Monti a Bologna

Bologna - Dall'assemblea di piazza San Francesco verso il 16 giugno: ore 14 piazza del Nettuno

#sMONTIamolo: appuntamento 16 giugno ore 14 piazza del nettuno

7 / 6 / 2012

Circa duecento persone si sono ritrovate il 6 giugno in Piazza San Francesco per costruire una grande giornata di mobilitazione contro il governo Monti e le politiche di austerity.
Mario Monti infatti sarà a Bologna il 16 giugno prossimo, ospite del dibattito “Il futuro dell’Italia” all’Arena del Sole, all’interno del programma della prima edizione della "Repubblica delle idee".

L'assemblea di Piazza San Francesco ha visto la partecipazione di numerose realtà cittadine e provenienti da Parma, Reggio Emilia, Rimini: associazioni, collettivi, centri sociali, comitati territoriali, studenti, educatori, lavoratori, precari, hanno deciso di mettersi in gioco e aprire insieme un percorso politico che rimetta al centro temi e rivendicazioni reali.
Pensiamo che insieme si possa trovare una via d’uscita alternativa alla crisi, che parli di diritti, nuovo welfare, reddito e democrazia: l’unica strada per riprenderci il futuro e le nostre vite.

Ci sembra inaccettabile che Mario Monti venga a Bologna a discutere di “futuro”, un futuro che ci viene negato ogni giorno, a causa delle politiche di massacro sociale sperimentate sulla nostra pelle. 
Pensiamo non si possa parlare di "futuro dell'Italia" senza di noi, senza una parte di questa città che esprime ricchezza ogni giorno, che non vuole più accettare tagli, sacrifici e ricatti, che vuole cambiare il modo di pensare e di vivere Bologna.

Un futuro che vogliamo essere liberi di scrivere e scegliere liberamente, così come sono determinate a fare le popolazioni colpite dal sisma di questi giorni, che ha distrutto paesi, che ha stravolto la vita di tanti uomini e di tante donne che vivono a pochi chilometri da Bologna.
Pensiamo che la giornata del 16 giugno non avrebbe senso se non si partisse a ragionare da qui. 
Ci vogliamo sottrarre alla gestione emergenziale del terremoto da parte della protezione civile per poter vivere liberamente, decidere come rialzare la testa, decidere autonomamente degli aiuti che arrivano, di interi paesi da ricostruire, del nostro futuro. 
E non vogliamo dimenticare i morti di questo sisma: operai italiani e migranti costretti a lavorare e a tornare in quei capannoni.
Ricatti e sottrazione di diritti a cui siamo sottoposti continuamente, e che in questo caso si pagano con la vita.
Da una parte l'umanità, la cooperazione, il fare comune, il fare società, dall'altra parte le barbarie, la speculazione, i ricatti, la gestione dello shock.
La prima cosa che vogliamo andare a dire a Monti il 16 giugno è la nostra richiesta di cancellazione (e non sospensione) dell'IMU e delle rate dei mutui, ritiro della vergognosa liberatoria di alcune imprese emiliane che vogliono che i loro operai firmino individualmente la deroga dai rischi civili e penali se il capannone crolla sulla loro testa, dirottamento dei fondi usati per materiale bellico sulla ricostruzione del territorio colpito dal terremoto.
Tutto questo non riguarda solo chi è stato colpito ma è un claim che deve essere agitato da tutti, perché è un modo di intendere la vita, i rapporti, il lavoro, il fare società.

Viviamo in un paese in cui cancellazione dei diritti, distruzione del welfare, licenziamenti, saccheggio dei beni comuni, tagli alla cultura, respingimenti e omicidi nel mediterraneo, diritti negati, suicidi dovuti alla crisi sono diventati la cifra che scandisce la nostra quotidianità.

Da agosto, quando è stata ricevuta quella maledetta lettera di Draghi e Trichet, le nostre biografie immerse nella crisi parlano di flessibilità,  inoccupazione, disoccupazione, ricerca continua di un lavoro, impossibilità di arrivare a fine mese, di pagare affitti o le rate di un mutuo.
Attorno al debito, all'interno dell'eurozona in crisi, è stato organizzato l'attacco alle condizioni di vita di milioni di persone. È chiaro il tentativo di costruire un nuovo ordine di politica basata sul debito, che diventa elemento normativo sulle nostre vite. Un debito che non è stato contratto da noi ma da banchieri, possessori della rendita, istituti della finanza, governi e opposizioni, parlamenti senza alcuna legittimità, una casta che con le sue scelte scellerate e consapevoli fa pesare la crisi sulle nostre vite.

Comincia a rompersi quell'immobilismo a cui eravamo abituati negli ultimi mesi: variabili e alternative allo stato di cose presenti cominciano a farsi vedere, e cresce una delegittimazione sociale a questa gestione della crisi.
Alle politiche di austerity, alla cancellazione dei diritti, alle restrizione degli spazi di libertà, all'impoverimento generalizzato, alla precarizzazione diffusa, agli investimenti sulle grandi opere inutili a discapito di un modello di sviluppo sostenibile, vogliamo rispondere, esprimendo forte un desiderio di trasformazione.

Mettere in comune pratiche e linguaggi, insieme a tanti, diversi. Esprimere il tempo e la necessità dell'alternativa. Da qui vogliamo partire.

Siamo convinti che non si possa rimanere fermi: c'è bisogno di aprire spazi di dissenso e radicalità.
Tocca a noi. Costruire e trovare nuove forme di legittimità sociale, per andare oltre le categorie, per dare corpo a coalizioni sociali in cui provare a confederare soggetti e realtà differenti ma con obiettivi ben precisi, senza fare sintesi, in uno spazio pubblico e politico nuovo.

È una scommessa che abbiamo davanti e che possiamo fare insieme. Partendo dalla costruzione cittadina di una giornata di dissenso contro Monti il 16 giugno, dentro a un percorso politico che ci vedrà mobilitarci anche il 13 e il 14 giugno.
Due giornate che vedranno nel 13 azioni dislocate in diverse città e scioperi di categoria dei metalmeccanici della FIOM, e nel 14 un'occasione di convergenza nazionale a Roma in piazza del Pantheon, per incidere sul dibattito parlamentare e bloccare l'approvazione del DDL Fornero. Da Bologna a Roma ci rimettiamo in movimento per determinare il nostro presente.

Ci siamo dati appuntamento il 16 giugno alle ore 14 in piazza del Nettuno, per andare all'Arena del Sole, per entrare in quel teatro e parlare in tanti, per attraversare liberamente la città e contaminarla, per affermare chiaramente che Mario Monti è diffidato dal parlare del nostro futuro, perché sappiamo già come lo vuole. Vogliamo essere liberi di scegliere chi essere, cosa fare delle nostre vite e come cambiare l'esistente. Vogliamo un futuro degno e la scommessa è costruirlo insieme.