SaDiR è il nome di un desiderio che muove i corpi di tante e tanti,
sul
confine fra le macerie dell'università all’epoca della riforma Gelmini e
le città ormai svuotate di socialità da decreti e ordinanze. Vive negli
incontri e negli scambi tra diverse soggettività collocate al limite di
questi spazi, colorandole di nuova progettualità.
SaDiR trae
forza dal rapporto fra tre termini:SAPERI,DIRITTI, REDDITO. All’interno
delle pieghe di questa relazione, costruisce la propria proposta
politica di uscita dalla crisi, rifiutando ogni tentativo di farla
pagare ai soggetti che non hanno contribuito a crearla.
SaDiR è
sperimentazione contro il presente misero che ci vogliono imporre, è
tentativo di esodo dai processi di misurazione artificiale messi in atto
nell’università discount del 3+2,e allo stesso tempo costruzione di
alternativa, non semplice fuga quindi, ma spostamento nomade, attraverso
corsi di autoformazione, in cui dare concretezza al concetto di sapere
come bene comune: un sapere che derivi direttamente dalla
socializzazione delle conoscenze fra i soggetti e dalle relazioni
orizzontali, che si riveli immediatamente fruibile da tutte e da
ciascuno che resti vivo e cresca nella libera circolazione, non
recintato da copyright, parcellizzato da crediti o reso merce scarsa da
logiche di mercato,interdisciplinare,non richiudibile in caselle
preconfezionate ma meticcio, ibrido e contaminabile.
SaDiR si
muove nelle città della crisi per reclamare diritti all’interno
dell’esistenza precaria che ormai colpisce un’intera generazione, contro
il ricatto sociale giocato dai vari Marchionne, Gelmini, Sacconi e dal
nuovo Collegato Lavoro.
SaDiR invade i non-luoghi di segregazione
in cui si trovano individui criminalizzati perché non-cittadini, perché
scelgono di fuggire da guerre e da dittatori feroci, privati della
propria libertà, della possibilità di scegliere e muoversi; a loro urla
la propria complicità e il proprio desiderio di superare, abbattendoli,
frontiere e confini. Invade i Cie perché la risposta a questa guerra può
solo essere accoglienza incondizionata e dignitosa a tutti e tutte!
Ha
attraversato i tumulti di piazza, nello spirito delle rivolte di Londra
e Tunisi, passando per il 14 dicembre a Roma, e continua a vivere nelle
richieste di quelle giornate: generazioni intere di ragazze e di
ragazzi, di donne e di uomini che, in Italia come in tutto il
Mediterraneo, reclamano un presente ed un futuro fatto di diritti, di
nuovo welfare, di vere democrazie, e si indignano per esprimere il
proprio dissenso a governi,dittature e regimi. Le lotte per la
democrazia dei popoli in tumulto nel Maghreb e nel Mashrek ci
suggeriscono le coordinate per un ripensamento dell'Europa, attraverso
la connessione di veri percorsi di movimento sui territori, in cui
ricercare il comune sociale a partire dalla crisi, mettendo a valore un
comune politico per rovesciarla.
SaDiR reclama un reddito minimo
garantito per tutte e tutti, sganciato dalla prestazione lavorativa,
dentro un nuovo welfare-state non familistico. Reddito come una delle
possibilità per ridurre le disuguaglianze sociali e il ricatto della
precarietà, andando a rompere con la necessità di accettare compromessi
lavorativi al ribasso; per soddisfare i bisogni di una generazione che,
nonostante lo scacco della precarietà dilagante, non è più disposta a
contrattare e comprimere i propri desideri.
La rivendicazione del reddito non può essere solo uno slogan, una
teoria, ma deve necessariamente esprimere la propria materialità nelle
pratiche quotidiane, smascherando la falsità di chi vuole farci credere
che la ricchezza non c’è, che le politiche di austerity siano l’unica
uscita possibile dalla crisi e che dovremmo accontentarci di lavori
umili. La ri-approriazione di forme di reddito, diretto e indiretto,
diventa la pratica per smarcarsi da un’esistenza precaria e sotto
ricatto, ma insieme è immediatamente costruzione di un’alternativa, di
un futuro degno di questo nome.
