Basilicata: uno studio scientifico autonomo svela un disastro ambientale a pochi passi dai giacimenti petroliferi di ENI

La fioritura algale dell’inverno del 2017 nel Lago del Petrusillo non era dovuta a fattori naturali, ma alla presenza di idrocarburi

17 / 1 / 2022

La vicenda è passata sotto silenzio, ma uno studio commissionato dalla rivista scientifica internazionale MDPI ha confermato la presenza di idrocarburi nel Lago di Pietra del Pertusillo, lago artificiale che si trova nella Basilicata sud-occidentale, a pochi chilometri petroliferi di ENI.

Lo studio si riferisce in particolare alla fioritura algale dell’inverno del 2017, che aveva già suscitato le attenzioni da parte delle associazioni ambientaliste locali, in particolare Cova Contro e Liberiamo la Basilicata che avevano apertamente denunciato la presenza di idrocarburi nelle acque dopo aver fatto ben 4 campionamenti autonomi. Campionamenti che avevano diversi sforamenti oltre le soglie previste dalla legge: 286 mcg/l di idrocarburi totali disciolti (limiti 200), 6,65 mg/l di azoto (limite a 2 mg/l), valori di fosforo lontani 0,05 mg/l dalla soglia di legge.

Sia l’allora governatore della Basilicata Marcello Pittella, sia il presidente di Arpab Achille Palma avevano minimizzato l’accaduto, con tanto di dichiarazioni a giornali e televisioni, dicendo che si trattava solamente di alghe e che il fenomeno non fosse in alcun modo da relazionarsi alla vicinanza con i giacimenti petroliferi. La perseveranza delle associazioni ha consentito di far emergere con chiarezza la verità e smascherare quello che è l’ennesimo disastro ambientale in una regione storicamente considerata una “zona di sacrificio” dal potere politico ed economico.

Quello di Mdpi è infatti il terzo studio scientifico fatto in pochi mesi. L’equipe internazionale autrice dello studio ha differenziato la presenza di clorofilla da quella degli idrocarburi, confermando dallo spazio i risultati di metagenomica degli studi precedenti ovvero che la comunità microbica del Pertusillo reagì alla massiccia ed estesa presenza di idrocarburi con comunità idrocarbonoclastiche specializzate nel degradare il petrolio.

Incrociando tecnologie satellitari, immagini da droni, prelievi delle associazioni a terra e studi di genomica sui batteri, ne è derivato uno studio pioneristico che dimostra come senza enormi capitali ma ricorrendo a tecnologie già disponibili a basso prezzo e con le giuste competenze si possano incrociare diverse metodiche, coinvolgendo i cittadini, senza screditarli, ricostruendo dinamiche su vasta scala e lunghi archi temporali. Una metodologia che traccia una via per il monitoraggio dal basso e l’analisi degli ecosistemi fatta senza pressioni economiche e politiche: osservazione dallo spazio, analisi genetiche sulle comunità batteriche e citizen science insieme per difendere l’ambiente senza ingerenze politiche o economiche.

Non è la prima volta che il Lago del Pertusillo è oggetto di attenzioni del genere. Tra il 2002 e il 2010 la Metapontum Agrobios – società a responsabilità limitata (srl) nata nel 1985 come consorzio tra Regione Basilicata ed Eni, e dal 2013 scorporata tra gli enti sub-regionali Alsia e Arpab – trova svariati inquinanti sia nelle falde della zona che negli alimenti. L’analisi non si è fermata a questo, perché nei sedimenti di alcuni corpi idrici della Val d’Agri risultavano evidenti le contaminazioni da trielina (tricloroetilene cancerogeno) e da idrocarburi pesanti nei punti di confluenza dei torrenti Alli e Casale, affluenti del fiume Agri. Le ipotesi erano due: sversamento accidentale di greggio o procedure non corrette nella lavorazione del greggio.

Anche questo allarme non fu preso in considerazione e pochi anni dopo viene attivato il “Progetto di monitoraggio dello stato degli ecosistemi e del biomonitoraggio nell’area della Val D’Agri”, sullo stato di salute del Pertusillo, dell’Agri e dei principali torrenti della zona. Si tratta del lavoro congiunto di Arpab ed ENI che, ovviamente, non ha mai rilevato sostanze inquinanti, tra l’altro escludendo dal monitoraggio la ricerca di sostanze altamente dannose come l’alluminio.

C’è dunque voluto uno studio realmente autonomo e incondizionato per portare alla luce quello che associazioni e movimenti ambientalisti sostengono da sempre, ossia che l’impatto dell’industria petrolifera in Basilicata è devastante!