Bologna - Nuovo blocco alla Granarolo

Una giornata di mobilitazione in sostegno dei 41 facchini licenziati

13 / 7 / 2013

Non si arresta la lotta dei 41 facchini ex dipendenti del consorzio Sgb che aveva in appalto fino a qualche tempo fa i servizi logistici per la Granarolo.

Alle 04:00 di questa mattina i lavoratori si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica per una nuova giornata di blocco supportati sia da altri colleghi provenienti da Bologna, Piacenza e Veneto ed iscritti ai sindacati Adl e SI-Cobas, sia da varie realtà sociali del territorio tra cui militanti dei centri sociali Tpo e Làbas.

Il blocco è andato avanti tutta la mattinata senza problemi finché alle 11:00 i manifestanti stessi hanno deciso di rimuovere il presidio e hanno dato vita ad un piccolo corteo che è terminato con un’assemblea finale.

La manifestazione di oggi è l’ennesima di una serie di iniziative portate avanti in questi mesi e volte al reintegro sul posto di lavoro dei 41 facchini dissidenti, “colpevoli” semplicemente di aver protestato contro il taglio indiscriminato del 35% del proprio stipendio da parte della cooperativa per cui lavoravano, la Sgb.

Nei giorni precedenti numerose sono state anche le iniziative di boicottaggio svoltesi davanti ai supermercati di molte città d’Italia a sostegno della protesta.

Questa vertenza si inserisce nella più ampia mobilitazione che Si-Cobas e Adl Cobas stanno portando avanti sul piano nazionale per il rinnovo del CCNL di settore; la vicenda dei lavoratori della Granarolo incarna perfettamente il modello di sfruttamento contro il quale stanno lottando i due sindacati di base e che vede la messa in piedi di un vero e proprio sistema delle cooperative alle quali le grandi aziende affidano i servizi logistici per poter in tal modo sgravarsi di costi del lavoro e responsabilità.

Nonostante la Granarolo provi ad accreditarsi come incolpevole davanti all’opinione pubblica, non può tuttavia negare le proprie responsabilità nell’aver affidato i suoi appalti a cooperative senza scrupoli di cui ha successivamente riconosciuto l’inadeguatezza attraverso la revoca delle commissioni.

Lo smascheramento di questo sistema di sfruttamento è avvenuto anche grazie al coraggio dei facchini che lavoravano per l’azienda di Cadriano e che adesso rischiano di rimanere senza lavoro poiché licenziati dalla cooperativa appaltatrice.

Dopo una serie di incontri tra parti sociali, prefetto e sindacati inizia ad aprirsi uno spiraglio per una soluzione perlomeno dignitosa, ovvero il ritorno a lavoro su nuovi cantieri di tutti i lavoratori.

Quello che il picchetto di oggi chiedeva erano garanzie a riguardo per evitare che con la scusa della cassa integrazione i facchini vengano presto scaricati in mezzo ad una strada.

La mobilitazione, dunque, continua fino a quando non sarà data una risposta chiara ed esaustiva sul futuro dei 41 lavoratori.