, l’autore di Scemo di guerra e Pecore nere ora dichiara di essere pronto alla mobilitazione nel caso Erri De Luca finisse davvero in tribunale con l’accusa di istigazione al sabotaggio per avere espresso in una intervista all’HuffPost che “la Tav va sabotata”.
Amatissimo dalla sinistra, Celestini non teme di attaccare i media che riportano le notizie dalla Valsusa: “Spesso sono barzellette”. E il pericoloso terrorismo, paventato dal procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, diventa “ridicolo e irresponsabile”. Perché i valsusini che sabotano le reti con le cesoie sono al massimo paragonabili a Rosa Parks, la donna nera che osò sedersi sull’autobus destinato ai bianchi. “Mentre dall’altra parte c’è un esercito che per fortuna non ha ancora sparato”.
Basterebbe una visita ai cantieri dell’alta velocità, aggiunge
Celestini, per comprendere che “persino i militari e le forze
dell’ordine non vedono l’ora di tornare a casa”. E gli incendi alle
aziende che secondo gli inquirenti sono attribuibili alle frange dure
del movimento? “Non c’è confronto tra il danno causato a un capannone e
il danno di una montagna distrutta. E comunque verificherei le reali
responsabilità”.
Celestini è impegnato in numerosi progetti di teatro. A ottobre sarà al
Teatro Vittoria di Roma con lo spettacolo “Discorso alla nazione”.
Una bufera mediatica si è scatenata su Erri De Luca per avere detto che “la Tav va sabotata” dopo l’arresto di due ragazzi.
Erri De Luca ha ragione quando dice che nella macchina dei due arrestati
c’era materiale da ferramenta. Anch’io sono rimasto stupito quando ho
letto la quantità di oggetti che, secondo la polizia, venivano
trasportati in quella Toyota Yaris. Mi sono chiesto: ma quanto grande
era quella macchina? M’è venuto in mente un episodio legato a quegli
attivisti No Dal Molin intercettati mentre dicevano di avere “grosse
quantità di Gnp” e immediatamente le forze dell’ordine pensarono a
chissà quale esplosivo. In realtà si trattava di “genepì”, l’amaro
piemontese.
I media amplificano dunque il pericolo No Tav?
Quello che viene scritto si tramuta in una barzelletta. I media sono a
volte superficiali quando trattano argomenti complessi come la Tav, ma è
anche vero che spesso è il pubblico a non chiedere un approfondimento. E
allora penso che della Tav non bisognerebbe parlarne più perché le
notizie che circolano, quelle sì, sono pericolose. Basta andare in Val
di Susa per rendersi conto che la situazione è completamente diversa e
che coloro che si oppongono al progetto non sono terroristi. Il vero
pericolo in quella valle sono lo Stato e le aziende che tentano di
entrare nel gigantesco affare.
Chi danneggia e sabota un cantiere deve comunque rispondere alle legge, no?
Ognuno si prende le proprie responsabilità. Chi taglia una rete con
delle cesoie sa benissimo che sta infrangendo le regole ma non per
questo possiamo dire che quelle regole siano giuste. Rosa Parks decise
di prendere un posto dell’autobus nonostante non fosse destinato a una
donna nera come lei, l’autista la denunciò e la polizia la arrestò: oggi
però nessuno sosterrebbe le ragioni di quell’autista e di quegli
agenti.
In Val di Susa però un’azienda la scorsa settimana ha chiuso
per continui danneggiamenti ai suoi macchinari. Non proprio una protesta
non-violenta…
Le aziende hanno una assicurazione e comunque io verificherei su quello
che è realmente accaduto. Non darei per scontato nulla. E inviterei a
soppesare il danno a un capannone dato alle fiamme confrontandolo con il
danno provocato da una intera montagna distrutta. Purtroppo qualsiasi
cosa accada in Val di Susa immediatamente si pensa a pericolosi
terroristi infiltrati.
È proprio l’allarme terrorismo a essere paventato da
Giancarlo Caselli, il procuratore capo di Torino che indaga sui
danneggiamenti. È esagerato?
Il paragone con gli anni ’70 non regge. Se parliamo del passato di Erri
De Luca, diciamo allora che Lotta Continua non era una organizzazione
armata come le Br o i Nar. In quegli anni la lotta armata fu possibile
perché la situazione storica era molto differente da quella attuale.
Parlare oggi di pericolo terrorismo è ridicolo e irresponsabile,
soprattutto quando parliamo di un territorio dove le due parti sono gli
abitanti che tagliano le reti con le cesoie e l’esercito, che
fortunatamente ancora non spara.
È mai andato in Val di Susa?
Sì. L’ultima volta a Chiomonte, o Chiomontistan come
ormai viene chiamato dagli abitanti riferendosi all’occupazione. Ho
visto le gabbie che proteggono i carabinieri incaricati di vigilare,
sembrava di essere allo zoo. Quei militari non si devono difendere da
giovani dei centri sociali, come spesso viene riportato dai media, ma da
contadini ai quali è stata sottratta la loro terra e per questo possono
andare via di testa e tirare sassi. Ho parlato con gli agenti, anche
loro non sopportano più la situazione e non vedono l’ora di andarsene.
Se ne andranno?
Purtroppo la questione della Tav è diventata un conflitto pieno di
contraddizioni, e come accade spesso in questi casi la situazione
cosiddetta emergenziale favorisce prese di posizione autoritarie e anche
lauti guadagni. Penso che in qualche modo i valsusini – la maggioranza è
No Tav e non scordiamolo – abbiano già vinto perché hanno dimostrato di
non essere docili. La loro lotta è simile a quella dei No Dal Molin e
ai No Muos a Niscemi, ma anche alla battaglia contro il ponte sullo
stretto di Messina: opere e interventi che gli abitanti di quei
territori non vogliono, proprio come la discarica di Chiaiano in
Campania. Questa strenua difesa del territorio non c’entra nulla col
terrorismo, c’entra invece col diritto di cittadinanza. Penso anche a
Taranto: basta andare in quella città per capire che la fabbrica
chiuderà.
Davvero è immaginabile che lo Stato italiano decida di abbandonare la costruzione della Tav?
Sono anni che la valle è presidiata dai militari e dalle forze
dell’ordine e sostanzialmente l’opera non è progredita. Del corridoio 5
che doveva collegare Lisbona con Kiev non c’è traccia. Il Portogallo, la
Spagna, ora la Francia stanno ritardando i lavori e sembra che non
faranno nulla. L’Italia è rimasta l’unica a non avere dei dubbi.
Intanto De Luca viene denunciato per istigazione al sabotaggio. Che ne pensa?
È ridicolo. Se davvero gli arriverà la denuncia allora ci mobiliteremo.