Ad Orta di Atella la più grande manifestazione contro il biocidio. La componente cattolica si afferma come maggioritaria nel movimento. Intanto però c'è una memoria da rispolverare. Troppi politici rincorrono il movimento e troppa spettacolarizzazione svilisce le rivendicazioni. Rinfreschiamoci un pò la memoria.

Biocidio: senza memoria non c'è futuro

di Antonio Musella

8 / 10 / 2013

tratto da Fanpage.it

I fotografi dell’Ansa sono una specie di memoria storica dei fatti più importanti di un territorio. Vale anche – e soprattutto – per i movimenti sociali. Così ieri, davanti allo stadio di Orta di Atella in attesa della partenza della più grande manifestazione contro il biocidio ed i veleni che la Campania abbia mai conosciuto, un collega fotografo dell’Ansa mi si avvicina e mi chiede: “Spiegami una cosa, come mai quando già cinque o sei anni fa i movimenti denunciavano tutto questo erano presi per terroristi ed adesso invece va tanto di moda?”.

La manifestazione di Orta di Atella – c’è chi dice 20mila persone, chi 30 mila, chi 60mila – è stata un tappa importantissima della campagna per la bonifica dei territori in Campania e contro i veleni. Una manifestazione di popolo senza dubbio. Una manifestazione in cui la chiesa locale e le parrocchie hanno avuto un ruolo decisivo. Dirò di più, oggi la componente cattolica, che chiamerei “militante” pensando a padre Maurizio Patriciello, è senza dubbio la componente maggioritaria di questo movimento. Le organizzazioni tradizionali della sinistra sono anni luce distanti da questo movimento, incapace di parlargli e di comprenderlo. Quelle della sinistra extraparlamentare ortodossa lo guardano come un oggetto misterioso provando ad interpretarlo con le categorie che non prevedono la componente interclassista come caratteristica di un fenomeno popolare di sollevazione. Infine le esperienze dei movimenti che già da diversi anni si sono confrontate sia con questo nuovo approccio dell’iniziativa politica , sia con il grande tema dell’avvelenamento del territorio, riescono ad esserne parte integrante ma non maggioritaria.

Diciamolo subito, c’è da essere felici! In Campania esiste un movimento reale capace di generare numeri in piazza che fanno impallidire altre zone del paese. Dopo anni di campagne, già iniziate con il ciclo di lotta precedente contro discariche ed inceneritori (2004-2011), oggi la consapevolezza del dramma che viviamo in questa regione è un patrimonio collettivo. Ciò di cui c’è bisogno oggi è serrare le fila di questo movimento e puntare al raggiungimento degli obiettivi: piano straordinario di bonifica del territorio sotto il controllo popolare; dichiarazione dello stato d’emergenza sanitaria e potenziamento del servizio pubblico sanitario; riordino del ciclo di smaltimento dei rifiuti industriali in Campania.

Ma mentre i crocifissi, le “Ave Maria”, ed i tanti parroci che affollano le manifestazioni danno forza al movimento, mi lascia davvero perplesso la superficialità con cui si sta trattando il tema dell’identificazione dei responsabili. Lo striscione di apertura del corteo di Orta di Atella recitava più o meno così “Senza verità un popolo muore”. Ecco ma qual’e’ la verità? Chi sono i responsabili di questo disastro? E chi in questi anni è stato accondiscendente verso questo fenomeno? Chi ha sponsorizzato un ciclo dei rifiuti che di fatto ha contribuito all’avvelenamento del territorio? Mi pare un po’ semplicistico e comodo addossare alla camorra ogni responsabilità. E inquieta vedere che i più attivi a puntare il dito esclusivamente contro la camorra sono proprio i politici.


In questi giorni spopola sul web il fenomeno dei Vip che si fanno fotografare con cartelli con frasi di adozione per un comune della terra dei veleni. Come ha giustamente suggerito Peppe Manzo, non c’è bisogno di alcuna passerella. Mi chiedo ad esempio se Gigi D’Alessio, che si è fatto fotografare con il cartello “Caserta deve vivere”, si ricordava del biocidio quando cantava per le campagne elettorali di Silvio Berlusconie Nicola Cosentino, quello della Eco4 il consorzio casertano che sversava veleni nelle discariche.

La memoria è importante.

E’ importante ricordarsi come alcuni "eminenti" giornali trattavano chi denunciava l’avvelenamento del territorio.

E’importante ricordarsi che il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, da commissario della federazione napoletana del Pd fu tra i più grandi sostenitori della costruzione dell’inceneritore di Napoli Est. E’ importante ricordarsi le parole di Matteo Renzi, la cui corrente campana organizza in questi giorni incontri con professori dell’Isde, evidentemente troppo distratti per ricordarsi il modo in cui il sindaco di Firenzetrattò la professoressa Patrizia Gentilini in un dibattito Tv sugli inceneritori. E’ importante ricordarsi che l’onorevole Michela Rostan del Pd che in queste settimane scende in piazza a Giugliano contro l’inceneritore non ha mai chiarito i rapporti tra la sua famiglia di costruttori ed il clan Di Lauro’. E' importante ricordarsi che anche la stimabile collega e senatrice Rosaria Capacchione, che in piazza a Casal di Principe è venuta a dirci che “"se non si parla di camorra si perde il tempo", non ha avuto nulla da ridire a candidarsi nelle stesse liste del deputato Massimo Paolucci, ex commissario straordinario ai rifiuti che per sua stessa ammissione in fase processuale ha dichiarato di “aveva trattato con Nicola Cosentino sulla gestione dei rifiuti. Mi chiedo a questo punto perché anche Antonio Bassolino non si possa far fotografare con un bel cartello con la scritta “Stop Biocidio”… lo troverei ragionevole. Così come riterrei più che giusto che Nicola Cosentino o Luigi Cesaro, il mitico “Giggino la polpetta”, facciano altrettanto.


Tutti questi personaggi, così come una miriade di tanti altri, sindaci, consiglieri regionali, assessori, deputati, senatori, oggi corrono dietro alle mobilitazioni contro il biocidio. C'è qualche distinguo, come quello della Capacchione, che però farebbe bene ad esprimersi anche verso i suoi colleghi di partito. Mi auguro, soprattutto, che nessuno voglia coprire le responsabilità della politica e delle istituzioni.

Mi auguro che lo striscione di apertura della prossima manifestazione sia “Senza memoria non c’è futuro”.

E noi la memoria ce l’abbiamo buona.