Bloody Money: inchiesta rifiuti e mobilitazione dei comitati campani

1 / 3 / 2018

Pubblichiamo il report dell'assemblea regionale dei comitati campani che lottano a difesa dell'ambiente e dei beni comuni. L'assemblea è stata volta alla costruzione di una mobilitazione regionale (che si terrà il 24 marzo -> link evento facebook) successiva all'inchiesta giornalistica Bloody Money che vede coinvolti esponenti del governo regionale e amministratori delle società pubbliche del centrosinistra e del centrodestra. 

Come la neve che tutto blocca
come il fuoco che brucia ancora.

Report dell'assemblea regionale dei comitati campani contro il biocidio, verso il corteo del 24 marzo

La più grande emergenza climatica degli ultimi sessant’anni non ha impedito, ieri, a tante e tanti attivisti dei comitati che difendono l’ambiente e i beni comuni di riunirsi in una partecipatissima assemblea pubblica.
L’urgenza di riprendere il filo della discussione deriva dall’ennesimo, gravissimo scandalo che riguarda la gestione dei rifiuti in Campania.
L’inchiesta Bloody Money curata dai giornalisti di Fanpage – che sta già innescando prime ritorsioni e minacce – indica con particolare evidenza ciò che i comitati dicono inascoltati da troppi anni.
Esiste in Campania un vero e proprio comitato criminale d’affari che fa sedere allo stesso tavolo politici, imprenditori e camorristi per spartirsi i profitti che derivano dall’avvelenamento della nostra terra. Questo comitato d’affari è trasversale alle parti politiche: coinvolge tanto il centrodestra quanto il centrosinistra, mentre le opposizioni che si vogliono ‘oneste e pulite’ trovano in queste ore la conferma della loro inconsistenza, poiché non si accorgevano che sotto il loro naso si consumava la costituzione di una vera e propria associazione a delinquere a ridosso della Sma Campania. Questo comitato d’affari gode di tutti i benefici che derivano dallo stato di emergenza: leggi speciali, commissariamento, appalti sottratti al pubblico controllo e affidamenti diretti. Il delfino di De Mita nella Sma che dice al pentito Perrella «siamo in emergenza, possiamo fare quello che vogliamo» riassume molto bene ciò che da sempre viene denunciato dal basso. Quando chiedevamo e chiediamo controllo popolare su operazioni di smaltimento, bonifica e risanamento ambientale, ci riferivamo esattamente alla necessità di sottrarre alle zone d’ombra e alle clientele il destino dei nostri territori.
Per questa ragione siamo poco interessati all’iter giudiziario di questa inchiesta. Ci interessano poco i responsabili individuali e ancora meno porre una sorte di questione morale su questo o quel portavoce: la storia del biocidio in Campania ci ha insegnato che i burattini delle ecomafie vengono sostituiti con enorme facilità. Ieri Cosentino, oggi Oliviero, cambia poco. Esiste una responsabilità politica e un sistema complessivo marcio e mortifero che va azzerato per ripristinare processi realmente democratici di governo del territorio. 
Il governo De Luca è politicamente responsabile di questa e delle mille emergenze che affliggono la nostra regione. È responsabile perché omertoso o perché ignaro, perché sa e ha taciuto o perché non sa ciò che non può non sapere. È responsabile quando sotto il suo mandato si decide degli sversamenti abusivi nei Regi Lagni o quando suo figlio, non si capisce a che titolo, discute di ecoballe. È responsabile quando, a fronte di questo disastro, avalla posizioni negazioniste che mettono alla gogna le denunce dei comitati, dicendo che la Terra dei Fuochi è una fake news e che i morti di cancro della nostra terra sono una normale casualità. È responsabile quando in Campania chiudono gli ospedali e i presidi sanitari che invece dovrebbero dare risposte ad una popolazione martoriata dal continuo insorgere di neoplasie anche in età infantile, ben al di sopra della media nazionale. È responsabile quando gestisce in modo clientelare il problema della disoccupazione, impoverendo ancora di più generazioni che saranno poi costrette a pagare carissimo per le cure che il sistema pubblico non garantisce. È responsabile quando addossa ai cittadini responsabili la colpa della crisi del comparto agricolo campano, dovuta invece alla scarsa chiarezza della Regione stessa in tema di terreni analizzati (campioni esigui rispetto alla totalità della superficie agricola utilizzata e rispetto perfino ai confini sempre più grandi della Terra dei Fuochi) e in tema di falde acquifere, dovuta alla Grande Distribuzione che soffoca i piccoli imprenditori, alle agromafie mai sconfitte, a modelli di agricoltura ricalcanti le economie di scala e che mai vengono contrastati da politiche regionali a favore degli operatori virtuosi.
È per queste ragioni, tutte politiche, poco interessate agli scandali, ai video livorosi dello sceriffo di Salerno e ai teoremi giudiziari (sempre più lesti nel colpire gli attivisti, sempre timidi nel colpire i responsabili di questo disastro) che abbiamo deciso di rimetterci in cammino.
Il 24 marzo costruiremo un grande corteo regionale che andrà a bussare alle porte di Santa Lucia per chiedere conto di queste odiose ingiustizie e per pretendere le dimissioni di chi le ha perpetrate.
Nelle prossime settimane ci attiveremo per moltiplicare assemblee sui territori, iniziative nelle scuole e nelle università, per sensibilizzare e diffondere controinformazione che, punto per punto, polverizzi la propaganda di regime messa in piedi dal governo regionale e dai media asserviti ad esso.
È tornato il momento di dichiarare dal basso lo stato di emergenza: uno stato di emergenza fatto di mafie, corruzione, imprenditori che da Nord a Sud depredano la nostra terra. Già quest’estate, quando il Vesuvio bruciava, abbiamo avuto il coraggio di dire che la nostra regione era in guerra; che quelle fiamme preparavano la strada ad una nuova trattativa Stato-Mafia; che gli incendi e i roghi erano le nuove bombe del terrorismo ecologico, fatto per negoziare profitti sulla pelle della nostra gente.
Questa guerra continua: tra pochi giorni si andrà a votare in una regione nella quale platealmente si è dimostrata l’infiltrazione di poteri criminali nel finanziamento delle campagne elettorali e nella costituzione delle liste. Bisognerebbe avere la forza di dire che finché saranno presenti banditi nei listini bloccati, pronti a negoziare soldi sporchi in cambio del diritto alla vita di un popolo, queste elezioni sono truccate e non vanno riconosciute. Perché Passariello, candidato neofascista coinvolto nell’inchiesta Bloody Money è ancora lì. Perché, per non farsi mancare nulla, uno dei figli di De Luca è ancora candidato e sarà lì a perpetuare il sistema di potere di quell’apparato di potere.
Se camorre, imprese e politici corrotti vogliono mettere le mani sui nostri territori, su ognuno di quei territori nascerà una barricata.

Scendiamo in piazza: 24 Marzo, ore 15.00, Piazza Mancini (Napoli).