Una enorme nube rossa si libera dall'Ilva e piomba sulla città di Taranto

Cartoline dal profondo Sud

di Alessandro Terra *

2 / 8 / 2010

Una calda mattinata di agosto in una città del meridione d' Italia dovrebbe essere caratterizzata da spiagge affollate, bancarelle di frutta sulle vie del mare e bambini vivaci che inseguono un pallone, ed in effetti a Taranto queste cose non mancano di certo.
Ma c è qualcosa nella città dei due mari che squarcia la visione bucolica di questa cartolina dal profondo sud.

Quel qualcosa ha un nome che i tarantini  - e non solo - ormai conoscono bene, si chiama Ilva ed è il più grande stabilimento siderurgico d'Europa.

Niente di nuovo si dirà. Taranto convive con la grande industria - o “il mostro” come è stato ribattezzato da queste parti - da ormai cinquant'anni e non è una novità anche il fatto che intorno alle 10.30, di questa soleggiata mattina, dal “mostro” si alzi una nube rossa che spinta dal vento di scirocco, altro elemento caratteristico di questa terra,  fa rotta verso le case, le strade e le piazze della città.

Mostruoso!
Si dirà vedendo le immagini ed in effetti da un mostro che cosa ci si può aspettare?

Alla favola del gigante buono i Tarantini ci hanno creduto, almeno fino a quando gli operai negli anni '60 e '70 guadagnavano, a forza di straordinari, più degli impiegati e Taranto era la seconda città con il reddito pro-capite più alto d'Italia, dietro niente poco di meno che a Modena.
Ci hanno creduto si, i tarantini, e allora le morti bianche e quelle dicerie sull' inquinamento erano il normale prezzo da pagare per una città che addirittura metteva in discussione la leadership regionale di Bari.

Ci hanno creduto, ma poi hanno iniziato a crederci sempre meno, perchè l' acciaio intanto entrava in crisi, la città iniziava ad avere un reddito pro-capite da città meridionale - mentre Modena continuava ad essere capofila del  distretto produttivo più ricco d'Europa - la città che doveva crescere fino a contare 500mila abitanti, secondo il piano regolatore degli anni '70, si era prima assestata sui 250mila e poi pian piano iniziava anche a diminuire. Ma le morti bianche e le dicerie sull'inquinamento erano ancora un normale prezzo da pagare, perchè almeno uno stipendio 15mila persone lo portano a casa e qui - tornati ad essere  meridione - uno stipendio non è qualcosa di poco conto.

Quegli stipendi intanto pagano mutui per case che vengono coperte da polveri minerali, pagano medicine e viaggi della speranza verso il nord per curarsi in ospedali più avanzati, probabilmente anche all'ospedale di Modena, allora forse quelle sull'inquinamento non erano dicerie e forse il prezzo che la città di Taranto paga da cinquant'anni non è tanto normale.

Taranto è una città che ha subito un modello di sviluppo calato dall' alto, un modello di sviluppo che al settentrione ha dato frutti diversi, mentre in una città di cafoni, arsenalotti e galantuomini ha creato solo contraddizioni.

Una città che è stata inquinata nel suo bios, una città che ha comunque trovato il coraggio di reagire, una città che a  piccoli passi sta cercando in qualche maniera di costruirsi un futuro diverso, non si sa come andrà a finire ma spero di inviare un domani cartoline più belle di questa.

Saluti da Taranto.


* Centro Sociale Cloro Rosso, Taranto

Nube rossa dall'Ilva. 01.08.2010