da Dinamopress.it

Cala la scure (e la maschera) del governo Renzi

Scontro senza quartiere tra il Governo Renzi e i lavoratori di tutti i tipi. Ieri a Roma ne abbiamo avuto la prova con gli operai della Ast di Terni manganellati a freddo. Si rompe l'incanto della pacificazione, e ora blocchiamo il jobs act!

1 / 11 / 2014

Ieri pomeriggio i lavoratori delle acciaierie di Terni e della Thyssen Krupp sono stati manganellati violentemente dalla celere mentre cercavano di raggiungere il Ministero dello sviluppo economico, dove era in corso un incontro per decidere il destino dei cinquecento lavoratori in esubero. Questa mattina, a Napoli, un gruppo di studenti è stato caricato dalla celere perché voleva srotolare uno striscione di solidarietà con gli operai. Sembrano "ordinari" fatti di cronaca (anche se non c'è niente di normale in quello che è successo) ma, in realtà, sono un messaggio chiaro di ciò che il governo Renzi vuole oggi dalle persone. Silenzio. Asservimento. Capo chino e niente dissenso.

Quella che si sta giocando oggi, con la stesura del Jobs Act, è una partita decisiva. La riuscita o meno della sua riforma del lavoro, infatti, determinerà anche il futuro del Partito democratico, sempre più diviso, ma anche compatto nel portare avanti, in ogni caso, quella che possiamo definire come la dismissione totale dei diritti dei lavoratori indeterminati, precari e autonomi.

Se inizialmente Matteo Renzi si è innalzato ed è stato percepito come il Salvatore della Patria, ergendosi a difensore dei precari, dei disoccupati e delle partite Iva contro i "vecchi garantiti", oggi la maschera è stata definitivamente gettata. La violenza del Jobs Act, peggiore persino della riforma Fornero del 2012, volto principalmente a favorire le aziende e gli imprenditori a discapito della forza lavoro, emerge oggi in tutta la sua chiarezza. Ed è per mantenere questa impostazione che il Pd ha deciso di rifiutare il dialogo con i sindacati confederali e di chiudere ogni spazio di concertazione collettiva. Proprio per questo, chiunque provi ad alzare la testa e a rivendicare i propri diritti, deve essere duramente represso.

Ieri, però, il Pd ha fatto un passo falso. La violenza della sua retorica, unita a quella fisica delle forze dell'ordine, hanno fatto sì che nel paese si sia alzato ancora di più il livello d'indignazione popolare contro le politiche di un governo che, pur di compiere le sue riforme e strizzare l'occhio all'Unione Europea, è disposto a passare sopra alle vite e ai diritti di milioni di persone. Non è un caso che oggi Renzi abbia dovuto cercare di mettere una pezza a quanto successo, invitando tutti ad abbassare i toni (che aveva alzato lui) e concedendo che "sulle vertenze (e solo su queste) ci sarà dialogo con i sindacati". 

Quella di ieri contro gli operai è stata la prima dimostrazione di forza del Partito democratico in difesa delle sue politiche lavorative. È su queste che Renzi si sta giocando il futuro del suo governo. L'opposizione sociale però, cresce ogni giorno sempre di più e anche chi lo ha votato, credendo nel falso cambiamento da lui propugnato, si sta ricredendo fortemente. Il gioco di voler mettere precari e disoccupati contro i lavoratori garantiti, alimentando una nuova guerra tra poveri sulla falsariga di quella tra migranti e cittadini italiani, è stato svelato e non regge più. Resta solo da vedere chi sarà, a questo punto, a cadere per primo. E, dopo i fatti di ieri, qualche ipotesi possiamo iniziare ad avanzarla.

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