Blitz contro il mais Ogm

Sessanta giovani di ”Ya basta” distruggono il campo nel Pordenonese già sequestrato dalla Forestale. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha commentato: «Ripristinata la legalità», entrando in rotta di collisione con il ministro Giancarlo Galan che ha definito il blitz «un’azione squadrista»

11 / 8 / 2010

PORDENONE Hanno piegato le piante come un aratro umano. Sessanta giovani dei centri sociali del Nordest, con la tuta bianca da disinfestazione e l’adesivo dell’associazione “Ya basta”, hanno messo la parola fine ai sospetti sul mais Ogm. Almeno nel campo sequestrato a Vivaro dalla procura di Pordenone il 4 agosto. Neanche una settimana dopo i no global hanno distrutto le coltivazioni su una superficie di 3500 metri quadrati. L’azione, che ha preso in contropiede anche le forze dell’ordine, è scattata ieri mattina intorno alle 11.30.
IL BLITZ
A un mese dal primo sequestro e a pochi giorni dal secondo, quando ancora manca l’ufficialità delle analisi effettuate dalla forestale regionale (per conto della Procura di Pordenone) e dagli ispettori del Ministero, i disobbedienti sono passati all’azione. Dopo aver presentato un esposto – il 28 aprile scorso – che a loro avviso non ha avuto gli esiti attesi, hanno scelto di fare giustizia alla terra. In 60, provenienti da Trieste, Gorizia, ma soprattutto dai centri sociali del Veneto (Venezia e Padova soprattutto) sono arrivate a Vivaro una decina di auto. La comitiva, in un paese di mille anime, non è passata inosservata, ma l’avviso a carabinieri e polizia è arrivato troppo tardi per fermare l’assalto. Indossata la tuta, nonostante la temperatura segnasse 30 gradi, i disobbedienti sono entrati in azione. LA DISTRUZIONE Con lo striscione “Dall’Italia a Cancun. No Ogm” - per ricordare “uno degli scenari più sfregiati dalle logiche di devastazione ambientale dell’intero Messico”, nonché la sede del vertice Cop16 (conferenza mondiale dei popoli sul cambiamento climatico e i diritti della madre terra) che si terrà a fine novembre - alcuni no global hanno costeggiato la strada su cui si affaccia il campo. Gli altri, formando alcune file ordinate sono partiti all’assalto del mais al grido di “Ya basta!”. Con la sola forza dei piedi, hanno calpestato e abbattuto le piante che, ogm o no, sono cadute progressivamente come nel gioco del domino. Arrivati in fondo al campo, dopo aver piegato metà filari, i disobbedienti sono ripartiti alla carica e hanno completato l’o pera. Alle 11.51 le piante erano tutte accasciate al suolo. Alcuni ragazzi hanno iniziato a tagliare le pannocchie e infilarle in sacchetti neri con la scritta “pericolo Ogm”. Il materiale raccolto in forma dimostrativa (gran parte delle pannocchie sono rimaste accasciate al suolo) è stato lasciato nel campo. Il cartello “Campo sequestrato dalle comunità indigene di tutto il mondo” a certificare il gesto.

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LE RAGIONI «Oggi siamo qui con le nostre facce alla luce del sole – ha rimarcato Luca Tornatore, referente triestino del movimento no global – per un atto di disobbedienza civile pubblica, un atto che dovrebbero compiere tutte le comunità». Un atto secondo i disobbedienti rimasto l’ultimo possibile visto che “il 28 aprile abbiamo consegnato un esposto alla Procura di Pordenone. Che cosa è stato fatto in questi mesi? Perché è dovuta intervenire Greenpeace per fare le analisi?”. Domande che arrivano da più parti e che si aggiungono alle polemiche di un’inchiesta sempre più complicata. Il campo raso al suolo, infatti, era comunque stato sequestrato dalla magistratura. «Non è solo un questione di carte bollate e di pareri ministeriali – recita il documento dell’associazione Ya basta alla quale fanno riferimento i disobbedienti - mentre si consumano i giochi di equilibrio tra il “neoministroexgovernatore” Galan e il “ neogovernatoreexmini-stro” Zaia, e quindi fra le forze di governo; non è una questione di magistrati – che pure nulla hanno fatto dal 25 aprile, quando presentammo un esposto chiedendo di individuare e distruggere le semine – né di Unione Europea, la cui Commissione ha accordato un accesso ufficiale alle multinazionali biotech ma non ai movimenti anti-ogm e il cui parere pro Mon810 è viziato e ridicolo». Per i no global ”è una questione della vita stessa che si ribella. Non è più tempo di subire i Porto Marghera, i veleni nell’acqua, nell’aria, nel cibo. Non è più tempo di essere aggrediti continuamente in ogni aspetto della vita da questa violenza continua e arrogante. È il tempo di disobbedire, ribellarsi, di sottrarsi, di costruire giustizia ambientale e sociale in ogni comunità, per tutti e per ciascuno».

FORZE DELL’ORDINE Il blitz è stato deciso senza preavviso per non dare tempo alle forze dell’ordine di intervenire. I rinforzi, chiamati dai primi agenti e carabinieri giunti sul posto, sono arrivati quando ormai le piante erano state distrutte. I carabinieri arrivati in soccorso ai colleghi si sono spostati per controllare le auto dei no global ed è stato allora che una parte del gruppo si è staccato per controllare cosa stesse accadendo. Momenti di tensione dovuti anche al fatto che un capitano dell’arma ha preso in mano il manganello e questo ha fatto credere ad alcune ragazze che volesse colpirle. L’emergenza per fortuna è rientrata. Prima di lasciare Vivaro, però, i disobbedienti sono stati identificati dalla polizia che ora provvederà ad accertamenti e, come probabile, a denunce. Oltre ad aver violato una proprietà privata – per altro sotto sequestro – i giovani rischiano l’accusa di danneggiamento.

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