SaDiR reclama a gran voce lo
sciopero generale e generalizzato: generale perché tutte le categorie
lavorative classiche possano scioperare, possano astenersi dal lavoro;
generalizzato perché anche tutte quelle forme di lavoro moderno, i
contratti co.co.pro., co.co.co, contratti atipici e la miriade di altri
contratti a tempo determinato che permettono la continuità di precarietà
e lo sfruttamento lavorativo, possano scioperare nelle forme che
ritengono migliori, dal blocco dei flussi produttivi, ai blocchi
precari metropolitani, perché non si può immaginare una società
migliore senza ripensare anche ad un modello di sviluppo diverso e
alternativo da quello che c'è ora.
Per questo saremo protagonisti,
insieme a tanti e tante, nella costruzione dello sciopero generale del 6
maggio 2011, perché quattro ore non possono bastare, per uno sciopero
generale e generalizzato! Not bombs, make strike!!!
Programma della tre giorni:
martedì 12/4
Oltre il pubblico, per l'università del comune
La
riforma Gelmini costituisce il Game Over per l’università pubblica, la
fine di un processo che inizia da lontano e la cui partita ha visto
partecipi esecutivi di destra come di sinistra, che da vent’anni giocano
alla dismissione dell’università sulle vite degli studenti e delle
studentesse. Quello che cambia davvero, ...oggi,
risiede nel contesto intorno: la crisi economica globale si riflette
anche sul mondo universitario, tanto nelle applicazioni della riforma,
attraverso le modifiche alla governance, quanto nel calo delle
iscrizioni agli atenei.
I tumulti che hanno incendiato le città
euromediterranee raccontano di una generazione altamente scolarizzata
che diventa protagonista, prendendo parola con la forza dei propri corpi
e rifiutando la miseria di un presente fatto di precarietà,
disoccupazione, ricatti e costrizioni.
La difesa dell’università
pubblica non si è mai tradotta in amore per lo status quo, sicuramente
non oggi che da difendere ci sono solo rovine. Risulta però
imprescindibile schierarsi contro l’attacco al pubblico e alla
democrazia sostanziale, per andare oltre, praticando l’alternativa e
costruendo dal basso nuove istituzioni, quelle del comune.
alle ore 17 Francesco Brancaccio _ Unicommon Roma
Roberto Iovino _ Rete della Conoscenza
Federico Montanari _ Ricercatori Prec.
contributi da Unicommon Pisa, Parma, Padova
@ facoltà di Scienze Politiche, strada maggiore 45
mercoledì 13/4
There is no choise _ Un altro mondo è necessario
Sul
terreno della conversione ecologica si gioca oggi una battaglia
centrale sul futuro di tutti noi, non solo perché riguarda le sorti del
nostro pianeta ma perché al contempo questa scommessa ci pone
direttamente di fronte a questioni quali la difesa dei diritti sul
lavoro e della necissità di nuove forme di welfare.
Costruire
un'alternativa all'attuale sistema produttivo significa lottare per una
gestione condivisa dei beni comuni, una sfida ambiziosa e radicale ma
preticabile.
Lo straordinario percorso referendario per l'acqua bene
comune e le numerose esperienze di lotta da Vicenza a Chiaiano ci
dimostrano che è possibile, oltre che necessario, pretendere e
realizzare una giustizia sostanziale che vada al di là del pubblico e
del privato.
alle ore 18 intervengono
Guido Viale _ economista e autore del libro La conversione ecologica
Vittorio Bardi _ C.C. Fiom
Gianmarco de Pieri _ cs Tpo
presentazione di >>La conversione ecologica<<
@ facoltà di Scienze MFN _ aula ghigi _ via s giacomo 9
dalle 22 @ facoltà di Lettere e Filosofia, via Zamboni 38
MAGIC COMMON PARTY!
Sugar Mino_from Tarantattack Sound_reggae
Stile dj _ from SaDiR _ super trash
giovedì 14/4
Verso lo sciopero generale del 6 maggio
alle ore 19 Assemblea regionale Uniti per lo sciopero
@ facoltà di lettere e filosofia _ aula 2 _ via Zamboni 38
a seguire
alle ore 21 Non vengo dalla luna _ Soggettiva intorno al 14 dicembre