Fonte: L'Arena 09.09.2009

Blitz a Veronetta, sfratto rinviato di un mese

L’alloggio ora è occupato da una famiglia con un figlio

9 / 9 / 2009

Sono arrivati poco dopo le dieci, ieri mattina, intenzionati a sfrattare dall’appartamento di via Cantarane a Veronetta, Youssef Jalil che lì vive da tre anni. Ad attenderli, l’ufficiale giudiziario, gli avvocati e i due operai che avrebbero dovuto aprire la porta, hanno però trovato i ragazzi della «Rete sociale per la casa», venuti ad esprimere solidarietà a Youssef e a difendere insieme a lui, «il diritto ad un tetto».L’incontro, il secondo, si è concluso con un posticipo dello sfratto al 12 ottobre. Ed è molto probabile che in quella data, l’operaio di origini marocchine, da nove anni residente a Verona e papà di Adam, 4 mesi fra poco meno di due settimane, che ha da poco ottenuto il ricongiungimento familiare del piccolo e della moglie Fadila, dovrà lasciare l’alloggio.Le disavventure per Youssef iniziano nel 2006, quando incontra la proprietaria dell’appartamento che le offre un eccezionale contratto d’affitto a 100 euro al mese: un prezzo stracciato anche per quel bilocale di pochi di quei pochi metri quadri. Secondo il racconto dell’uomo, la signora che si è spacciata come la proprietaria della casa, in realtà, da qualche giorno non lo era più: la banca le aveva pignorato l’immobile a causa del mancato pagamento del mutuo. L’istituto di credito ha quindi rivenduto all’asta il bilocale e la nuova proprietaria, quella vera questa volta, si è trovata con un appartamento di fatto affittato abusivamente.

Il primo ordine di liberazione arriva nel marzo 2008. «Non sapevo a chi avrei dovuto pagare. Mi sono rivolto anche all’Agec per avere un alloggio, dimostrando che mia moglie era in gravidanza ma non ho ancora ricevuto risposta», spiega Youssef. «Abbiamo dato tutti gli estremi necessari ma nessuno si è mai fatto vivo», spiega l’avvocato della proprietaria, Giovanni Spaliviero, mostrando la raccomandata inviata e ricevuta da Youssef sei giorni più tardi in cui c’era scritta la quota mensile, 500 euro. Una cifra troppo alta, rispetto ai 100 di prima, che però ora Youssef, assistito legalmente dagli avvocati della Rete sociale per la casa, è chiamato a pagare, arretrati compresi. «Non abbiamo mai ricevuto alcuna dimostrazione di buona volontà per cercare di trovare un accordo, almeno in attesa che l’appartamento venga liberato», aggiunge Spaliviero. Ora Youssef chiede una buonuscita per trovare un’altra casa. Ma l’avvocato respinge al mittente l’opzione, chiedendo invece, a sua volta, il pagamento degli arretrati dell’ultimo anno e mezzo.

I.N.

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