Del Piano di accoglienza per i profughi che coinvolgerà in maniera organizzata e pianificata la nostra regione si parla ormai da due settimane. Anche a Bologna sembra sia stato predisposto un programma efficiente per accogliere una parte dei 20 mila migranti che per settimane sono stati prigionieri dell’operazione Lampedusa. Ieri si è tenuto un nuovo incontro della cabina di regia tra Regione e Prefettura per l’organizazzione dell’intervento e tutto è pronto per ospitare nella regione i primi 2000 profughi, già da domani è annunciato l’arrivo di 180 che saranno disclocati in piccole strutture già esistenti, come quelle dell’Opera Pia di Padre Marella e dall’ASP, Agenzia che per conto del Comune ha la responsabilità dei Servizi Sociali. Una modalità di intervento sulla scia del modello toscano, con il coinvolgimento della Regione per i servizi sanitari e della Caritas per l’inserimento sociale.
In attesa che i profughi finora fantasmi si
materializzino a Bologna, noi non ci siamo però dimenticati dei migranti
tunisini rinchiusi in via Mattei da metà febbraio. Li avevamo
incontrati il 1 marzo con l’invasione del Cie, quando avevamo denunciato
che i Centri di Identificazione ed Espulsione erano la risposta
sbagliata ad una domanda di libertà che ci arrivava dal Maghreb
attraversato dalle rivoluzioni. Circa 35 ragazzi arrivati a Lampedusa
l’11 di febbraio sono stati per oltre due mesi segregati dietro al muro
di via Mattei, i due mesi peggiori di tutta la loro vita, ci hanno
detto.
Giovedì scorso 19 di loro sono stati liberati, ma è evidente che per
loro non esiste nessuno piano profughi e che chi esce dal Cie è un
profugo di serie zeta. E infatti da giorni sono stati
parcheggiati/dimenticati in un dormitorio per senza fissa dimora dove i
pasti sono serviti solo a cena, cinque giorni su sette. Eppure hanno la
ricevuta della richiesta del permesso per motivi umanitari, non sono
clochard.
Come funziona allora la fantomatica “cabina di regia” se ieri Questura e
Regione non si sono coordinate per inserire anche questi migranti nel
piano di accoglienza predisposto? Viste queste premesse non possiamo che
pensare che ancora una volta accogliere e proteggere significhi quando
va bene trovare un posto letto qualsiasi, e senza vitto, anziché
opportunità di orientamento ed inclusione nella prospettiva di un
soggiorno che non si trasformi in ritorno alla clandestinità dopo sei
mesi.
Sulla scia di Lampedusa, anche qui l’immigrazione è affrontata
come emergenza temporanea, un’urgenza che giustifica interventi senza
prospettive, quasi incoraggiando questi ragazzi ad andarsene in Francia
il prima possibile. Per questo riteniamo i ragazzi possano presto essere
spostati dal dormitorio Beltrame ed essere accolti in un centro che
disponga di tutti i servizi, compreso l’orientamento e la mediazione
interculturale, affinché possano scegliere con ogni consapevolezza la
miglior soluzione per loro.
Ma non finisce qui. Sei ragazzi sono stati espulsi dal
Cie in Tunisia, vittime del vuoto normativo, del caos, dell’allarme
invasione che ha legittimato ogni sorta di violazione dei diritti. Ancor
più grave l’espulsione perché ci dicono che abbia colpito chi aveva
avuto un ruolo più attivo nella rivolta del primo Marzo, quando i
detenuti per disperazione e per denunciare l’ingiustizia subita avevano
dato fuoco ai materassi. Non è confermato - difficile conoscere come
siano regolate le procedure all’interno ddei centri detenzione
amministrativa - me se così fosse si tratterrebbe, e non per la prima
volta, di una vera e propria ritorsione nei confronti di chi osa
esprimere un dissenso che se inascoltato si indirizza ad atti che
guadagnino almeno visibilità. Sono stati rispediti in Tunisia prima
ancora che venisse emanato il decreto, senza che nessuno potesse
intervenire, perché il Cie è uno strumento di detenzione arbitraria che
si sottrae ad ogni forma di controllo.
Con i nostri legali intanto stiamo seguendo altri sei tunisini che non
sono ancora stati fatti uscire perché avrebbero preso parte alle
proteste, e che rischiano con questo pretesto di essere esclusi dalla
possibilità di presentare la domanda di permesso per motivi umanitari.
Per loro esigiamo che possano accedere alla procedura per la protezione
umnitaria temporanea, senza rischiare di essere espulsi
Tutto questo abbiamo denunciato nella conferenza stampa di oggi, dove abbiamo annunciato che da Bologna parteciperemo al Treno della Dignità di domenica prossima organizzato dalla campagna Welcome per reclamare la libertà di circolazione, un’accoglienza con diritti nello spazio europeo e per denunciare la responsabilità del Governo Italiano verso le tragiche morti nel Mediterraneo, che sempre ci mostrano il fallimento delle politiche italiane ed europee sull’immigrazione.
Sportello Migranti TPO