Uniti Contro la Crisi

Bologna - Partecipiamo al Corteo dei Metalmeccanici

- Porta Saragozza ore 9.00 -

27 / 1 / 2011

Quello che è avvenuto a Mirafiori non riguarda solo i 5.500 lavoratori che ci lavorano e i loro colleghi dell’indotto. Riguarda ovviamente tutti i metalmeccanici, tutti i lavoratori dell’industria e in generale tutti i lavoratori dipendenti di questo paese. Ma non solo. Riguarda anche quelli come noi, che per vari motivi non appartengono a queste categorie e che, come è noto, spesso vengono impiegati con forme contrattuali atipiche, flessibili, in poche parole precarie, e che spesso non possono accedere neppure a quel tanto o poco che è ancora garantito ai lavoratori tradizionali e che adesso è messo in discussione, dentro e fuori i cancelli di Mirafiori.

Ma facciamo un passo indietro. Ci hanno raccontato per anni che quelli come noi, gli atipici, i precari, erano pochi, e di passaggio. Pochi in percentuale, rispetto agli altri paesi europei, e di passaggio perché sicuramente “... verrete stabilizzati...”. Balle. Secondo gli ultimi dati ben l’84% degli assunti nell’ultimo anno sono inquadrati con contratti a termine. Qualche anno fa le percentuali erano esattamente invertite. Quali prospettive ci saranno per queste persone? In quale tipo di società vivremo con queste precondizioni?

Ecco perché ci riguarda quello sta avvenendo nelle fabbriche metalmeccaniche: ci riguarda, per prima cosa, perché non possiamo pensare che fra 5, 10, 20 anni, se queste sono le premesse, tutte le persone che andranno al lavoro, lo faranno nelle condizioni che già adesso interessano molti di noi, cioè senza contributi versati, senza la certezza di uno straccio di pensione, senza la possibilità di accedere al sussidio di disoccupazione, alla cassa integrazione e agli altri strumenti di protezione sociale (per quanto scarni) previsti dall’attuale sistema di welfare. Ed in più, senza la possibilità di organizzarsi e di ribellarsi.

Ci riguarda perché non ci rassegniamo a pensare che la riduzione delle tutele di alcuni significhi automaticamente l’innalzamento di quelle degli “altri”. Ancora balle. Quello portato avanti da Tremonti e Marchionne è un gioco a somma zero, per tutti noi, e a somma positiva per i soliti noti di sempre. Ci riguarda perché già sperimentiamo sulla nostra pelle la flessibilità totale, l’assenza di una contrattazione collettiva e possibilmente nazionale, la difficoltà nell’unirci e confrontarci fra colleghi, fra simili, divisi come siamo in mille contratti, mille posti di lavoro diversi. E sappiamo che al processo di frammentazione del lavoro e dei diritti in tempo di crisi non c'è limite, perché la separazione e la moltiplicazione degli status di cittadinanzadisposta dalla Bossi-Fini e dal Pacchetto Sicurezza arriva fino a legittimare il lavoro schiavo, come sanno bene i nostri fratelli migranti con o senza permesso, sfruttati sotto il ricatto dell'espulsione.

Ci riguarda, soprattutto perché abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle i limiti dello stato sociale “made in Inps” e la sua fragilità, la sua incapacità di dare risposte e aiuto vero, stabile, duraturo.

Ci riguarda perché la favoletta del “... hanno ridotto i fondi, dobbiamo stringere la cinghia...” la sentiamo da anni, nelle cooperative sociali che vincono gli appalti al massimo ribasso, negli enti pubblici e di ricerca che chiudono, nelle scuole e nelle università trasformate in parcheggi.

Bene, un mondo fatto così, noi non lo vogliamo. Dentro i cancelli delle fabbriche ma neanche fuori. Per questo, una volta per tutte, diciamo che rifiutiamo la contrapposizione fra lavoro stabile e precario, operaio e intellettuale, fuori e dentro gli stabilimenti. La rifiutiamo per dire che di fronte a questa sfida non possiamo che essere uniti.

Ed è per questo che oggi come Centro Sociale Tpo abbiamo deciso di partecipare al corteo indetto dalla Fiom, con una partecipazione attiva, indipendente ed aperta, che non parli solamente della difesa del contratto nazionale dei metalmeccanici ma che parta da questo punto per parlare di un'idea alternativa di società, alternativa a quella proposta non solo da Berlusconi e dai bunga bunga, ma anche da quella delle Gelmini, dei Sacconi, dei Maroni, dei Montezemolo, dei Tremonti e soprattutto dei Marchionne.

Alternativa anche perché se è vero che lo sciopero solleva immediatamente un problema di democrazia nei luoghi di lavoro, di diritti, è anche vero che pone immediatamente un punto di domanda su forme eco-sostenibili di intendere la produzione. L'eco-car con cui parteciperemo al corteo dice che spetta a tutti noi insieme impegnarci da subito in questa sfida necessaria.

Un corteo che quindi ponga anche con forza e determinazione la necessità e l’urgenza della promulgazione, subito, qui ed ora, di una legge sul REDDITO MINIMO GARANTITO, cioè di una misura in grado di dare una forma di sostegno al reddito dei singoli in maniera svincolata dal lavoro. Un corteo, infine, che sappia soprattutto chiedere a gran voce lo sciopero generale: un grande sciopero dalle forme innovative che riguarda tutt@. Perché questa crisi la stanno usando come una clava, contro tutti noi, operai, precari, studenti, migranti, pensionati, lavoratori autonomi e partite iva.

Contro la crisi, per il reddito! Uniti per il comune!

Diamo appuntamento a tutt@

GIOVEDI' 27 GENNAIO ORE 9.00

PORTA SARAGOZZA per partecipare al corteo dei metalmeccanici!

 

Centro sociale TPO