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Bologna 29.11 - Occupati gli uffici del Demanio contro la rendita, per riconoscimento degli spazi demaniali come beni comuni

"Operai per il Comune" di Làbas negli uffici del demanio per richiedere la gestione dell'ex caserma Masini. Ottenuto un tavolo autoconvocato con comune di Bologna e Demanio per il riconoscimento degli spazi abbandonati

29 / 11 / 2013

Intorno alle 15 di oggi, 29 novembre, gli “operai per il Comune” di Làbas hanno occupato gli uffici bolognesi del Demanio in Piazza Malpighi. Per più di tre ore la sede del Demanio a Bologna è rimasta occupata.

Muniti di striscione “ex caserma Masini bene comune” (appeso da una delle finestre su via Sant’Isaia) e megafono, gli occupanti hanno chiesto di inviare da quegli stessi uffici un fax alla sede romana del Demanio, presentando la propria “domanda di attribuzione a titolo non oneroso dei beni di proprietà dello Stato”.

Infatti, secondo l’art. 56 bis del D.L. 21 giugno 2013 n. 69, convertito in legge con modificazioni dalla Legge 9 agosto 2013 n. 98, dal 1° settembre 2013 e fino al 30 novembre 2013 i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni possono presentare richiesta di acquisizione di beni immobili dello Stato.

Questa domanda, alla quale in teoria avrebbero dovuto far richiesta gli enti territoriali per richiedere la gestione degli spazi demaniali in disuso (come appunto le ex caserme dismesse e rimaste vuote e abbandonate), oggi è stata portata da Làbas in demanio con un documento “auto-compilato”.

Gli attivisti di Làbas hanno riempito gli uffici del demanio con oggetti che simboleggiavano i progetti portati avanti nello spazio, e con sacchi contenenti il guano di piccione che ricopriva l’intera ex caserma lasciata al degrado e all’incuria per ben 13 anni, prima di essere occupata il 13 novembre di un anno fa.

Le richieste degli attivisti: inviare tramite fax alla sede nazionale del demanio il documento auto-compilato in cui si fa richiesta di assegnazione dell’ex caserma Masini a tutti i progetti che la stanno rendendo viva; avviare tavolo di trattative contro lo sgombero dello spazio; rendere pubblica una lista dei beni lasciati all’abbandono per adibirli a scopi sociali e/o abitativi e non invece, attraverso la prossima cessione alla Cassa Depositi e Prestiti, avviare meccanismi di privatizzazione, svendita, speculazione, finanziarizzazione.

Dopo quasi un’ora di occupazione della sede bolognese del demanio e dopo le resistenze iniziali del direttore, questo ha accettato di incontrare gli attivisti. Durante l’incontro sono state presentate le richieste di Làbas al direttore che ha risposto con argomenti vaghi e privi di concretezza, informando di aver già avviato un tavolo di lavoro con il comune di Bologna sull’ex Caserma Masini (escludendo quindi chi in questi mesi sta costruendo progettualità reali in quegli spazi) e ha inoltre comunicato che è già stata inviata agli organi competenti una richiesta di sgombero dell’ex caserma. Gli attivisti a questo punto hanno deciso di rimanere nella sede del demanio a oltranza.

Intorno alle 17.30 negli uffici occupati del Demanio è arrivata una delegazione del comune di Bologna, alla quale gli attivisti hanno riportato le loro richieste, alla presenza del direttore territoriale del demanio.

Dopo l’incontro con la delegazione del comune di Bologna e il direttore del demanio, agli attivisti di Làbas viene fatto inviare tramite fax dell’ufficio il documento di richiesta di gestione dell’ex caserma Masini, e si ottiene l’apertura di un tavolo auto-convocato di confronto tra amministrazione comunale, demanio e Làbas sul futuro dell’ex caserma, ponendosi come obiettivo l’utilizzo a scopo sociale e/o abitativo dei tanti spazi vuoti e abbandonati in città per ostacolare in ogni modo meccanismi di svendita a privati e di finanziarizzazione e per riprendersi una parte di reddito. 

Condizione iniziale all’apertura del tavolo da parte degli occupanti: il blocco della richiesta di sgombero. Così è stato dichiarato dalla delegazione dell’amministrazione comunale:

Oggi gli attivisti di Làbas sono riusciti, dopo ore di occupazione degli uffici del demanio, a richiedere simbolicamente tramite fax la gestione dell’ex caserma Masini, ad ottenere un tavolo di trattative, a bloccare la richiesta di sgombero. Insomma, dopo un anno di occupazione dell’ex caserma Masini c’è stata da parte di amministrazione comunale e demanio un riconoscimento di chi ha reso vivo un pezzo di città. 

La ricchezza prodotta attraverso i tanti e partecipati progetti portati avanti dentro quegli spazi (ultimo in ordine di tempo il “Crowdhousing”, ovvero l’occupazione e la costruzione collettiva di tre appartamenti –in ampliamento- nel complesso dell’ex caserma Masini) è ciò che oggi gli attivisti hanno portato a svelamento del demanio, che cieco e sordo per un anno non l’ha riconosciuta. Le pratiche che hanno preso forma nell’ex caserma Masini in un anno di occupazione sono frutto della cooperazione di cittadini, studenti, lavoratori, precari, artisti, che hanno riqualificato un’area di città e che hanno sperimentato un nuovo modo di produrre alternativa concreta nella crisi.

In una città dove si contano oltre 7 mila appartamenti sfitti di proprietà pubblica, privata e demaniale, oggi si è posta una questione molto semplice: se istituzioni, politiche assistenziali, politiche abitative ed enti preposti non sono più in grado di garantire un livello di welfare adeguato alle esigenze di chi sempre più non riesce a pagare l’affitto, subisce sfratti, vive in condizioni precarie, il primo passo da fare è ripartire dal riutilizzo del patrimonio e delle proprietà pubbliche e private abbandonate nel territorio.

Ciò significa partire da un tavolo sul futuro dell’ex caserma Masini e su tutte le altre caserme dismesse e i tanti edifici vuoti da  riempire.

Ciò significa rifiutare l’idea di una continua cementificazione e quindi di speculazioni edilizie; significa togliere centinaia di appartamenti alla rendita di palazzinari per restituirli a chi il problema degli affitti lo vive quotidianamente; significa bloccare immediatamente tutti gli sfratti per morosità e gli sgomberi, ma soprattutto avviare e incrementare pratiche di cooperazione, riappropriazione, co-housing, occupazione e crowdhousing.

Bologna 29.11 - Làbas occupa il demanio

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