Italcementi contro i comitati!
Il conflitto tra comitati della bassa padovana e Italcementi si arricchisce di un nuovo capitolo: la richiesta di condanna per diffamazione con relativa pena pecuniaria di 200 mila euro per danni morali, nei confronti dei rappresentati dei comitati “Lasciateci respirare” e “E noi?” da parte della multinazionale del cemento.
Sotto accusa il testo di alcuni
volantini e, soprattutto,
della diffida presentata contro
l’intenzione dell’azienda di installare
un nuovo impianto –
revamping – nello stabilimento
di Monselice in provincia di
Padova.
Un “messaggio” chiaro da parte
di Italcementi contro quanti
in questi anni si sono mobilitati,
hanno promosso iniziative,
sottoscritto documenti, diffide
e appelli per impedire che,
con la costruzione del “revamping”,
si prospetti per il territorio
la “condanna” per altri 25
anni minimo di un carico inquinante
riconosciuto dalle
stesse istituzioni regionali come
emergenziale.
Subito dopo i pareri positivi del
Comune, dell’Ente Parco dei
Colli Euganei e soprattutto della
Provincia alla richiesta di attuazione
del “revamping” con
una torre alta 89 metri è arrivata,
guarda caso, la mossa della
direzione di Italcementi, mentre
i comitati e alcune amministrazioni
locali della zona hanno
preannunciato il ricorso al
Tar contro questa decisione e
gli atti deliberatori in tal senso.
Non solo protesta, ma anche
proposte, nell’azione di lotta
dei comitati che, in alternativa
al “revamping”, hanno formulato
alternative concrete che
hanno trovato ampio consenso
sociale ma scarso riscontro
da parte delle istituzioni, troppo
spesso prone alle volontà di
Italcementi.
Anche il sindacato, in questo
territorio, si è dimostrato quasi
sempre sordo ad alternative
di questo tipo, fidando solo
sulle “garanzie occupazionali”
legate, di volta in volta, ai progetti
proposti dall’azienda. «Ma
la realtà è ben altra – ha commentato
l’ambientalista Francesco
Miazzi, portavoce dei
comitati - : una evidente riduzione
del mercato del cemento
e la maggiore redditività per
le aziende data dalla esternalizzazione
della produzione in
Stati con minori controlli, limiti
di emissione e costi del lavoro,
che ha già ridotto significativamente
l’occupazione in
questi impianti e presto – revamping
o non revamping – ad ulteriori rischi di forte ridimensionamento
nel prossimo futuro.
L’ostilità verso i comitati da parte di Italcementi è data anche dalla capacità di coinvolgimento non solo dei cittadini ma anche di molte istituzioni locali che si sono dichiarate contrarie al “revamping”, come ad esempio i Comuni di Este e Baone che hanno depositato un ricorso al Tar contro gli atti a favore di questo progetto. «Purtroppo non tutti hanno avuto il coraggio di alzare la testa – continua Miazzi –. L’Ente Parco ha di fatto abdicato al proprio ruolo, disattendendo alle norme del proprio Piano ambientale.
Mentre continua a vessare i singoli cittadini per piccoli progetti di ristrutturazione domestica o per l’installazione di pannelli solari, si premura di non considerare una torre di 89 metri, quanto meno, incompatibile dal punto di vista paesaggistico ». I comitati non demordono. La citazione in giudizio, garantiscono, non li fermerà nella loro battaglia per la salute e per un diverso futuro di questo territorio, vocato a produzioni compatibili con il parco, foriere di vere possibilità di incremento occupazionale ed economico.
In questi giorni hanno presentato il ricorso al Tar per bloccare il progetto e rendere nulli gli atti e i pareri autorizzativi sinora emessi, e chiamano alla mobilitazione i cittadini per dare un segnale anche sociale ad Italcementi e a chi antepone il proprio interesse economico alla salute delle popolazioni di questo territorio.
Mentre continuano ad arrivare prese di posizione contro il revamping dal mondo accademico ed associazionistico ambientale va segnalata il comunicato di solidarietà con i comitati della sezione di Padova di Italia Nostra che condanna la citazione in giudizio di Italcementi ribadendo un giudizio negativo sul progetto revamping.