Bitonci e il silenzio della democrazia

Approvata in Consiglio comunale la delibera sul progetto del Centro commerciale in via Ticino tra le contestazioni dei residenti e l'assenteismo vergognoso del sindaco e della maggioranza. Domenica biciclettata in quartiere dei comitati

15 / 9 / 2015

 Fin quando non ne vedi una, si tende a sopravvalutare la seduta di un Consiglio comunale. Non possiamo fare assolute generalizzazioni, ma qui in Veneto c’è l’idea comune che la macchina burocratica e amministrativa territoriale funzioni: al di là di qualsiasi fazione politica, il leghismo ha consegnato delle città in cui il potere politico non è certo immobile, ma efficiente. Ed in alcuni casi ha saputo, molto meglio delle amministrazioni di sinistra, dar prova di ascoltare la cittadinanza. 

E’ così che Massimo Bitonci ha vinto le elezioni, sfruttando il vuoto e la miopia politica, la chiusura ai bisogni della città, il securitarismo del Partito Democratico. Ci ricordiamo tutti delle visite del sindaco nei quartieri durante la campagna elettorale, dei tre minuti a cittadino concessi durante lo sportello a cui ha tentato di dare avvio in ogni zona di Padova. A dispetto di ogni previsione,  nel Consiglio comunale di lunedì si è visto dell’incredibile. 

Argomento all’ordine del giorno i vari progetti di riqualificazione urbana; i due argomenti caldi sono la zona industriale e quella dell’Arcella, nella fattispecie l’ansa Borgomagno e via Ticino. Il progetto di riqualificazione vorrebbe adibire quest’ultima area non all’estensione del parco verde, al finanziamento di servizi utili alla cittadinanza, dagli spazi di aggregazione fino ai trasporti: ma all’abbattimento degli edifici presenti attualmente per rendere la superficie adeguata alla costruzione di un centro commerciale. Poco importa se uno dei pochi spazi verdi, gestito dalla cooperativa del Mappa Luna, e lo storico Centro Sociale Pedro utilizzano gli ambienti in questione creando quotidianamente mercatini a basso prezzo e a chilometro zero, luoghi ludici per bambini, scuole d’italiano per migranti e socialità.

Una settantina di persone della Rete Arcella viva si è trovata tra il dentro e il fuori di Palazzo Moroni per assistere alla seduta e poter intervenire. Nei mesi precedenti, infatti, nessuna risposta è stata data alle tremila firme dei cittadini del quartiere contro il progetto, alle numerosissime mail mandate ai consiglieri comunali della maggioranza, ai passati pareri contrari del Consiglio di quartiere. Ed ecco che di fronte ai cittadini e alle cittadine, vediamo veramente come intendono governare la città di Padova i consiglieri della maggioranza: offese ai residenti del quartiere Arcella, menzogne rispetto alle loro volontà sul progetto di via Ticino, i continui silenziamenti della Presidente Pietrogrande verso il pubblico. Per non parlare del fatto che proprio mentre veniva presentata la mozione di sospensione della votazione dei partiti all’opposizione, quasi tutti i consiglieri – eccetto i pochi ligi al dovere – sono usciti fuori dall’aula, senza nemmeno ascoltare le motivazioni per cui non votare uno scellerato progetto che viene spacciato come “riqualificazione urbana”. Nessuno della maggioranza ha levato le orecchie perché avevano già deciso in anticipo quale bottone schiacciare per la votazione; e infatti, solerti e rapidi, appena finita la dichiarazione di voto dell’opposizione, tutti i consiglieri (anche coloro che fino a quel momento non erano mai stati presenti alla seduta) sono rientrati tra le fischia delle persone venute ad ascoltare il Consiglio. Quale tipo di riqualificazione portano i centri commerciali, soprattutto in orario serale? Vogliamo far diventare via Ticino e l’ansa Borgomagno come la zona attorno al nuovo centro Giotto? Che senso ha continuare a cementificare, rischiando ancora una volta lo squilibrio idrogeologico e la negazione di spazi di aggregazione e socialità per il quartiere? Viene da pensare che ci siano grossi interessi in ballo per una qualche grande azienda che dovrebbe sviluppare il centro commerciale. 

Come dice Bitonci stesso, la delibera andava approvata ma non verrà mai costruito niente in quanto nessun offerente è interessato a via Ticino. Questa è l’unica risposta che il sindaco di tutti ha dato ai cittadini: perché in quattro ore e passa di dibattito istituzionale, è riuscito a rimanere dentro l’Aula soltanto quattro minuti, spiegando la mappa della progettazione e rispondendo alle contestazioni dal pubblico con un “non verrà mai costruito un centro commerciale in via Ticino”. Bene, allora perché approvare la delibera? 

Un Consiglio comunale composto da scansafatiche, da cialtroni, da sociologi d’accatto sulla concatenazione logica tra centro commerciale e riqualificazione, alla cui presidenza sta una politica che identifica i cittadini che contestano come un ostacolo alla democrazia e il cui sindaco preferisce non essere fisicamente presente alle discussioni, perché tanto ha già deciso. Alla faccia degli sportelli di ascolto per i residenti. E anche sulla democrazia in sede istituzionale Bitonci ha un’idea distorta: non contento della pessima scelta di procedere soltanto con il peso dei numeri di voto sull’Arcella, il sindaco ha deciso di rimandare il punto all’ordine del giorno sui cosiddetti “libri gender”, ossia la messa la bando di libri per l’infanzia, una sorta di rogo nostrano post-illuminista. Del resto, erano già le dieci di sera, si sarebbe tardata troppo la cena. E quei cittadini che continuava a sospendere la discussione del Consiglio nel nervosismo della Presidente stavano allungando i tempi. 

L’altra sera si è messa in scena una sequenza farsesca della politica locale. Autoritarismo nelle decisioni, menefreghismo delle volontà di chi abita un territorio, totale mancanza di senso amministrativo e di adempimento del proprio lavoro. La delibera su via Ticino è stata approvata dal Comune - così come il progetto complessivo sulle 14 aree edificabili in tutta la città. Ma l’intero disegno di città non è assolutamente approvata dalla comunità che si sta mobilitando per la difesa di un quartiere. E i comitati, i centri sociali ed i residenti dell’Arcella promettono che sarà lunga riuscire a mettere in pratica questo progetto. Sicuramente molto di più che un’ora fasulla di discussione nell’assenza della maggior parte dei consiglieri. 

CENTRO SOCIALE OCCUPATO PEDRO