BoycottPrix - Iniziative ai supermercati Prix in tutto il Nord-Est

Le iniziative sono state fatte dai centri sociali del Nord-Est in solidarietà ai 70 facchini licenziati a Grisignano

4 / 2 / 2016

Da diversi anni il settore della logistica si è configurato come uno dei principali terreni del conflitto sociale contemporaneo. Un conflitto che esprime appieno la rottura di qualsiasi forma di mediazione tra capitale e bios che caratterizza la società post-crisi. Il capitale, che ha accresciuto in questi anni la propria capacità di drenare la ricchezza collettivamente prodotta attraverso la finanziarizzazione dell’economia e della vita delle persone, riesce in questo settore a esprimere meglio il proprio potenziale estrattivo. Questo avviene grazie alla rottura dell’omogeneità contrattuale, che si definisce attraverso l’utilizzo di soggetti terzi, come le cooperative; nell’assunzione e nella gestione della forza-lavoro; nella compressione selvaggia dei diritti e nell’estrema flessibilità di orari e turnazioni, che tendono ad assoggettare completamente la vita del lavoratore alle esigenze di aziende e intermediari.

In questo contesto, il settore della logistica, ed in generale quello della grande distribuzione, sono stati attraversati da forme di lotta nuove e radicali, che spesso si sono trasformate in grandi vertenze contrattuali che sono riuscite a sottrarre migliaia di lavoratori dai livelli più spinti del ricatto e dello sfruttamento. Questo è stato possibile grazie alla capacità di alcuni sindacati di base, come ad esempio Adl Cobas o Si Cobas, di superare le forme tradizionali della sindacalizzazione e individuare, nella composizione migrante di queste lotte, un nuovo soggetto in grado di esprimere livelli di contrattazione sociale che agissero il rapporto tra capitale e bios in una dimensione complessiva, rivendicando il diritto all’abitare o la richiesta di un reddito di cittadinanza. Spesso le lotte dei facchini e dei lavoratori della grande distribuzione hanno incrociato altre vertenze sociali, portate in piazza da studenti, precari e disoccupati, generando importanti, per quanto embrionali, passaggi d’intreccio dialettico tra lotte sociali e lotte politiche.

La vicenda del Prix di Grisignano di Zocco, in provincia di Vicenza, contiene tanti elementi sviluppati in questa breve analisi. Il licenziamento indiscriminato di settanta lavoratori, assunti dalla Coop. Leone cui è stato unilateralmente revocato l’appalto da parte del committente, dimostra innanzitutto come le grandi aziende si servano dei nuovi dispositivi legislativi in materia di lavoro per fini esclusivamente economici. Il cambio di appalto serve, infatti, all’azienda per fare finte “neo-assunzioni”, usufruendo degli sgravi fiscali previsti dal Job’s Act. Il rapporto d contrattazione completamente sbilanciato a favore del capitale è pienamente dimostrato dal modo in cui è stata condotta, e fatta unilateralmente fallire, da parte del Prix la trattativa che prevedeva il reintegro dei lavoratori, con il riconoscimento dell’anzianità lavorativa e conseguente applicazione degli scatti maturati, dei livelli acquisiti in precedenza e, visto che non si trattava di nuova occupazione (alcuni lavoratori erano impiegati in quel magazzino da oltre quindici anni), la non applicazione del Jobs Act.

La vicenda del Prix, oltre ad essere vissuta con grande passione e coraggio dai lavoratori, che da settimane continuano a bloccare l’arrivo di merci al magazzino centrale di Grisignano, dimostra anche la capacità di questa lotta di contenere istanze generalizzatrici. La manifestazione di sabato 30 gennaio tenutasi a Vicenza è un chiaro segnale che è possibile trovare, a partire da una vertenza specifica, una pluralità di convergenze, di carattere sociale e politico. Oltre alla mera solidarietà ai lavoratori licenziati, abbiamo visto in quella piazza la presenza di lavoratori e lavoratrici di altri settori, come le operaie della Nek di Monselice che da oltre un mese stanno occupando il centro riciclo ed hanno già resistito a più tentativi di sgombero da parte delle forze dell’ordine, ma anche di chi vede nelle lotte contro la grande distribuzione, un elemento strategico per costruire un nuovo modo di produrre e consumare, basato sulla cooperazione dal basso, sulla massima riduzione dell’impatto ecologico, sulla vendita diretta autorganizzata.

Per queste ragioni giovedì 4 febbraio i centri sociali del Nord-Est hanno compiuto iniziative diffuse nei supermercati Prix di diverse città, allo scopo di sensibilizzare lavoratori e consumatori rispetto a quanto accaduto a Grisignano e di invitare a boicottare un marchio dietro il quale si nasconde un’azienda che sfrutta, affama e licenzia indiscriminatamente i suoi dipendenti.